La pineta di Ponte Felcino

di Elle Biscarini

I progetti di riqualificazione del Percorso fluviale del Tevere fanno discutere opposizioni, cittadini e amministrazione comunale di Perugia. Dopo due dei tre incontri con la popolazione della zona dei ponti, le preoccupazioni non si fermano e viaggiano tra gruppi social e chat. Secondo il Comune i progetti, finanziati con i fondi del Pnrr, sarebbero volti all’avviamento di «un processo di rigenerazione e riqualificazione urbana finalizzato alla sicurezza, al miglioramento architettonico e strutturale dei beni pubblici, all’utilizzo di fonti rinnovabili ed efficientamento energetico nonché alla promozione di una mobilità sostenibile attraverso un percorso ciclo pedonale lungo le sponde del fiume Tevere». Ma tra i cittadini c’è chi dice che la messa in sicurezza sia una scusa per abbattere alberi sani, per sostituirli con specie autoctone.

I PROGETTI DI RIGENERAZIONE URBANA NELLA ZONA DEI PONTI

Rigenerazione urbana È da ottobre che la Pineta di Ponte Felicino è interdetta al pubblico per ordinanza comunale, a seguito della caduta di alcuni rami e dell’inclinazione, considerata pericolosa per gli utenti. Nei primi due incontri, a Ponte Valleceppi e Ponte Felcino, organizzati rispettivamente il 9 e 10 febbraio, sono stati illustrati i progetti dal sindaco Andrea Romizi, dall’assessore Otello Numerini, dirigenti del Comune e consiglieri comunali di opposizione. Gli interventi sarebbero «mirati a promuovere la fruibilità di alcune aree periferiche che – ha dichiarato Numerini – risultano attualmente degradate e poco valorizzate, individuate nelle zone dei ponti, a cui abbiamo destinato molte risorse». Un investimento che gira intorno ai 10 milioni di euro per la rigenerazione e ricucitura dei percorsi di mobilità dolce dai centri abitati di Ponte Pattoli, Villa Pitignano, Ponte Felcino, Ponte San Giovanni e percorso fluviale; il recupero e riqualificazione della torre della Catasta e del percorso Villa Pitignano-Ponte Felcino; la manutenzione straordinaria delle aree verdi del Bosco didattico, della pineta di Ponte Felcino e Ponte Valleceppi e la riqualificazione dei tratti del percorso della “Via di Francesco”.

Preoccupazioni Ma non mancano le preoccupazioni, con le principali che riguardano il taglio dei pini, le sponde degradate del fiume, la sicurezza dell’area verde e i percorsi ciclopedonali, mentre sindaco e assessori vengono bacchettati per le modalità di partecipazione. «Le assemblee con i cittadini si dovrebbero fare prima di presentare progetti per i finanziamenti. Dopo servono solo a piccoli aggiustamenti», dice Alvaro Lanfaloni, del gruppo Ginkgo Biloba Perugia, aggiungendo: «Per giunta si ha anche la presunzione di affermare con tono perentorio che visto che questo progetto è stato approvato dall’Europa (o chi di dovere) quasi non si debba criticare in alcun modo. La riqualificazione deve essere portata avanti solo se c’è una necessità oggettiva con analisi oggettive, altrimenti è pura demagogia e distruzione». Si teme anche la sostituzione degli alberi già presenti con specie native dell’Umbria: «”Interventi: ricostituire l’area mediante una progressiva sostituzione dei pini e l’inserimento di specie tipiche delle fasce ripariali (ontano comune, pioppi bianchi, olmi minori, i carpini bianchi, le farnie e aceri campestri)”. Ci pare evidente l’intenzione di far scomparire la pineta. Niente pini niente pineta. Ma non viene in mente a nessuno che quei pini se malati o pericolosi (solo se oggettivamente validati come tali) possono essere sostituiti da altri pini in una pineta?» scrive ancora Lanfaloni in un altro post.

La Pineta Sulla faccenda e in particolare sulla Pineta di Ponte Felicino, si esprime anche Italia nostra con una nota pubblicata dal presidente, Luigi Fressoia, e firmata dal resto del direttivo: l’associazione di salvaguardia dei beni culturali, artistici e naturali, sollecitata da numerosi cittadini di Ponte Felcino, «ha preso visione della documentazione disponibile e ha chiesto a diversi soggetti informati e soggetti istituzionali. Prende atto delle analisi degli esperti circa le condizioni critiche di gran parte della Pineta; prende altresì atto della ordinanza del sindaco per la transennatura dell’area per motivi di sicurezza. E apprezza la disposizione impartita “di esperire tutti gli approfondimenti tecnici volti a verificare le metodologie e gli interventi necessari”». Secono la nota, visto l’alto valore paesaggistico del luogo, «caratterizzato da numerosi pini molto belli», l’associazione auspica che «l’analisi sia puntuale su ogni singolo albero: è probabile che dei 101 pini, una buona parte sia ancora in buone condizioni». I pini di Ponte Felcino risalgono al 1938, così come quelli della pineta «della soprastante Villa Bonucci; acquisita al patrimonio comunale nel 1995 e molto goduta dalla popolazione, da tempo è parte del pregiato percorso verde del Tevere. Italia nostra propone che eventuali sostituzioni necessarie avvengano con la stessa essenza ormai storicizzata del pinus pinea».

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