di Mar. Ros.

Più complessa di quanto era parso alla vigilia la vicenda di Massimo, il vedovo con un figlio a carico considerato abusivo nell’alloggio popolare di piazza della Pace a Terni. Da una parte c’è l’uomo che si sente vittima di una burocrazia penalizzante e che non vuole abbandonare la casa che ha condiviso per anni con la moglie, dalla quale per un periodo si era separato; dall’altra Ater e Comune che con le loro ragioni legali gli intimano lo sfratto; nel mezzo, un gruppo di giovani militanti di Rifondazione comunista che hanno preso a cuore la questione e difendono il cinquantenne a spada tratta.

Picchetto antisfratto L’uomo ha raccontato a Umbria 24 di aver vissuto per molti anni in quella casa insieme alla moglie, la quale ne sarebbe diventata intestataria al momento della separazione tra i due. «Siamo sempre rimasti in buoni rapporti – spiega – e pian piano c’è stato un riavvicinamento tanto che ero tornato a vivere qui insieme a lei, aiutandola peraltro non solo ad affrontare la grave malattia che le ha provocato la morte ma anche a saldare le mensilità arretrate. Per morosità, lei aveva già ricevuto una notifica di sfratto ma la questione si risolse. Oggi sono considerato un abusivo e mi chiedono di andarmene ma io sono in mobilità e lo sarò fino a giugno, sono un ex dipendente Rigato; chi mi darebbe una casa?». Il motivo per cui Massimo non avrebbe diritto ad abitare lì potrebbe essere legato al fatto che nel momento in cui è tornato a vivere con la moglie non lo ha comunicato tempestivamente come invece è previsto per legge e quindi agli Uffici preposti risulta occupante abusivo dell’immobile. Lui sostiene il contrario, eppure l’Ater continua a stargli alle calcagna.

Sfratto Secondo quanto trapela, non sarebbe peraltro la prima volta che scatta il picchetto nel momento clou e allora c’è da chiedersi perché l’ufficiale giudiziario incaricato, se ha le carte in mano per procedere con lo sfratto, conceda proroghe. Intanto Rifondazione comunista rivendica l’azione messa in atto giovedì mattina nel quartiere Italia: «Abbiamo bloccato una procedura vergognosa – tuonano -, occorre fissare, a partire dalla nostra città, il principio esclusivo del diritto all’abitare su ogni vincolo di bilancio o burocrazia di sorta. Occorre bloccare anche attraverso atti di disobbedienza ogni sfratto ingiustificato, al fine di evitare la creazione di pericolosi precedenti che creerebbero solo disastro sociale».

Rifondazione comunista «Il Comune – azzardano da Rifondazione – fissi l’immediato blocco di tutti gli sfratti. Che si ponga priorità a tutte le emergenze abitative in corso, che si produca una mappatura del patrimonio immobiliare del Comune e dell’Ater, al fine di valutare lo spreco, l’impropria gestione delle risorse e del patrimonio pubblico che invece dovrebbe essere messo a servizio della collettività, sulla base delle crescenti difficoltà di tante famiglie. Invece di vendere pezzi di patrimonio pubblico ai privati servirebbe mettere a disposizione gli immobili per potenziare l’offerta abitativa pubblica, garantendo così ad ognuno il diritto alla casa, restituendo quelle dignità sociali che atteggiamenti istituzionali perpetrati nel più vergognoso disinteresse stanno distruggendo. Continueremo ad essere in prima linea nel monitoraggio di un dramma sociale crescente, pronti con ogni mezzo a difendere quei principi di equità sociale che troppi sembrano aver dimenticato». Giovedì mattina intanto è stato creato un gruppo Whatsapp dedicato, denominato ‘Picchetto antisfratto’: sarà attraverso quella chat che gli attivisti si accorderanno per entrare nuovamente in azione tra due mesi.

@martarosati28