«Alcuni settori rischiano il collasso. Il personale dell’ospedale Santa Maria di Terni lavora in condizioni sempre peggiori». E’ il grido di allarme che arriva dai sindacati dei dipendenti dell’azienda ospedaliera ternana, che chiedono alla politica la verifica della situazione attuale e annunciano lo stato di agitazione.

L’assemblea La mossa dei rappresentanti dei lavoratori arriva dopo l’ultima assemblea del personale, che si è tenuta martedì organizzata da Cgil, Cisl, Uil e Rsu. «L’assemblea – si legge in una nota dei sindacati – si è resa necessaria per presentare e condividere la vertenza sindacale che le organizzazioni sindacali vogliono portare avanti su tre temi fondamentali: la rivisitazione delle dotazioni organiche in base al fabbisogno reale e non alle disponibilità economiche, l’integrazione tra territorio e azienda ospedaliera per la cura e il ricovero dei malati cronici, la riconferma del livello di alta specializzazione dell’ospedale di Terni».

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Le condizioni peggiorano «Le condizioni di lavoro del personale sono progressivamente peggiorate, i tagli alla spesa sanitaria perpetrati dagli ultimi governi stanno inesorabilmente depauperando il grande patrimonio di professionalità e competenze. Ferie non garantite, doppi turni e mancati riposi sono ormai lo standard, il ridondante uso di straordinari costringe il personale a turni massacranti, ponendo a rischio l’incolumità dei pazienti. Le file interminabili al Pronto soccorso, i letti nei corridoi, e le lunghe liste di attesa creano disaffezione verso il sistema pubblico, costringendo gli utenti a rivolgersi alle strutture private».

I settori a rischio Secondo i sindacati ci sono alcuni settori che soffrono di più questa condizione. «Il Pronto soccorso, i reparti di cura intensiva, le degenze e i servizi rischiano il collasso, anche la struttura necessità di ambienti più idonei e sale di attesa dignitose per i malati oncologici. Per tutte queste criticità l’assemblea ha conferito pieno mandato alle organizzazioni sindacali per portare alla conoscenza della comunità ternana, delle istituzioni locali e regionali, tali criticità, mediante atti e iniziative idonee allo scopo. Tale vertenza deve essere la vertenza di una comunità intera, che rivendica e pretende un servizio sanitario degno di una civiltà democratica. Contestualmente l’assemblea ha dato pieno mandato a Cgil, Cisl e Uil ad esperire tutte le formalità necessarie per dichiarare lo stato di agitazione del personale».

La Fials Sulla vicenda interviene anche la Fials, la federazione italiana autonomie locali della sanità. «La segreteria regionale, provinciale e la Rsu della Fials – si legge in un comunicato – hanno rappresentato alla direzione aziendale lo stato di disagio dei lavoratori di tutti i ruoli, in rapporto alla attuale situazione organizzativa dell’azienda ormai giudicata inadeguata relativamente ai flussi di pazienti e carichi di lavoro. E’ ormai evidente infatti che ogni nuova soluzione organizzativa, anche la più efficace assunta in fase autonoma dall’azienda ospedaliera, sia destinata ad esaurirsi in pochi giorni visto il mutato contesto dei bisogni espressi dalle popolazioni». Le cause secondo la Fials sono da rintracciare «nell’emergenza del terremoto, che ha determinato la chiusura degli ospedali d Norcia e Cascia, nella convenzione fra regione dell’Umbria e quella del Lazio sulla mobilità per compensazione con l’ospedale Bambino Gesù, nel non completamento della rete ospedaliera Narni e Amelia». «Per questo chiediamo una audizione con il Comune di Terni, con la Commissione regionale della Sanità, con l’assessorato regionale e con il prefetto di Terni».

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