Il lavoratori nel cantiere 'conteso'

di Marco Torricelli

Stanno tutti lì. Elmetto giallo in mano e facce serie. Nella notte hanno preparato un paio di striscioni e li appendono alla meno peggio alla recinzione del cantiere. Sono gli operai della ditta Amenta, che lavoravano alla realizzazione del centro commerciale di Cospea e che, adesso, si ritrovano al centro di un’attenzione della quale farebbero a meno.

I lavoratori Parlare con loro significa finire dentro una babele di dialetti e inflessioni, perché una cosa che colpisce è che nessuno di questi operai è di qui. Nessun ternano: «Siamo tutti cottimisti – dice uno di loro con la cadenza campana – mentre sono pochi, quasi nessuno, i ternani che accettano questo tipo di contratto». A fargli eco è uno che, senza ombra di dubbio, arriva dai paesi balcanici: «Se c’era da fermarsi un’ora in più al lavoro, si faceva e basta – dice – anche perché, poi, quando arrivava il giorno di paga non mancava nemmeno un centesimo. Almeno fino a quando i soldi, alla ditta, sono arrivati regolarmente».

Le offerte Adesso, invece, «Marcangeli vorrebbe darci tremila euro a testa, cioè, con quei soldi ci vorrebbe comprare – dice uno di loro, siciliano – in cambio di una dichiarazione con la quale ci impegniamo a lasciare il cantiere. Ma se lo può scordare. Noi non vogliamo la sua elemosina, noi vogliamo lavorare». Perché, fa notare un altro, magrebino, «se quei soldi li desse al nostro datore di lavoro, lui, che peraltro ne ‘avanza’ molti di più, potrà fare il versamento relativo al Durc (il documento unico di regolarità contributiva; ndr) e tutto sarebbe a posto». Ma quei soldi li offre a voi: «E certo – interviene un altro operaio – perché il motivo vero è chiaro. Vuole togliere il cantiere ad Amenta».

La concorrenza Tanto che a qualcuno di loro sarebbero già arrivate delle telefonate, da parte di un’altra ditta di costruzioni, meridionale, ma che opera a Terni: «Ci hanno promesso che, nel caso in cui il lavoro venisse affidato a loro, noi saremmo i primi ad essere chiamati», raccontano. Ma, e questo è il dato che colpisce di più, loro rifiutano: «Perché proprio questo ci conferma che c’è qualcosa di strano in tutto quello che sta succedendo e che ad Amenta la stanno facendo sporca. Così noi restiamo qui, con lui».

L’appello E intanto emergono altre storie, che forse sono la vera origine della crisi dei rapporti tra Emanuele Amenta e Giunio Marcangeli, il proprietario del cantiere sul quale la ditta lavora in regime di appalto: storie che risalgono agli anni passati, ad intrecci societari, divagazioni in faccende sportive, rapporti con politici locali: «Di questo non voglio parlare – dice Amenta – perché sarebbe solo la mia versione e perché spero che su tutto questo faccia luce la magistratura. Io sono a disposizione. Se c’è un magistrato disposto ad ascoltare, queste cose le dirò a lui e porterò tutte le carte. Che mi mandi a chiamare e io corro».

La Cgil Al fianco dei lavoratori, intanto, si schiera la Fillea Cgil di Terni che, dice il segretario, Cristiano Costanzi, «intende manifestare la propria solidarietà a chi, come spesso accade nel settore, oltre a svolgere un lavoro estremamente duro e non sempre correttamente retribuito, finiscono per essere le uniche vere vittime di atteggiamenti a dir poco avventurosi di imprenditori che si muovono con disinvoltura nel pantano del massimo ribasso, perché tanto poi i conti si fanno quadrare sulla pelle dei lavoratori».

Il Durc Visto che è uno degli argomenti che sono entrati nella storia, Costanzi, nell’annunciare che «la Fillea Cgil di Terni resta a completa disposizione di tutti quelli che avessero bisogno di aiuto e sostegno», specifica che «il documento unico di regolarità contributiva rappresenta uno dei momenti di più alta sinergia tra rappresentanza dei lavoratori, istituzioni e la parte più sana ed illuminata del mondo imprenditoriale», oltre che «lo strumento principale per la tutela dei diritti dei lavoratori, per la trasparenza nel mondo degli appalti, per la lotta alla criminalità organizzata».

La Uil Federico Natalini, segretario provinciale della Fenea Uil, invece, spiega che «essendo i lavoratori di quell’azienda iscritti con il nostro sindacato, stiamo lavorando per una soluzione soddisfacente di questa brutta storia». Soddisfacente in che senso? «Nella giornata di sabato – spiega Natalini – potremmo raggiungere un accordo con le parti, per dare serenità ai lavoratori e permettere al cantiere di essere riaperto». Di più, però, non dice: «Si tratta di un’operazione complessa e preferisco parlarne a cose fatte, ma quello che posso assicurare è  che ci stiamo lavorando con grande impegno».