di Manuel Guerrini
Lo hanno salutato coi motori delle moto mandati a tutto gas, come sarebbe piaciuto a lui, i tanti amici e fan che sono andati a dargli l’ultimo saluto. Applausi interminabili per la bara di Andrea Antonelli che dopo una lunga e toccante cerimonia funebre lascia il campo sportivo di Sanfatucchio. ‘Lo squalo del lago che ha smesso di correre in vita inseguendo i suoi sogni continuerà a correre in cielo regalando sempre emozioni a tutti quelli che gli volevano bene’. In cielo volano tantissimi palloncini bianchi con scritto ‘Antocampione’. L’ultimo saluto terreno per lo squalo è una specie di festa tra le lacrime.
Tanta gente C’era un mare di gente, in tantissimi indossano una maglia bianca con scritto il numero otto, ad attendere il feretro di Andrea Antonelli allo stadio di San Fatucchio giovedì pomeriggio. La bara, portata a spalla dagli amici, era seguita da un lunghissimo corteo. Dentro al campetto, scelto dai familiari per l’ultimo addio al campione morto tragicamente in pista a Mosca, c’erano la sua moto da corsa e la sua tuta. L’arrivo del feretro è stato accolto da un lunghissimo applauso. Il compagno di team Luca Scassa aveva organizzato anche un raduno di moltissime moto fuori dallo stadio.
Le parole del padre In un immaginario dialogo con il figlio, papà Arnaldo, che lo seguiva sempre nelle sue gare, ha detto di non riuscire più a piangere, «Oggi deve essere una festa per lui nella sua gara eterna vincerà. Andrea è un ragazzo normale, ma per me speciale. Sono contento di aver condiviso con te questa tua passione, nonostante il vuoto incolmabile che hai lasciato. Saluta il Sic e non fate troppo casino. Oggi è una festa grande. La tragedia inizierà domani». Ha ringraziato tutti il papà di Andrea per essere venuti in tanti a salutarlo. Ha ringraziato tutto il team e ha ricordato che Andrea prima della gara di Mosca, era «convinto di regalare emozioni e un podio». «Grazie Andrea per tutte le emozioni e per quello che mi hai insegnato»
Il vescovo A celebrare la cerimonia è monsignor Chiaretti, vescovo emerito di Perugia: «E’ difficile parlare. Lo abbiamo amato e lo ameremo sempre. Era un bravo ragazzo aperto alla vita, gioioso e splendido. La ragione dice che la fatalità ha portato via un giovane bravo e sempre gentile, le critiche sulla gara non ci riguardano: la fede ci dice che la vita continua nel mistero di Dio. Chi crede in Dio anche se muore vivrà. Andrea aveva trovato nello sport la sua realizzazione, ed era di esempio per tanti giovani: un giovane che faceva del bene e che aiutava il prossimo, un giovane che è stato rapito nel bel mezzo dei suoi anni e dei suoi sogni, non per negarli ma per renderli eterni, perché il fine della fede è raggiungere il Signore».
L’abbraccio con Zanetti La famiglia di Andrea Antonelli ha abbracciato a lungo Lorenzo Zanetti, il pilota che domenica scorsa a Mosca ha accidentalmente investito il giovane campione delle due ruote. «Adesso avrai un tifoso in più», gli ha detto il padre di Antonelli. Poi zio Paolo, zia Catia ed Elena hanno letto una lettera indirizzata al campione scomparso.
Le lettere Tantissime le persone che hanno voluto scrivere una lettera indirizzata al campione: c’è il meccanico Tonino, che per la commozione non riesce a leggere personalmente la missiva che ha scritto e in cui ricorda Andrea ed i bei momenti insieme. Anche gli amici del Fan club hanno voluto ricordare la sua sincerità, la sua bontà il rispetto e la semplicità, ma anche i sorrisi e le impennate con lo scooter, che già faceva capite la bravura. «Sarà sempre vivo il tuo ricordo, sarai sempre con noi e ci emozionerai sempre solo al pensiero».