Lorenzetti e Santoni

di Francesca Marruco

E’ il 30 dicembre 2009 quando Sandra Santoni, l’allora capo di gabinetto della presidente della Regione Umbria  Maria Rita Lorenzetti, vicino alla scadenza del  mandato, chiamò l’allora assessore alla sanità Maurizio Rosi dicendogli che « il dirigente dovrebbe fare la lettera per gli amministrativi della Asl 3 che mi riguarda, perché uno di quelli, se le cose vanno male, dovrei essere io , e quindi non fa lo stitico, voglio dì, io non ho chiesto mai niente per me ma sennò  capito io  ho fatto il trasferimento dal Comune di Foligno alla Asl 3, perché non voglio ritornà in Comune dopo 15 anni… no?». E’ sempre Santoni a dire a Rosi che «Gigliola (Rosignoli, ndr) ha bisogno dell’autorizzazione del posto». E Rosi, stando all’annotazione che venne fatta dai carabinieri, «dice che non c’è problema e chiede a chi si debba segnalare questa cosa. La Sandra dice che non deve far tagliare i posti e Rosi dice: “messaggio ricevuto”». L’autorizzazione  arriva alla Asl 3 per l’ok al concorso per cinque posti è di metà gennaio 2010.

Lorenzetti show Se le intercettazioni fossero entrate nel processo noto col nome di Sanitopoli, molto probabilmente i giudici avrebbero un’idea più netta di quanto viene detto e continuamente smentito da testimoni e imputati in aula. Martedì mattina, dopo gli ultimi due testi dell’accusa, i primi due della difesa Conti e Biti (assistiti dall’avvocato Nicola Di Mario) è stato il momento degli interrogatori degli imputati. Dei tanti che lo avevano annunciato, si sono tirati indietro quasi tutti. Sicuramente chi lo ha fatto più a malincuore è stata l’ex governatrice, letteralmente bloccata dal suo avvocato Luciano Ghirga. Lorenzetti, costretta a non rispondere ai giudici da quella che è stata ritenuta la migliore strategia difensiva, ha parlato comunque tutto il tempo dell’udienza, incapace di restare spettatore passivo, tenendo banco tra avvocati, a cui suggeriva le domande, e pubblico. Per tutti aveva la stessa spiegazione, contenuta nel regolamento della giunta. Nessun illecito suo e dei suoi nel suo governo. Chi invece ha parlato e lo ha fatto a lungo, sono stati l’ex direttore generale alla sanità Paolo Di Loreto e l’ex assessore alla sanità Maurizio Rosi, che alla fine, insieme al suo avvocato Valeriano Tascini, ha scelto di spiegare.

Non fare lo stitico E proprio Rosi, incalzato dalle domande dei pubblici ministeri Mario Formisano e Massimo Casucci parla anche della telefonata intercettata tra lui e la Santoni. «Ha ricevuto una chiamata dalla Santoni?», chiede Formisano.«Una volta  mi ha chiamato perché aveva il problema di quello che fare dopo, basta leggere le intercettazioni.  Ma della Santoni a me non ha parlato nessuno».  Per Rosi, Santoni, «sicuramente sarà stata preoccupata della sua posizione, una che fa il capo gabinetto della giunta regionale, sarà stata preoccupata del suo futuro lavorativo» e il fatto di «non fare lo stitico nelle autorizzazioni era rivolto penso non solo alla sua posizione». Formisano non ci sta e alza il tiro: «subì delle pressioni per l’assunzione Santoni?».  «No. Nella maniera più assoluta». Ma il pm attacca: «le contesto che davanti al pm nel maggio 2011 lei ha detto quanto segue: a verbale c’è scritto “è probabile che abbia ricevuto pressioni per agevolare l’assunzione di Sandra Santoni, ma tengo a precisare che io non avevo alcuna possibilità di intervenire sul concorso che veniva perfezionata dal direttore della Asl». Il pm lo chiede ancora: «Lei ha avuto pressioni?» «Assolutamente no. Non mi ricordo, ma non mi stupirei che un assessore -siccome non siamo ipocriti – abbia ricevuto pressioni. è normale. Poi dipende se le ascoltiamo a meno. Direttamente per la Santoni comunque non ho ricevuto nulla altrimenti avrei parlato con la Rosignoli».

