Il bando di riassegnazione della sede della Casa delle Donne di Terni finisce tra i banchi della Regione con un’interrogazione nel corso della seduta dell’assemblea legislativa. Ad alzare gli studi in difesa della struttura i consiglieri regionali Tommaso Bori e Simona Meloni del Partito democratico. In aula il consigliere Dem ha chiesto alla giunta regionale «se intende attivare un percorso di co-progettazione e in alternativa quali attività intende mettere in campo per scongiurare la chiusura della Casa delle Donne di Terni». A rispondere l’assessore alla Sanità Luca Coletto che ha accolto la proposta di attivare un tavolo di concertazione.
Posizione del Pd Illustrando l’atto in aula Bori ha detto: «In tutta la regione Umbria c’è una sola Casa delle Donne, quella di Terni e l’attuale amministrazione comunale ne ha posto a bando la sede. Quanto operato dalle Case delle Donne non può essere sostituito da semplici servizi, che in molti casi i comuni non garantiscono. Il bando di riassegnazione risponde a una logica squisitamente numerica tesa al pareggio di bilancio, tralasciando la valutazione della risonanza sociale di una eventuale mancata riassegnazione dei locali alla Casa delle Donne. In questo modo la comunità umbra rischia di fare a meno di: sportello antiviolenza, di ascolto, orientamento ai servizi e consulenza legale; laboratori/corsi di formazione; incontri tematici e formativi; presentazioni di libri; assemblee pubbliche; manifestazioni e flash mob; spettacoli, concerti, cene raccolte fondi; mostre; gruppi di confronto e/o mutuo aiuto. Esistono esempi e pratiche virtuose messe in campo in altre regioni, come il Lazio, dove si è deciso di firmare un atto di indirizzo con cui riconoscere il valore dell’esperienza maturata a Roma, così da evitare il rischio di sfratto e poter continuare le attività. Bisogna ricordare che la violenza contro le donne incide in maniera significativa sulla libertà, la dignità, l’autonomia, l’immagine di sé e l’autostima delle vittime, in quanto violenza sul corpo, sulla mente, sull’emotività, sugli affetti di una donna è una forma di potere e controllo che si esprime attraverso atti o minacce di sopruso fisico, psicologico, sessuale, economico e persecutorio (stalking) contro le donne in quanto donne, per mantenere in una condizione di inferiorità nei rapporti privati (la coppia, la famiglia) e pubblici (il lavoro, la scuola, la collettività)».
Tavolo di confronto L’assessore Luca Coletto ha risposto: «Accolgo la proposta del
consigliere Bori di attivare un tavolo di concertazione per la Casa delle donne di Terni. La Regione ribadisce la piena disponibilità a sostenere tutte le iniziative e le proposte per il contrasto della violenza di genere, compresa la Casa delle donne di Terni. Segnalo che per la Casa delle donne di Terni non risulta nessuna coincidenza con il centro antiviolenza. Si tratta di una meritoria attività svolta in mera autonomia. Non è mai stata fatta alcuna richiesta di finanziamento o di inserimento nel sistema regionale». Nella replica Bori ha detto di «accogliere molto positivamente che verrà attivato un tavolo per la Casa di Terni» e si è reso disponibile a collaborare per fornire informazioni e supporto. «I risultati raggiunti in Umbria in questo campo – chiosa il consigliere Dem – sono frutto di un lavoro fatto negli anni e di un finanziamento in cui si è creduto e bisogna potenziarlo perché in pandemia i reati di violenza sulle donne sono in crescita esponenziale. Questa è una battaglia che deve vedere unite tutte le forze politiche».