Una delle prime pagine incriminate

di Iv. Por.

La procura di Perugia ha indagato il direttore del Giornale dell’Umbria, Giuseppe Castellini, per aver favorito con la pubblicazione di notizie i pusher che hanno venduto la droga a Elisa Benedetti. Una decisione quantomeno anomala per chi altro non ha fatto che il suo lavoro: pubblicare notizie. Pubblichiamo qui la nota di Castellini e gli attestati di solidarietà di Ordine dei giornalisti e sindacato.

L’accusa Il favoreggiamento viene contestato a Castellini per aver «con più azioni reiterate in tempi e circostanze diverse aiutato tali Marco (poi identificato in Ahmed Aouini) e Matteo (non potuto identificare) ed eludere le investigazioni e sottrarsi alle ricerche in relazione al delitto di cessione continuata di stupefacenti a Elisa Benedetti». In particolare per aver fatto il nome di Matteo durante una puntata di Porta a Porta e per aver pubblicato in prima pagina del Giornale dell’Umbria un articolo dal titolo “Elisa, caccia a Marco e Matteo” anche in prima pagina. Aouini, secondo la procura si sarebbe allarmato sapendo che gli inquirenti gli davano la caccia. Prova sarebbe che ha iniziato col rimuovere le foto dal suo profilo Facebook.

Parla Castellini Questa la nota di Giuseppe Castellini: «Ho appreso, tramite un avviso di conclusione delle indagini firmato dal procuratore Giacomo Fumu e dal sostituto Antonella Duchini, di essere stato indagato dalla Procura della Repubblica di Perugia per favoreggiamento. Il reato contestato è quello di aver pubblicato a suo tempo che la povera Elisa Benedetti – il cui caso ebbe una larga eco nazionale – quando, insieme alla sua amica, ebbe un incidente all’incrocio di Ponte Felcino, tornò all’improvviso sull’auto e scappò dicendo che “doveva andare da Matteo”. Ipotizzai che potesse essere uno spacciatore di droga, chiosando “Caccia a Matteo”. La pubblicazione derivava dal racconto di un testimone oculare. Secondo la Procura ciò avrebbe messo sull’avviso tal “Matteo” – e il giorno dopo anche un tal “Marco” – dandogli la possibilità di provare a scappare.

Seguendo l’incredibile logica della Procura di Perugia, nessun giornalista dovrebbe, ad esempio, dare la notizia che una signora è stata scippata, nella tal via, da un giovane alto e con un maglione rosso. Mi sembra evidente la gravità della decisione della Procura, che di fatto tende non solo a limitare incostituzionalmente, ma addirittura ad eliminare la libertà di stampa. Cedere a tali assurde richieste significherebbe colpire al cuore la corretta e libera informazione a cui hanno diritto i cittadini, creare un vulnus a uno dei pilastri della democrazia, determinare precedenti pericolosi. Un atteggiamento gravissimo e quasi senza precedenti, quello della Procura di Perugia, che non a caso è isolato nel panorama nazionale e di cui sfuggono le vere ragioni, tanto appare infondato. C’è da sperare che ciò non voglia rappresentare una forma di intimidazione verso la libertà dei giornalisti di dare le notizie che hanno e realizzare inchieste giornalistiche, anche scomode. Se alla libertà d’informazione dovessero subentrare  – o meglio, tornare – le veline e il piegare la testa per timore di ritorsioni, sarebbe un colpo mortale alla libertà di tutti».

Ma nessun giornalista è disposto a subire veline e a piegare la testa, soprattutto quando in gioco c’è la libertà di informare. Questo lo dimostreranno, ancora una volta, i fatti.

Solidarietà dell’ordine L’ordine dei giornalisti dell’Umbria «apprende con preoccupazione del provvedimento», sia per il contenuto dell’atto che per i tempi. «Pur nel rispetto assoluto nei confronti del lavoro della magistratura», l’ordine ritiene però che «l’atto in questione, che ipotizza addirittura il reato di favoreggiamento, possa rappresentare una grave limitazione del diritto di cronaca e dell’attività di indagine giornalistica che costituiscono gli elementi fondanti della professione ed uno dei diritti fondamentali garantiti dalla stessa Costituzione». Quindi auspica «che il provvedimento venga al più presto archiviato».

Solidarietà di Fnsi e Asu Anche Fnsi e Asu auspicano che «l’indagine venga archiviata al più presto», ribadendo che «i giornalisti devono poter svolgere liberamente e scrupolosamente il proprio lavoro, nel rispetto delle regole professionali e deontologiche» e che «non potranno mai limitarsi a trasmettere “veline” fornite da qualsiasi autorità perché è loro preciso dovere ricercare la verità dei fatti nel solo interesse dell”opinione pubblica, senza condizionamenti o intimidazioni».

One reply on “Elisa Benedetti, indagato per favoreggiamento ai pusher il direttore del ‘Giornale dell’Umbria’”

  1. mi sembra una inutile e onerosa attività della magistratura..
    le foto della povera ragazza erano su tutte le TV, giornali, e locandine di edicola quindi gli spacciatori si sarebbero allarmati comunque nel vedere una “cliente” deceduta a causa loro e che avevano frequentato fino a pochissime ore prima della tragedia.
    ..considerate che lo spacciatore viaggiava pure su internet e non credo che comprasse il giornale per informarsi…

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