Il meno sta nel più «Dunque – è ancora Formisano a chiedere – l’ assunzione della Santoni è avvenuta senza autorizzazione?». «Non è stata autorizzata da quella delibera». «Quindi chi l’ha autorizzata?». «Lo deve chiedere a Rosignoli. Credo che lo abbia fatto con un’altra autorizzazione.  I cinque posti sono tempo indeterminato, Santoni invece è stata assunta a tempo determinato».  Quindi, in quanto tempo determinato non poteva eventualmente partecipare al concorso per la stabilizzazione di cinque posti a tempo indeterminato? No. E visto che il meno sta nel più, la spiegazione, senza giri di parole che i giudici non hanno agli atti, potrebbe averla proprio la Rosignoli al telefono con la Santoni: «Tranquilla – diceva il direttore generale della Asl 3 – il posto me l’ha dato, però per esempio per il posto devo fare un concorso a parte». E ancora: «Devi fare solo un concorso, in attesa io posso affidà un quindici septies, capito? ».

La correzione Per l’accusa, quella correzione fatta sulla lettera inviata dalla Asl tre di Foligno il 16 novembre 2009, contenente la richiesta per tre posti più uno, fatta lievitare a quattro con uno scritto a penna messo in Regione, serviva a creare proprio un posto destinato a Sandra Santoni. Della stessa correzione,  sempre pungolato dalle domande di un agguerrito Mario Formisano, ha parlato ancora Maurizio Rosi, che alla domanda su chi abbia fato la correzione dice: «Lo ha fatto Rellini, un funzionario molto bravo che ha fatto risparmiare all’Umbria milioni di euro». Il pm cita l’interrogatorio in cui Rellini disse che cambiò il numero su richiesta di Rosi. «No – ribatte l’ex assessore – credo che Rellini  abbia erroneamente interpretato una mia frase, se c’è stata, in una certa maniera. Lei pensa che uno con la mia esperienza amministrativa possa dire a un funzionario correggi a matita un atto? Semmai avrei detto sta attento fatti mandare tute le richieste dalle Asl».

L’accordo sindacale In un altro momento dell’interrogatorio, è sempre Rosi a dire di essere arrivato già in giunta il 5 ottobre 2009, con in testa il numero cinque. Cinque posti da autorizzare per essere coperti a tempo indeterminato. Perché, questa è la novità dell’ultima udienza, «erano frutto di una contrattazione sindacale avvenuta prima della riunione di giunta», di cui «evidentemente» la Asl tre, che oltre un mese dopo l’approvazione della delibera manda una richiesta per quattro posti invece che per cinque, «non sapeva nulla». Certo se esistesse traccia dell’accordo sindacale ( nella delibera ne viene richiamato uno ma è del 2006 e non questo), la malafede avrebbe vita più dura, invece, è il pubblico ministero Casucci a sottolineare che «oggi, per la prima volta, ci ha spiegato che l’innalzamento della quota dei posti, che dovevano essere autorizzati, sarebbe avvenuto dopo gli incontri con i sindacati. E ci ha detto anche che sono passati quattro anni e il ricordo tende a scemare. Ma come mai non l’ha detto all’epoca quando il suo ricordo era fresco? All’epoca lei ci disse che la richiesta di innalzamento dei posti da quattro a cinque deriva da una richiesta della Rosignoli successiva alla delibera,  mentre ora ci dice che sarebbe frutto di accordo sindacale antecedente di cui Rosignoli non sapeva?». «Io non racconto balle – ribatte Rosi – Io ho detto solo verità. Comunque sono convinto di aver detto dell’ atto sindacale nel primo interrogatorio». Nella prossima udienza del 26 maggio, sarà proprio il portavoce del comitato dei precari con cui avrebbe stretto questo accordo prima della delibera a testimoniare. Per tutti quelli che invece si sono sottratti al contraddittorio, parleranno per loro i verbali degli interrogatori fatti durante le indagini.



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