Un cinghiale

di Daniele Bovi

L’Umbria nel 2024 dovrà abbattere almeno 44 mila cinghiali per prevenire la diffusione della Peste suina africana, nemico numero uno per gli allevamenti di maiali e per tutta la filiera. A stabilirlo, venerdì, è stato il commissario straordinario Vincenzo Caputo, nominato mesi fa dal governo per combattere la Psa. I numeri sono contenuti nel «Piano straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali e azioni strategiche per l’elaborazione dei piani di eradicazione della Peste suina africana», pubblicato in giornata sul sito del ministero della Salute.

Le azioni In tutto sono previste sei «azioni strategiche». La prima riguarda la ricerca attiva di carcasse di animali infetti e il monitoraggio epidemiologico, mentre la seconda il «depopolamento dei cinghiali» tramite cattura e abbattimento, che secondo l’Ispra in Italia sarebbero tra un milione e un milione e mezzo. Per tutta Italia si parla di 612 mila abbattimenti, 113 mila dei quali solo nella vicina Toscana e 44 mila in Umbria. In particolare nel 2024 si parla di 24 mila prelievi per la caccia in braccata, 10 mila per quella di selezione e altrettanti per quella di controllo; numeri molto importanti se si considera che, complessivamente, tra 2019 e 2021 la media dei prelievi è stata di 21.855.

PSA, NOVE COMUNI A RISCHIO MEDIO-ALTO

Abbattimenti «I numeri proposti per la caccia di selezione e il controllo – è detto nel piano – appaiono ambiziosi». Il documento prevede di «aumentare significativamente» (oltre il 200 per cento) la quota di animali abbattuti tramite selezione e controllo, mentre l’incremento per la caccia collettiva è più contenuto (40 per cento) anche se in tre casi su quattro i cinghiali andrebbero abbattuti in questo modo. A ogni regione è stata assegnata una classe di criticità calcolata tenendo conto del numero di maiali detenuti, degli allevamenti suinicoli e del valore economico medio annuale dei danni all’agricoltura, oltre che della presenza della Psa, che al momento per fortuna non ha colpito l’Umbria.

MAIALI, UMBRIA TRA LE REGIONI CON PIÙ CAPI E MACELLAZIONI

Criticità Alla regione è stata assegnato un punteggio pari a 11 insieme a Marche, Toscana, Veneto e Abruzzo mentre quelle da “bollino rosso” (tra i 22 e i 23 punti) sono Calabria, Lazio, Lombardia, Campania e Piemonte. La terza azione strategica è l’applicazione di misure di biosicurezza negli allevamenti dei suini per evitare il diffondersi del virus; la quarta è il posizionamento di barriere preventive nell’ottica del contenimento delle popolazioni infette a protezione di territori ad alta densità di allevamenti intensivi (sul punto le Regioni dovranno dotarsi anche di attrezzi come droni, fototrappole e telecamere); la quinta riguarda la corretta gestione dei rifiuti, così da impedire ai cinghiali di trovare cibo nei centri urbani e vicino agli allevamenti di suini. L’ultima prevede la messa a punto di «metodi alternativi per il contenimento della specie, così da ottenere il depopolamento in maniera non cruenta».

IL CALENDARIO VENATORIO 2023/2024

Indicazioni Molte le indicazioni tecniche previste dal documento, come ad esempio il forte coinvolgimento degli Atc per intensificare la caccia di selezione e ampliare la platea dei cacciatori; e poi ancora corsi di formazione, sistemi di monitoraggio dei prelievi efficaci e altre ancora, fino al rafforzamento della filiera delle carni di cinghiale, prevedendone in alcuni casi anche la destinazione benefica. Secondo quanto spiegato venerdì dal commissario, le Regioni dovranno ora adeguarsi e al momento si sono costituiti i Gruppi operativi territoriali, tenuti ad applicare il piano così da renderli operativi nel giro di un mese.

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