Il capitano Marco Belilli (foto U24)

di Chia.Fa.

Ci sono anche le intercettazione telefoniche al centro dell‘indagine dei carabinieri di Spoleto che hanno arrestato con l’accusa di violenza sessuale, induzione e sfruttamento della prostituzione il padre quarantasettenne che, insieme a un trentaduenne di nazionalità rumena, vendeva il corpo della figlia disabile affetta da deficit cognitivo.

Ottanta clienti rischiano accusa di violenza Una storia raccapricciante che ha scioccato la comunità spoletina e non solo ma su cui non sono escluse nuove mosse della procura che va avanti con gli accertamenti anche a carico degli almeno ottanta clienti che da agosto a dicembre hanno pagato le prestazioni sessuali a cui la ragazza di 26 anni era costretta dal padre e dal trentaduenne, di cui era invaghita. I clienti sono stati tutti identificati dagli uomini del capitano Marco Belilli che ai magistrati hanno consegnato il lungo elenco di nominativi. Nella lista ci sono spoletini, ternani, folignati e perugini che nei cinque mesi di indagine hanno contattato telefonicamente il padre della giovane o risposto a uno degli annunci pubblicati online dal trentaduenne straniero per fissare un appuntamento con la giovane, già seguita dal Centro di salute mentale e ora trasferita in una struttura protetta. Le conversazioni assumono particolare rilievo per gli inquirenti soprattutto perché in queste ore è al vaglio l’iscrizione al registro degli indagati dei clienti, che rischiano l’accusa di violenza sessuale.

Padre e 32enne chiedono scarcerazione Tra loro, in base a quanto risulta, ci sono professionisti e pensionati, camionisti e operai che senza alcun scrupolo raggiungevano Spoleto e il luogo d’incontro stabilito. Frequentemente si trattava di bar o zone piuttosto centrali di Spoleto dove arrivavano in auto, caricavano la giovane disabile per poi raggiungere zone isolate, abitazioni rese disponibili o l’albergo. Nell’ambito dell’indagine, infatti, è stato arrestato anche un albergatore spoletino di 51 anni che ometteva di registrare la presenza della ventiseienne nella struttura. Per lui l’accusa è quella di favoreggiamento anche se dopo alcuni giorni trascorsi ai domiciliari gli è stato concesso l’obbligo di firma, mentre la struttura di cui è titolare è stata chiusa. A chiedere la scarcerazione sono stati anche i legali del padre e del 32enne, gli avvocati Antonia Marucci (d’ufficio) e Andrea Troiani, che martedì di fronte al tribunale del Riesame proveranno ad ottenere un alleggerimento della misura cautelare.

@chilodice

 

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