di Massimo Colonna

Il via ufficiale alla manovra di rientro economico pluriennale scatta formalmente il 7 ottobre con la mossa della dirigente finanziaria che invia alle parti interessate una «segnalazione obbligatoria dei fatti e delle valutazioni sulla gestione delle entrate e delle spese correnti che pregiudicano gli equilibri di bilancio 2016-2018». Sono i documenti che il sindaco Leopoldo Di Girolamo aveva chiesto nei giorni scorsi per dare il via alla manovra, che secondo i piani comunali permetterà alle casse pubbliche di ripianare in cinque anni  gli 11 milioni che mancano ai conteggi. La strada comunque è lunga: il primo step è quello del 18 ottobre prossimo quando il consiglio dovrà esprimersi sul piano. Poi gli incartamenti finiranno all’attenzione della Corte dei Conti e dei tecnici del ministero dell’Interno per il sì definitivo. La partita più pesante si gioca però sul piano politico: in ballo ci sono le privatizzazioni di alcune farmacie comunali, vendita di quote delle municipalizzate e degli immobili, tagli alla spesa e maggiori incassi. Che non significano necessariamente aumento delle tasse ma anche migliore sistema di riscossione dei crediti da parte del Comune.

La genesi del predissesto A definire il predissesto («in realtà si chiama piano di rientro pluriennale», tiene sempre a precisare l’assessore al bilancio Vittorio Piacenti D’Ubaldi) è la delibera di giunta 266 dell’8 ottobre scorso. In sostanza la prima vera decisione intrapresa dal nuovo esecutivo dopo i tagli. Il documento si chiama ‘Avvio della procedura di riequilibrio finanziario pluriennale articolo 243 bis del Tuel’. Tutto è partito con la segnalazione della dirigente della Direzione attività finanziarie il 7 ottobre scorso verso tutti gli organi competenti: «La situazione finanziaria dell’ente monitorata a tutto il mese di settembre – si legge in nel documento – si presenta tale da far presumere elevate possibilità di non poter garantire gli equilibri di bilancio per gli esercizi 2016-2018».

Monitoraggio Si tratta in sostanza di quel resoconto che lo stesso sindaco Di Girolamo aveva annunciato nei giorni scorsi. E’ la ricognizione delle spese e delle entrate di ogni direzione comunale. In parole tecniche si tratta del «monitoraggio sulla gestione delle entrate e delle spese correnti, costantemente assicurato dal responsabile del servizio finanziario che si è concretizzato in una stima preconsuntiva basata sulle possibili proiezioni al 31 dicembre 2016». Numeri che potrebbero essere rivisti con l’aggiornamento dei prossimi giorni, anche se ovviamente in minima parte.

I tempi: il consiglio comunale Quel documento dunque fissa a 3 milioni di disequilibrio di parte corrente e 8 di debiti fuori bilancio. Le regole del Tuel (Testo unico degli enti locali) con gli ultimi aggiornamenti danno la possibilità di spalmare questa cifra su dieci anni, mentre in precedenza per grandi Comuni si era arrivati anche a 30 annualità. Palazzo Spada ha annunciato che conta di rientrare in cinque. Il primo passaggio sarà quello del consiglio comunale che dovrà approvare la delibera fissata dalla giunta. Il 18 ottobre dunque si vedrà se la maggioranza arriverà ai fatidici 17 voti favorevoli per far passare il documento. A quel punto scatterà il vero e proprio iter.

Corte dei conti Dopo il passaggio in consiglio, che voterà anche l’esecutività del provvedimento, Palazzo Spada avrà tempo cinque giorni per spedire tutto alla corte dei Conti e ai tecnici del ministero dell’Interno. In più, sempre dal giorno del voto consigliare, la giunta avrà tempo novanta giorni «per deliberare un piano pluriennale di riequilibrio finanziario della durata massima di dieci anni, compreso quello in corso, corredato del parere dell’organo di revisione economico-fnanziario».

Oltre la legislatura «Abbiamo fissato la durata in cinque anni – hanno spiegato il sindaco Di Girolamo e l’assessore D’Ubaldi in conferenza – ma ciò non toglie che i tempi possano anche essere rivisti e accorciati». Il quinquennio di piano arriverà dunque oltre il secondo mandato Di Girolamo. Situazione questa che, secondo alcune interpretazioni di tecnici, potrebbe essere poco ben vista dalla corte dei Conti e dal ministero che potrebbero spingere per far portare al termine il piano, o comunque la maggior parte, proprio entro la fine della legislatura in cui la manovra è stata avviata.

Come si rientra Le soluzioni individuate dalla giunta dunque sono quelle annunciate: la privatizzazione di alcune farmacie della municipalizzata FarmaciaTerni, la vendita di quote di altre partecipate (resta ipotesi Asm), la vendita degli immobili comunali (Piacenti ha annunciato a breve un incontro in Comune «visto che Terni ha un esteso patrimonio immobiliare») e il taglio della spesa. Su questo fronte le indicazioni portano verso una riduzione dei costi della macchina comunale. Mentre per rientrare nei 3 milioni di squilibrio l’ente potrà contare su ulteriori tagli alla spesa (su questo fronte il sindaco ha annunciato bandi più vantaggiosi per il Comune per esempio sull’illuminazione pubblica) e sull’aumento delle entrate. «Le tasse non saranno toccate», ha annunciato l’assessore Piacenti. Anche se poi il sindaco ha ricordato come «Terni, secondo la Cna, abbia Imu e Tari più bassi dei Comuni oltre i 15 mila abitanti». L’aumento delle entrate, se si esclude l’incremento delle tasse, potrebbe arrivare con una più efficace riscossione da parte di Palazzo Spada dei crediti vantati (per esempio multe mai riscosse).

@tulhaidetto        

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