di Maurizio Troccoli
Ha intuito che lo spazio non è più soltanto affare di Stato. Ma business per le aziende. Ed è così che, forte delle sue lunghe esperienze e relazioni, ha messo in piedi un’azienda pionieristica per gli affari da fare fuori dal pianeta terra. Si chiama David Avino, 52 anni, nato ad Avellino e cresciuto a Perugia. E’ il fondatore di Argotec, ne è amministratore unico e proprietario al 100%, una realtà aziendale specializzata in ideazione e produzione di piccoli satelliti e complementi per il comfort di astronauti e moduli aerospaziali. E’ anche il presidente della squadra Basket Torino.
Profilo Prima di fondare la sua azienda a Torino, è stato capitano nei paracadutisti della Folgore. Per poi diventare consulente di Asi, Esa e Nasa, le agenzie spaziali italiana, europea e americana, oltre che dell’agenzia russa. Ha lavorato in paesi stranieri come Belgio, Francia, Olanda, Germania e Usa, ed è stato addestratore di astronauti come Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti. Proprio grazie all’ascolto delle esperienze degli astronauti di ritorno dalle missioni, ha intuito quali fossero le loro esigenze maggiori che non riuscivano a soddisfare nello spazio, per riuscirci lui, insieme ai suoi collaboratori, nella fabbrica spaziale di Torino. Così è riuscito a portare il caffè all’interno della navicella, mentre è ora impegnato a migliorare il riposo degli astronauti partendo dalla luce presente nella navicella, esposta a 17 albe e 17 tramonti al giorno. Argotec guarda agli obiettivi del turismo spaziale, al ritorno sulla Luna e la conquista di Marte. Mentre si specializza nella costruzione di satelliti piccoli da 15 a 100 chili, da lanciare nello spazio a ‘costellazione’ in modo da avere più visuale. Collaborazioni, sono in corso, per una missione di documentazione delle tempeste solari e di osservazione del lato nascosto della Luna. Il più grande successo ottenuto? LiciaCube, il satellite progettato e costruito a Torino che ha fotografato l’impatto tra la sonda Dart e l’asteroide Dimorphos a 11 milioni di chilometri di distanza dalla Terra. Licia era a oltre 50 chilometri di distanza dall’impatto. «Alla Nasa – ha raccontato Avino al Sole 24 Ore -, quando hanno selezionato il nostro progetto, l’unico della missione, ci avevano detto: se riuscirà a scattare una foto, sarà un miracolo. Ne ha scattate 627».