di Massimo Colonna
Tutti e cinque hanno risposto al giudice fornendo la propria versione dei fatti. Primo confronto tra accusa e difesa per Acciaio sporco dopo gli arresti di una settimana fa che hanno portato ai domiciliari otto persone, complessivamente diciassette gli iscritti al registro degli indagati. In poco meno di due ore i cinque ternani coinvolti hanno risposto alle domande del giudice del tribunale di Terni. Giudice che poi si è riservato la decisione sugli sviluppi dell’ordinanza, ossia se confermare, modificare o revocare le misure già emesse.
Interrogatori di garanzia Dalle 15.30 di mercoledì dunque i cinque ternani finiti agli arresti domiciliari hanno iniziato a sfilare nell’aula 314 al terzo piano del tribunale di Terni. Ad attenderli il giudice per le indagini preliminari Maurizio Santoloci, lo stesso che ha firmato l’ordinanza con le misure cautelari richieste dalla procura, e il sostituto procuratore titolare dell’indagine, Elisabetta Massini. Si tratta dei quattro operai della Tk Ast e dell’autotrasportatore di una ditta esterna che secondo l’accusa hanno preso parte, sostanzialmente come complici, all’associazione a delinquere messa in campo proprio per truffare la multinazionale dell’acciaio. Tutti erano accompagnati dai propri legali difensori, ossia gli avvocati Manlio Morcella, Luigi Fiocchi, Emidio Gubbiotti, Folco Trabalza e Enrico De Luca.
Gip si riserva pronuncia Tutti e cinque hanno fornito la propria versione dei fatti e, da quanto trapela, hanno anche tenuto un atteggiamento costruttivo rispetto alle richieste del gip e del pm. Le difese poi hanno chiesto le attenuazioni delle misure fin qui definite per i propri assistiti, come l’obbligo di firma. Intanto il giudice Santoloci si è riservato la decisione, anche perché c’è da aspettare l’esito degli interrogatori degli altri tre arrestati, rappresentanti delle azienda lombarda fornitrice di metallo per Ast che sono finiti nella rete della procura. Tutti e tre sono stati già ascoltati nella giornata di martedì a Bergamo. Per tutti, anche per gli altri nove indagati, le accuse sono di associazione per delinquere, truffa aggravata, corruzione tra privati continuata e aggravata, frode nell’esercizio del commercio.
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