di Ivano Porfiri
«Oggi, accanto alla ‘Casa della salute’, nasce la ‘Casa della speranza’». E’ dell’assessore perugino Emanuele Prisco (intervenuto per via dell’assenza del sindaco Andrea Romizi) la definizione più efficace del ‘Creo’, il centro di ricerca emato-oncologica, inaugurato nell’area dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia. Tanta emozione, specie in chi ha vissuto tutto il percorso della nascita della struttura, a partire dall’idea di quei «folli visionari» del professor Martelli e di Franco Chianelli che hanno immaginato un residence di ricerca e cura dei tumori che possa accogliere medici, ricercatori, pazienti, famiglie per battere l’«imperatore del male», come il premio Pulitzer Siddartha Mukherejee ha definito il cancro. Il più emozionato di tutti il professor Brunangelo Falini, successore di Martelli e attuale direttore del centro di emato-oncologia.
Delrio: «Investire nella ricerca» A presiedere all’inaugurazione il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. «Ho voluto esserci a tutti i costi – ha esordito – anche se oggi abbiamo un importante consiglio dei ministri. Mi ha appena mandato un sms Renzi: dove sei? Sono in un luogo che mi apre il cuore, io ho sempre lavorato in medicina, poi mi sono convertito alla politica. Poi vediamo se il cardinale mi assolve». Delrio ha sottolineato come «quando ci sono grandi opere è sempre frutto di un lavoro collettivo. Noi discutiamo molto del rapporto deficit/pil al 3% ma l’Ue ci chiede un altro 3%, quello del Pil da investire in ricerca, noi dobbiamo raddoppiare gli investimenti in ricerca. Alcune occasioni vanno perseguite con tenacia, voi qui avete saputo cogliere una grande occasione specializzandovi, facendo un’alleanza con i pazienti. Questo è un successo non solo umbro ma italiano, è la dimostrazione di un’Italia che ce la fa». Il sottosegretario ha rimarcato come «noi abbiamo bisogno di luoghi pubblici dove la nostra Costituzione diventa realtà: gli ospedali sono un bene comune per eccellenza. Quando si entra in un ospedale dobbiamo essere certi del diritto all’uguaglianza, quello è il luogo dove questo principio di invera. Il segreto vero degli ospedali non sta nella tecnologia, ma nel dire al paziente, tu per me sei importante, noi stiamo lottando con te, al tuo fianco. Quando abbiamo luoghi di cura stiamo generando un paese nuovo, un paese dove possiamo credere di più dopo questa giornata».
Marini: «Un successo per l’Umbria» La presidente della Regione, Catiuscia Marini, è partita dall’episodio, all’indomani del suo insediamento «quando Franco Chianelli è venuto nel mio ufficio e mi ha detto che l’unica cosa che dovevo fare è finire il Creo. Il giorno dopo l’allora ministro Tremonti ci ha convocato a Roma e ha tagliato le risorse alle regioni. Abbiamo lavorato duro, tutti insieme per portare a termine questo lavoro». Marini ha sottolineato di credere nella ricerca fatta dalla sanità pubblica. «Perugia e l’Umbria – ha aggiunto – devono essere orgogliose di questo risultato. Ringrazio i ricercatori, ma anche i medici e gli infermieri che portano le cure quotidianamente ai pazienti. Il Creo va dedicato ai pazienti di oggi e a chi non c’è più perché non ha trovato le cure per salvarsi: la ricerca va sostenuta con strutture, stipendi adeguati ai ricercatori, impegno comune. Come quello delle associazioni, fatte spesso da chi ha perso una persona cara e ci aiutano tutti i giorni a fornire queste strutture di macchinari e di supporto per chi è malato oggi». A Delrio, infine, Marini ha evidenziato come «abbiamo dimostrato che pur piccoli possiamo essere efficienti, sono stati 5 anni difficili, stiamo dimostrando di saper razionalizzare, ma chiedo al governo di ricordare chi è virtuoso, chi ha saputo fare senza pesare troppo sul deficit dello Stato».
