di Francesca Marruco e Barbara Maccari
E’ un mistero, almeno fino a questo momento, la morte di Anna Maria Cenciarini, deceduta lunedì mattina nella sua abitazione di Varesina, sulle colline attorno a Città di Castello. La donna è stata attinta da almeno otto coltellate tra l’addome e il collo. Quando sono arrivati i soccorsi era in cucina in un lago di sangue. A chiamare per primo aiuto è stato il figlio minore, di 21 anni, che ha raccontato di aver sentito la madre urlare ed essere sceso in cucina per poi trovare la madre che si stava dissanguando. A quel punto, sempre secondo quanto emerso in un primo momento, il giovane avrebbe telefonato al padre che era al lavoro in un’azienda metalmeccanica in cui è impiegato anche l’altro figlio. Immediatamente i due si sarebbero messi in auto alla volta della casa familiare e avrebbero chiamato il 118.
Ipotesi suicidio Ma i sanitari non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. Al momento, sul posto cono intervenuti i carabinieri di Città di Castello insieme a quelli del reparto operativo di Perugia coordinati dal colonnello Cosimo Fiore e dal capitano Mastrogiacomo, non viene esclusa nessuna ipotesi. Tra la ridda delle evenienze c’è infatti anche quella del suicidio, che potrà essere eliminata solo una volta che il medico legale avrà escluso tale possibilità.
O delitto familiare Quella che invece viene scandagliata come pista, vista anche l’assenza di segni di effrazione e l’assenza di furti in casa, è quella del delitto familiare. E per verificare i sospetti degli inquirenti, il marito e i due figli sono stati portati in caserma per essere sentiti dai militari e dai magistrati accorsi sul posto: il pm di turno Carmen D’Onofrio e il procuratore aggiunto Antonella Duchini.
Interrogati I carabinieri hanno anche chiesto al figlio minore, sulla cui versione si sono dirette le indagini, di far loro vedere il percorso che ha fatto fuori e dentro la casa. Anna Maria è stata trovata in pigiama e il coltello che ‘ha uccisa era ancora accanto a lei. Anche il figlio ha detto di essere stato al piano superiore in camera sua, dove stava dormendo.
Sindaco: «Siamo sgomenti» «Non possiamo esimerci dall’esprimere la vicinanza dell’amministrazione comunale a chi voleva bene alla donna vittima del terribile episodio che si è verificato stamattina nella nostra città e attendiamo con la massima fiducia che il lavoro degli inquirenti permetta di fare piena luce sulle responsabilità dell’accaduto e che la giustizia faccia il proprio corso». Il sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta ha commentato così il delitto di Varesina, nel territorio comunale di Città di Castello. «Siamo di fronte a un fatto che ci lascia sgomenti – aggiunge – e penso di interpretare il sentimento di tutti i tifernati nel raccomandare rispetto per chi si trova suo malgrado coinvolto in un episodio così efferato e per una comunità, come la nostra, che ha nella civiltà e nella solidarietà valori forti e indiscutibili».