Tribunale di Perugia (foto F. Troccoli)

di Fra. Mar.

Per quell’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio, l’ex numero uno della Digos di Perugia Lorenzo Manso, ha patteggiato una pena (sospesa) di quattro mesi di reclusione. Al centro dell’inchiesta che aveva travolto il funzionario di polizia, c’erano dei fatti risalenti al dicembre del 2009 e oltre Manso, poi trasferito al commissariato di Sanremo, coinvolgono l’ex presidente del Perugia Calcio Leonardo Covarelli e la sua ex moglie.

L’accusa Era stato il procuratore aggiunto Federico Centrone a mettere nero su bianco le accuse: «Nella sua qualità di vicequestore aggiunto della Polizia di Stato, dirigente dell’ufficio Digos della questura di Perugia, violava i doveri inerenti alle funzioni rivelando notizie di ufficio coperte dal segreto: in particolare perché, apprese nel corso delle intercettazioni telefoniche disposte per motivi investigativi sulle utenze in uso a Leonardo Covarelli, notizie riguardanti relazioni sentimentali dello stesso con altre donne, ne rivelava l’esistenza e i contenuti alla moglie di Covarelli».

Covarelli parte civile Leonardo Covarelli si era costituito parte civile con il suo legale Giovanni Spina, ma già prima dell’udienza di giovedì mattina era stato ampliamente risarcito dallo stesso funzionario di polizia. In particolare, secondo quanto ricostruito dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria, le intercettazioni di cui venne rivelato il contenuto erano state disposte nell’ambito di un procedimento in cui Covarelli, già implicato in diversi procedimenti penali tra cui quello legato al crac del Grifo, era persona offesa. Ovvero quello legato alla scalata che alcune persone avevano tentato alla società calcistica.

L’arresto dei libici Lorenzo Manso, rimasto alla questura di Perugia per tre anni, fu a capo dell’operazione di polizia che arrestò degli studenti libici ritenuti a capo di un’associazione a delinquere che avrebbe dovuto assaltare l’ambasciata libica a Roma, per cacciare l’allora rappresentante del governo di Bengasi e mettere al suo posto un uomo già designato di Gheddafi. Manso è difeso dall’avvocato fiorentino Eraldo Stefani.