Orlandi e Moriconi: «Superare gli orticelli» Ad aprire la mattinata erano stati i due “capi” del complesso sanitario: il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Walter Orlandi e il rettore dell’Università di Perugia, Franco Moriconi. «Crediamo nella sanità pubblica – ha detto Orlandi – non solo come cura delle persone ma come ricerca. Oggi presentiamo un’opera iniziata intorno al 2000. Abbiamo creduto e investito nella struttura che oggi è un «intelligent building. Ora abbiamo un hardware, dobbiamo integrare un software di professionisti e si deve fare superando gli orticelli e le gelosie che purtroppo ci sono, solo tutti insieme possiamo fare bene. Moriconi ha definito il Creo «una perla che si aggiunge ad altre che fanno del nostro ateneo e dell’azienda ospedaliera un centro di eccellenza mondiale. Il merito di quanto avviene oggi va dato al professor Martelli e alla sua scuola. E di quelli che oggi, a partire dal professor Falini, proseguono il lavoro del maestro. Non voglio dimenticare l’opera del signor Chianelli, con cui vogliamo continuare a lavorare».
La confessione di Bassetti Il cardinale Gualtiero Bassetti, dopo la benedizione, ha voluto “confessarsi”: «Quando il 4 ottobre 2009 venni qui da vescovo – ha raccontato – vedendo su un lato questo scheletro insrte pensai: questa è una delle solite strutture che non verranno mai finite. Mi confesso: non ho avuto fede. E’ diventato in 5 anni l’edificio più bello. Dal punto di vista della salute è poi il filo rosso, il filo d’oro della speranza del nostro ospedale».
Falini: «Batteremo l’imperatore del male» Con la voce rotta dall’emozione, il professor Brunangelo Falini ha reso omaggio ai «pazzi visionari» Martelli e Chianelli. Per poi spiegare cosa avverrà nei seimila metri quadri del Creo. «Qui lavoreranno i team di ricerca nei diversi laboratori. Una delle caratteristiche del nostro lavoro è sempre stata la simbiosi tra ricerca di base e traduzione delle scoperte in qualcosa di trasferibile in clinica. Qui faremo una ricerca transnazionale applicata: partire da scoperte di base e trasferirle in clinica». Le aree di ricerca saranno due: la medicina di precisione e le terapie immunologiche. «La prima – ha detto Falini – significa partire da una mappa precisa delle lesioni molecolari in chi ha il cancro per poi provare a sconfiggerlo. Il cancro è la zavorra racchiusa nel nostro genoma, le mutazioni che si accumulano nel nostro dna. E’ ora possibile isolare le cellule tumorali e quelle normali e identificare le mutazioni che possono diventare marcatori della malattia. Al sottosegretario dico che speriamo che le istituzioni del nostro Paese possano sostenere la ricerca come fa Obama negli Usa. Oggi è possibile riconoscere oltre 150 tipi di tumori o linfomi. La medicina di precisione è anche sviluppare medicine intelligenti. Ne abbiamo diverse in ematologia, che ha sempre fatto da apripista nella ricerca. Da oggi ci rimettiamo al lavoro perché l’imperatore del male esca sconfitto».
Oggi giorno di conferenza sono capitato in un reparto dell’ospedale e ho trovato IN CORSIA ALLA VISTA DI TUTTI 5 BARELLE sono uscito e ho ammirato…sono anni che sono associato al Daniele Chianelli perchè credo fortemente nelle loro idee e speranze,ma sentire dal presidente usll. Chiamare Dal tg3 umbria ore 14 OSPEDALE SANT’ANREA DELLE FRATTE,e poi ci domandiamo come mai questa disorganizzazione,nell’ospedale,al pronto soccorso si va dalle 2ore alle 6 ore di attesa per dirne qualcuna come dire delle lenzuola che si, cambiano quando ci sono delle medicine che si devono portare da casa quanto era funzionale il vecchio Policlinico di Monteluce.comunque un in bocca al lupo a tutti quelli che cercheranno con questo progetto idi sconfiggere la malattia dei secoli IN BOCCA AL LUPO