di Iv. Por.
L’Umbria è zona di riciclaggio. Lo dice citando le numerose operazioni della Dda dal 200 a oggi il prefetto di Perugia, Antonella De Miro, nel suo primo vero discorso sul tema mafie dal suo insediamento. Parole giunte durante un incontro con oltre 200 studenti, dal titolo “Mafia e droga, allarme in Umbria”, organizzato alla Sala dei Notari di Perugia e promosso dal presidente della Commissione d’inchiesta regionale sui fenomeni di criminalità e tossicodipendenze, Paolo Brutti, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale.
Droga a 12 anni In un accorato discorso, il prefetto ha invitato i ragazzi a riflettere sulla «capacità aggressiva di Cosa Nostra» richiamando gli atroci delitti del piccolo Giuseppe Di Matteo, ma anche di Salvatore e Giuseppe Asta fino ai 43 studenti sequestrati e trucidati di recente in Messico. Criminalità che alimenta i suoi traffici attraverso il fiorente mercato della droga in cui «l’età del consumo sia pure occasionale è scesa a 12 anni». «I ragazzi – si è rivolto a loro il prefetto – dovrebbero conoscere che la forza della droga non è lo sballo del momento che, se ripetuto nel tempo uccide lentamente corpo e mente, la forza della droga sta nel potere criminale che essa alimenta e che, come una piovra, tutto risucchia nelle sue spire».
Combattere l’omertà A concludere il convegno la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi. «Se le mafie, italiane e straniere, sono ben radicate anche nel Centro-Nord – ha detto – è perché per molti anni si è voluta negare la loro esistenza, sia a livello politico che da parte di magistrati e prefetti. Oggi, grazie a sentenze definitive, abbiamo contezza della presenza di organizzazioni mafiose fuori dai loro territori d’origine. E un campanello d’allarme, che va attentamente ascoltato, è già suonato anche per l’Umbria ed è bene ascoltarlo. Dopo il periodo delle grandi stragi, oggi le mafie sembrano uccidere di meno, ma agiscono in altro modo, altrettanto violento: colpiscono l’economia, la società e le vite degli uomini. Bisogna aggredire l’omertà della convenienza che porta settori interi della società ad accettare ‘collaborazione’. Non ci sarebbe potere mafioso se non ci fosse la copertura della politica, anche e soprattutto a livello periferico e locale».
Contrastare i traffici È stato il presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Eros Brega ad aprire i lavori. Nel saluto agli ospiti e ai ragazzi, Brega ha rimarcato la necessità di mettere in campo ogni sinergia utile ad «invertire soprattutto il trend del fenomeno droga, da contrastare non solo sul fronte dello spaccio, ma anche su quello del consumo, agendo sull’informazione e sulla prevenzione». Brutti ha quindi illustrato il lavoro d’inchiesta portato avanti dalla Commissione consiliare nell’ultimo triennio, rimarcando come «la battaglia contro le mafie costituisce un pilastro fondamentale per il recupero di autorevolezza e di risorse da parte dello Stato». Brutti si è detto poi soddisfatto perché, su sua indicazione e della Commissione che presiede, la presidente Bindi si è impegnata ad organizzare, nel prossimo mese di febbraio, una conferenza nazionale di tutte le commissioni regionali antimafia.
Mercato da 90 milioni Tra gli interventi anche quello di Domenico Petruzzo (Dirigente Ufficio scolastico regionale) che ha definito «importante partecipare a questa azione comune con le istituzioni, perché il nostro compito – ha detto – è di trasmettere quella cultura che rende i cittadini migliori. Dobbiamo combattere la cultura dello sballo». Mentre Fabrizio Ricci di Libera ha ripercorso i tratti salienti del Dossier sulla droga in Umbria presentato lo scorso aprile. «Il mercato della droga in Umbria vale 90 milioni di euro ogni anno – ha affermato – e l’eroina, che conta un giro di 34 milioni di euro, va oltre la media nazionale”. Sulle mafie “l’Umbria non si può considerare un corpo estraneo rispetto alla realtà del centro nord dove la ‘ndrangheta, nel corso degli anni, si è radicata. In molti territori è stata organizzata la stessa struttura esistente in Calabria. È ormai dimostrato – ha concluso – che quello del narcotraffico e quello legato alle organizzazioni criminali sono fenomeni particolarmente collegati».