Una seduta del consiglio comunale di Foligno

Quasi cinquanta persone assistite per dipendenza da gioco dai servizi Asl di Foligno. Questo uno dei dati emersi mercoledì pomeriggio in consiglio comunale dove è stato affrontato il tema della ludopatia nell’ambito di una seduta aperta a cui hanno partecipato anche dirigenti dei servizi sanitari, rappresentanti delle associazioni e l’assessore regionale Luca Barberini.

Ludopatia sotto la lente del consiglio In particolare in base a quanto relazionato in aula da Sonia Biscontini, la responsabile del centro regionale per il trattamento della dipendenza che ha sede a Foligno, nel periodo compreso tra settembre 2015 e settembre scorso sono state 46 le persone assistite, di cui 39 uomini e sette donne. Ma l’incidenza del fenomeno in Umbria è ben maggiore: «Su una popolazione complessiva di circa 900 mila residenti – ha detto Barberini – oltre 10 mila (6 per cento) rientra nella sfera del gioco d’azzardo patologico, in una fascia d’età compresa tra i 15 e i 74 anni. Pensavano di trovarci in un contesto dove la fascia d’età fosse medio alta, invece ci sono dati al vaglio che riguardano in particolare i giovani, su cui si registra purtroppo una tendenza in crescita. Per il 2015 – ha affermato Barberini – sono stati 357 gli umbri presi in carico dai servizi per gioco d’azzardo patologico». Ad aprire i lavori del consiglio, la prima seduta assembleare convocata in un Comune umbro dopo l’approvazione della legge regionale sulla ludopati, è statala psicologa e psicoterapeuta Lucia Coco, che ha ripercorso la storia e le varie situazioni legate al gioco d’azzardo con tutte le conseguenze per il giocatore sul piano economico (debiti) e familiare (separazioni): «Non è vero – ha detto – che si nasce giocatori d’azzardo, c’è chi lo diventa per eccessiva offerta, chi perché emotivamente vulnerabile, chi perché è antisociale». E poi: «Spesso a creare dipendenza è una grossa vincita in palio, che precede la fase perdente spesso seguita dalla fase della disperazione. Ciò che spesso rinforza il gioco d’azzardo patologico – ha osservato – è la quasi vincita».

 

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