di Maurizio Troccoli
E’ un’odissea quella che ha vissuto Valentina Laureti che vuole fare conoscere a chi decide per la divisione del servizio sanitario tra Spoleto e Foligno, cosa significhi firmare, assumendosi la responsabilità di mettere a rischio la vita del proprio figlio.
Il racconto «Mercoledì – racconta a Umbria24 – il ragazzo ha accusato un dolore e un rigonfiamento al testicolo. Essendo in maternità il nostro medico abbiamo usato una crema al cortisone, ma dopo due giorni il problema si acuiva. Siamo andati quindi al pronto soccorso di Spoleto, poi in Radiografia dove i medici ci hanno detto che era un trauma, che avrebbe urtato da qualche parte, ma mio figlio insisteva che non era possibile». Appuntamento quindi all’indomani per un ulteriore approfondimento.
Inizia l’odissea «Siamo, ancora una volta, in Radiografia, ma con una nuova dottoressa. Ancora una ecografia e ci viene detto che c’è un ascesso scroto inguinale, con infezione in corso. C’è bisogno di un urologo, ma a Spoleto non c’è. E non ci sono ambulanze – aggiunge la mamma -. Avete questo foglio, ci viene riferito, vi conviene firmare l’uscita e andare di corsa a Foligno, lì vi aspetta l’urologo che è stato già informato. Voglio aggiungere – ancora Valentina – che fuori all’ospedale c’erano due ambulanze con due uomini che fumavano».
La corsa verso Foligno Il ragazzo non riesce a camminare, ma Valentina lo mette in macchina, prende il marito e correre verso Foligno. «Qui al pronto soccorso c’era il caos. Noi eravamo convinti di passare velocemente ma bisognava fare la trafila. Tra l’altro non si trovavano portantini che accompagnassero sopra mio figlio. E, una volta arrivati dall’urologo, ci viene riferito che a lui era stata comunicata una massa sospetta e quindi, per regolamento, doveva prima visitare i ricoverati e dopo mio figlio. Passano due ore e mezza interminabili. Quando l’urologo lo vede, si mette le mani nei capelli».
La denuncia di Valentina La situazione si fa frenetica e qui, Valentina, si vuole assumere la responsabilità di quanto afferma, sottolineandolo: «L’urologo ha prima affermato ‘ma come fanno a non accorgersi che sta per rischiare una setticemia’, dopo di che ha iniziato un intervento a crudo». Alla domanda: «Ma è convinta di quello che dice, un intervento senza anestesia?» Risponde: «Si, perchè dopo ha detto a mio figlio, ora ti posso fare l’anestesia, quando cioè doveva introdurre la garza, dopo avere tagliato e svuotato il liquido, in circa quindici minuti di strazi e urla di mio figlio».
Il messaggio Valentina vuole mandare un messaggio alla politica, e in particolare all’assessore regionale alla sanità: «Siamo stati fortunati di essere riusciti autonomamente a raggiungere l’ospedale ed evitare una setticemia. Ma il prossimo anziano o bambino che non sarà nelle condizioni di poterlo fare, andrà a finire male. Ce lo avrete sulla vostra coscienza».