Un autobus con il logo di UM (foto Fabrizi-Umbria24)

di Daniele Bovi

Dell’autobus con a bordo l’inchiesta della procura della Repubblica di Perugia che vuol far luce sulle vicende che hanno riguardato Umbria Mobilità negli anni passati, pubblicamente negli ultimi tempi se ne erano perse le tracce. Questo fino a martedì, quando è riapparso fuori dalla sede di Umbria Mobilità e di alcuni uffici della Regione. Gli investigatori della squadra mobile della polizia di Perugia infatti, coordinati dal pm Manuela Comodi, hanno acquisito documenti sia nella sede di UM Holding (la parte dell’azienda che si occupa operativamente dei trasporti è stata acquistata da Busitalia) che in quella della Regione. Documenti che riguardano l’attività degli anni 2011 e 2012 (ma non solo) e in particolare la società consortile Ishtar di Terni. Le acquisizioni sono state fatte nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Perugia avviata ormai nel 2013, arrivata ora a uno snodo importante.

La svolta Secondo quanto filtra in queste ore infatti si starebbe indagando su un alcune ipotesi di reato precise, truffa e falso, e ci sarebbero degli indagati. Stando a quanto riportato dai quotidiani Il Messaggero e La Nazione sarebbero indagati Lucio Caporizzi, Franco Viola e altri tre dipendenti. In particolare gli investigatori starebbero cercando di fare luce principalmente, ma non solo, sulla passata gestione, ovvero sugli anni precedenti la durissima crisi di liquidità che ha investito la ex azienda unica dei trasporti il cui ramo operativo, ovvero quello che si occupa concretamente di trasportare le persone ogni giorno nella regione, è stato venduto dai soci pubblici a Busitalia, società del gruppo FS (un 70 per cento a fine 2013 e il restante 30 per cento un anno dopo). Sotto la lente dunque ci sarebbero gli anni della passata gestione, anche se è possibile ipotizzare che si voglia ricostruire con precisione il quadro relativo agli anni successivi.

Le indagini Le prime acquisizioni erano scattate nel 2013 con l’avvio dell’inchiesta, partita sulla base di alcuni esposti fatti alla Procura. Al setaccio nel corso del tempo sono stati passati i bilanci dell’ex azienda unica (anche attraverso l’aiuto di esperti), tutta la partita legata ai mutui e alle fideiussioni garantite da UM nell’ambito della partita romana, l’utilizzo dei fondi pubblici e alcune operazioni come l’acquisto delle quote di Sipa (vendute dal Comune di Perugia che deteneva il 20 per cento della società che gestisce strisce blu e parcheggi) e quello di Sira Srl. «Umbria Tpl mobilità – scriveva la Procura ai tempi delle prime acquisizioni -, nel corso dell’esercizio 2011 ha acquisito l’intero capitale sociale della Sira mediante l’acquisto delle quote di partecipazione nella titolarità di (omissis) e (omissis) per importi ben al di sopra delle corrispondenti quote di patrimonio netto, sostenendo così costi apparentemente privi di giustificazione economica». Nel corso del tempo poi sono state ascoltate anche persone informate dei fatti che hanno fornito una serie di informazioni utili al prosieguo delle indagini.

Le reazioni In attesa di informazioni più precise si muovono subito pezzi di politica e di sindacato. Il Movimento 5 Stelle, per bocca dei consiglieri regionali Carbonari e Liberati, è partito all’attacco appena si è diffusa la notizia relativa alle acquisizioni: «Il Movimento 5 Stelle – scrivono – dà il benvenuto alla squadra mobile della Questura di Perugia nella sede di Umbria Mobilità e negli uffici di BusItalia. Fonte di esecrabili buchi finanziari, nonché di autentiche voragini cui tutti i cittadini umbri sono stati chiamati a intervenire per il risanamento dovuto alle gravissime responsabilità di pochi dirigenti». «Da anni – aggiungono – il Movimento denuncia una mala gestio senza fine, fatta di troppi sprechi e di pericolosi, quanto antieconomici, intrecci tra un pubblico colabrodo e avidi privati». A intervenire è anche l’Ugo Umbria: «Che giungano al pettine – dice Roberto Perfetti, reggente della segreteria regionale – i nodi da tempo segnalati, spesso in solitudine? La nascita di Umbria Mobilità ha sempre avuto lati oscuri, soprattutto a Terni, unico comune di quelli coinvolti nel progetto di costruzione della holding del trasporto pubblico locale a non partecipare direttamente nel capitale sociale ma per interposta persona attraverso una nuova Atc Spa, peraltro fatta sorgere ad hoc senza che mai il consiglio comunale di Terni, principale azionista della stessa, si sia mai espresso in merito».

Twitter @DanieleBovi

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