La modifica al regolamento venatorio che introduce in Umbria la caccia di selezione a cervidi e bovidi con l’arco fa discutere. Proteste sono giunte dalle associazioni animaliste e da molti cittadini per la crudeltà di una pratica che, in molti casi, fa morire l’animale dopo una lunga agonia. Nonostante questo, però, l’iter continua: parere favorevole è stato espresso in maniera unanime dalla Terza commissione consiliare del Consiglio regionale che fa seguito alla richiesta dalla Consulta delle associazioni venatorie. Il presidente della commissione, Massimo Buconi, parla di un tipo di caccia «più etico, oltre che ecosostenibile, già previsto dalla legge 157». Ma l’assessore Fernanda Cecchini dopo le critiche frena: «Non è una priorità».

Cecchini e la caccia all’assessore Sull’argomento è tornata anche l’assessore Fernanda Cecchini, oggetto delle critiche. «La proposta di regolamento regionale che introduce la possibilità di usare l’arco nella caccia di selezione a cervidi e bovidi – ha detto introducendo i lavori della Consulta faunistico venatoria – presenta tutti i requisiti richiesti dalle leggi nazionale e regionale in materia venatoria. Non vorrei che in Umbria si aprisse un altro tipo di sport e che da parte di alcuni si ritenesse la caccia all’assessore l’unica forma consentita». 

«Estremo rigore» «La proposta di regolamento – ha ribadito Cecchini – fissa con estremo rigore le modalità e i termini per estendere all’arco la caccia di selezione agli ungulati. Una pratica consentita dalla legge nazionale 157/92 sulla caccia, già praticata in quasi tutte le regioni e che solo una specifica norma nazionale può vietare. Incontra inoltre il parere favorevole dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che è autorevole punto di riferimento per gli ambientalisti. Secondo l’Ispra – ha specificato – la caccia con l’arco ‘mantiene inalterate alcune caratteristiche che la collocano nel panorama attuale come un mezzo di caccia estremamente efficace, ecocompatibile, etico e sicuro, costituendo quindi una validissima alternativa all’uso tradizionale dell’arma da fuoco’. E, ancora, si sottolinea che si tratta di un mezzo ‘privo di invasività ambientale’ e che offre ‘una sicurezza passiva totale’».

«Non è una priorità» L’assessore regionale alla Caccia ha comunque dichiarato, nell’informare del parere unanime della Commissione consiliare, di riservarsi insieme alla Giunta regionale ulteriori valutazioni. «Questo regolamento – ha detto – non è tra gli obiettivi prioritari dell’amministrazione regionale, ma ha tutte le carte in regola. Può essere o meno condivisibile: a quanti l’hanno contestato, vorrei ricordare che ben vengano le critiche nel caso si agisca al di fuori delle regole, del confronto democratico e del buonsenso, ma non è che con le strumentalizzazioni e lo stravolgimento dei fatti che si costruiscono nuove stagioni di governo dei nostri territori. Non va poi dimenticato né sottovalutato – ha aggiunto – che l’Umbria vanta a pieno titolo riconoscimenti a livello europeo per come abbiamo saputo coniugare la gestione delle politiche venatorie con la salvaguardia degli habitat naturali e della biodiversità».

Buconi: «Caccia etica» Tornando ai lavori della commissione, invece, i consiglieri regionali hanno sollevato qualche perplessità: Andrea Lignani Marchesani (Fd’I) ha chiesto spiegazioni sul fatto che non si possa tenere contemporaneamente arco e armi da fuoco, in relazione al caso di solo ferimento dell’animale. A questa e ad altre perplessità ha risposto lo stesso presidente della Commissione, Massimo Buconi: «Si tratta di due tecniche molto differenti fra loro, potremmo dire incompatibili; con l’arco non si tira da lontano, come col fucile, ma è necessario sviluppare una tecnica che prevede grande abilità e professionalità nella fase di avvicinamento alla preda, fino ai dieci-quindici metri, poiché l’arciere non ha un secondo colpo a disposizione, come col fucile. Lo stesso animale può difendersi con il suo udito, la vista e l’olfatto. Anche per questo sostengo che questo tipo di caccia è più etico, oltre che ecosostenibile e consentito dalla normativa europea. E’ utile ricordare – sottolinea Buconi – che in questo atto non vi è concessione a favore di nessuno in quanto già oggi l’articolo 13 della Legge “157/92” tra i mezzi di caccia prevede fucile ad anima liscia o rigata, l’arco ed il falco, e quindi l’arco può essere utilizzato per il prelievo di tutte le specie cacciabili. Anzi, il regolamento proposto disciplina opportunamente in forma rigida l’utilizzo di tale strumento, definendone le caratteristiche tecniche e le certificazioni delle abilità del cacciatore. Come sempre – conclude – massimo rispetto di tutte le opinioni, ma dietro alle polemiche sollevate c’è l’antica questione caccia si caccia no, non certo l’uso dell’arco; anzi, credo sarebbe sicuramente più accettato da tutti se la caccia venisse praticata con l’arco. Non è infatti un caso che la stessa Ispra, nelle linee di indirizzo per la gestione degli ungulati, dedichi un apposito capitolo a questa pratica».

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One reply on “Caccia con l’arco, dopo le critiche Cecchini frena: «Non è una priorità, faremo valutazioni»”

  1. Questa, a prescindere dalle leggi e leggine che appesantiscono il codice che dovrebbe regolare questo paese con salde modalità etico-morali, è una BARBARIE, non ci nascondiamo dietro un dito se l’animale colpito con la freccia non muore cosa si fa? il fucile non si può usare, dato che uno strumento di morte esclude l’altro, secondo la legge, quindi si SGOZZA? è questa l’idea di progresso e civiltà del PD umbro?!?! se è questa confermatemela che domani vado dal primo bugigattolo 5 stelle che trovo e mi segno perché non mi ci ritrovo proprio in queste scelte efferate.

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