di Francesca Marruco

Era diventato l’incubo delle ragazze che giravano per le strade di Perugia, soprattutto la mattina presto. Anche se da parecchi mesi non entrava più in azione, il suo affatto positivo ricordo si aggirava in  qui vicoli del centro storico in cui lui molestava le donne la mattina presto.   Il famigerato “palpeggiatore seriale” è finito nella rete delle forze dell’ordine: l’uomo infatti è stato arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere stamattina, dopo le indagini congiunte di polizia e carabinieri, coordinati dal pm Gemma Miliani.

VIDEOL’AGGRESSIONE A UNA DONNA

Chi è Si tratta  di un uomo di nazionalità italiana di 46 anni. A lui si è arrivati con mesi di meticolose e pazienti indagini di polizia e carabinieri. È accusato di violenza sessuale continuata e aggravata e lesioni continuate e aggravate. In un caso una donna è stata aggredita e ha riportato una prognosi di trenta giorni. Lui è un pasticcere che aveva un laboratorio nella zona di Ferro di Cavallo e che negli orari in cui avvenivano le aggressioni, si recava in centro a fare le consegne ai bar.

Alibi Questo particolare in un primo momento aveva anche creato delle difficoltà agli inquirenti, perché di fatto rappresentava un alibi: lui era in quei posti ma per lavoro. Quando però, con la pazienza certosina di chi ha un’intuizione e sa che è quella giusta, carabinieri e polizia hanno iniziato a incrociare tutti i dati che avevano a disposizione e hanno visto che tutto tornava, sono scattati in azione. E dal momento in cui il 46enne venne interrogato dal sostituto procuratore Miliani nel luglio scorso, gli episodi di violenza terminarono.

 LA LETTERA DI UNA LETTRICE AGGREDITA

Identificato Ma non era il primo contatto che aveva avuto con le forze dell’ordine, l’uomo infatti venne una prima volta identificato nel marzo dello scorso anno. In una di quelle mattine in cui polizia e carabinieri avevano messo in atto degli appositi servizi per individuarlo. Avevano anche messo delle ‘esche’, ma l’uomo non le molestò. Ad ogni modo, dal momento in cui venne identificato, per due mesi cessarono gli episodi di violenza. E già arrivarono le prime conferme. Poi però riprese, anche peggio di prima, arrivando a colpire più vittime nella stessa aggressione.

Le vittime Non risparmiava nessun: ha colpito studentesse ventenni e donne di 50 anni. Seguiva le sue vittime e poi entrava in azione: sempre nello stesso modo fulmineo. Senza neanche dare loro il tempo di poter reagire in nessun modo perché lui era già scappato. Ma quasi tutte le donne che hanno sporto denuncia sono state concordi nel riconoscerlo: chi per i vestiti che normalmente indossava, chi per lo sguardo, chi per la sciarpa particolare e tutte concordavano nel dire che aveva un qualche tipo di problema nel camminare. E infatti è emerso che, a causa del diabete, aveva un problema alla gamba destra. A casa sua inoltre vennero sequestrati gli abiti che le vittime gli avevano visto addosso. In più di un’occasione.

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Gli assalti  Il periodo in cui si sono concentrate le azioni è quello che va da fine 2013 a metà 2014. Polizia e carabinieri sono stati a lungo sulle tracce dell’uomo che colpiva a Elce, ma anche in altre zone intorno al centro di Perugia. Le sue azioni criminose sono terminate quando nel luglio dello scorso anno venne interrogato dal pm titolare dell’indagine Gemma Miliani e seppe di essere indagato. I particolari dell’operazione sono stati resi noti lunedì mattina in una conferenza stampa tenuta congiuntamente da polizia e carabinieri al comando provinciale di via Ruggia a Perugia. Erano presenti il comandante provinciale dei carabinieri di Perugia, colonnello Cosimo Fiore, il tenente colonnello Pierugo Todini e il capo della squadra mobile Marco Chiacchiera, il capitano Luca Vasaturo e il tenente Lucia Dilio. Sia il colonnello Cosimo  Fiore che il capo della mobile Marco Chiacchiera hanno voluto sottolineare il lavoro corale svolto dai carabinieri e dagli agenti della squadra mobile.

Seriale Il gip Lidia Brutti che lo ha spedito in carcere, nell’ordinanza in carcere parla di «serialità degli episodi, reiterati con frequente intensità in un arco temporale prolungato in danno di un numero elevato di vittime, induica chiaramente che la realizzazione delle condotte criminose in contestazione corrisponde, per l’indagato, all’insopprimibile bisogno di dare sfogo a pulsioni sessuali incontrollate, in modo gravemente invasivo della sfera intima altrui».

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