Il foglio matricolare di Pompeo Agrifoglio (fonte sicurezzanazionale.gov.it)

di C.F.

La spia ternana della Seconda guerra mondiale, Pompeo Agrifoglio l’ultimo direttore del Servizio informazione militare (Sim). E’ un approfondimento di grande interesse che si legge tutto d’un fiato quello prodotto dallo storico, scrittore e giornalista ternano Marco Petrelli e pubblicato nelle ultime ore dal portale dell’Intelligence italiana per raccontare «un personaggio poco noto all’opinione pubblica» nato il 24 aprile del 1889 al numero 3 di viale Santa Chiara, nel cuore di Terni «un piccolo angolo di mondo che tutt’oggi conserva elementi del passato e radici antiche».

All’inizio i medici gli danno il congedo Petrelli, che ha curato le ricerche spulciando l’archivio di Stato di Viterbo, racconta che Agrifoglio aveva una costituzione fisica mingherlina «molto lontana dall’iconografia da spy story, tant’è che la commissione di leva è perplessa». Ed infatti la prima valutazione dei medici lo segna come «rivedibile per deficienza toracica e posto in congedo illimitato», ma poi di fronte alla domanda d’arruolamento come ufficiale e alle selezioni superate, il ternano dai «capelli neri e la carnagione pallida» partecipa ai corsi allievi ufficiali dell’86° Reggimento Fanteria per poi diventare caporale, sergente e sottotenente prestando servizio a Spoleto e nel distretto militare di Orvieto. Agrifoglio, «figlio di un siciliano che probabilmente lavorava al polo siderurgico», combatte la prima guerra mondiale «ma – scrive Petrelli – non ci sono riferimenti al servizio in prima linea, né annotazioni relative a eventuali encomi, ma solo il numero di matricola (23058) e un timbro datario: ‘verificato il 18 agosto 1924. Ufficiale’».

Intelligence e prigionia Durante il ventennio fascista si perdono le tracce del militare ternano che rispunta tra le ricerche dello storico umbro nel 1941 come «colonnello e agente del Sie (servizio informazioni Esercito, ndr) responsabile di una stazione radio clandestina direttamente collegata al Sim». Tracce dell’ufficiale Agrifoglio se ne ritrovano nel 1943 quando la spia nata in viale Santa Chiara viene avviato dagli angloamericani ai campi di prigionia da dove verrà recuperato, «dopo l’armistizio e la costituzione del governo Badoglio, direttamente dal generale Giuseppe Castellano, firmatario della resa dell’Italia». Ed è qui che il colonnello Agrifoglio torna al lavoro per l’intelligence italiana diventando per lo storico Petrelli «un elemento chiave nella riorganizzazione dei servizi segreti delle Forze Armate dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, oltreché fautore di una stretta collaborazione con l’Oss (Office of Strategic Services) nel biennio 1943-1945» guidata dall’ufficiale italoamericano Max Corvo, responsabile della sezione italiana. Ed è proprio Corvo, anche lui di origine siciliane come Agrifoglio, a lasciare un’altra testimonianza: «Nel 1943, il direttore del Sim era il colonnello Agrifoglio, un veterano della Prima guerra mondiale col quale strinsi subito una calorosa amicizia».

Le ombre Di tutt’altro tenore il commento di Peter Tompkins «il giornalista dell’Herald Tribune e agente dell’Oss» che nel suo libro L’altra resistenza insinua: «Il gioco di Agrifoglio era chiaro, avrebbe lavorato sia per gli inglesi sia per gli americani, infiltrando ambedue i loro servizi segreti a beneficio dei suoi veri padroni. Un esempio dell’etica della mafia italoamericana!». Le conclusioni le tira naturalmente l’autore dell’approfondimento: «L’accusa pesante non è supportate da prove certe, mentre è vero che il collonnello conosceva bene il territorio siciliano. In alcuni saggi dedicati allo spionaggio italiano – va avanti Petrelli – Agrifoglio è associato a eventi cupi come la Strage di Portella della Ginestra o indicato come partecipante a riunioni di movimenti di estrema destra nel 1946. Si tratta però di dati scarni, non supportati da adeguata documentazione e che, quindi, non aiutano a ricostruire gli anni post bellici del colonnello. Ciò che è certo è che con la nascita della Repubblica il Sim viene sciolto e rimpiazzato dal Sifar (servizio informazioni forze armate) perché – scrive lo storico e giornalista umbro – malgrado l’impegno nella Guerra di Liberazione, il Sim è pur sempre un retaggio del Regime fascista. Ritiratosi in Sicilia e ormai in congedo, Agrifoglio si dedicherà per i restanti anni all’attività di imprenditore. Morirà nel 1948».

@chilodice