di M. R.
Associazioni e coop di mezza Italia, che negli ultimi anni hanno gestito la cosiddetta emergenza sbarchi, assicurando numerosi servizi di accoglienza ai migranti (fra i quali sovente compaiono vittime di tortura, donne violentate, incinte, bambini), hanno presentato ricorso al Tar del Lazio contro i criteri di gara proposti dal ministero dell’Interno nei bandi emanati dalle Prefetture. Nella lunga lista ci sono anche Arci, Caritas, San Martino e altri soggetti di Terni, che hanno così imposto la sospensione della procedura: come da convenzione sottoscritta giorni fa, questi continueranno ad operare in regime di proroga sino al 30 giugno prossimo. Favorevole all’iniziativa anche il vescovo della diocesi di Terni-Narni-Amelia padre Giuseppe Piemontese.
Accoglienza Nel merito, il modello Salvini viene contestato per la notevole riduzione delle risorse messe a disposizione: si passa dai 33 euro al giorno per ciascuno dei migranti accolti, a 21. «Questo – spiegano dalle associazioni coinvolte – penalizza drasticamente il modello della residenza diffusa che sul territorio è stata garantita fino a questo momento; si tende sempre più a promuovere strutture collettive e grandi centri di accoglienza». La residenza diffusa, che determina una ricaduta economica anche sui locali proprietari di immobili che li affittano allo scopo dell’accoglienza migranti, è probabilmente insostenibile con poche risorse, le quali vanno ripartite per tutta una serie di servizi che nel capitolato si chiede di garantire; venisse confermato il nuovo modello, ne risentirebbero anche i livelli occupazionali. I primi a saltare sono gli operatori addetti all’insegnamento della lingua italiana, visto che il bando prevede la sola figura del mediatore linguistico e non più quella del docente.
Terni Previsti i servizi di gestione amministrativa, assistenza sanitaria, trasporto, fornitura e consegna di beni, sia alimentari che per l’igiene, ma mancano ad esempio le attività multiculturali, quelle per l’inserimento scolastico. Diversi insomma gli aspetti contestati del Decreto sicurezza, che rischia di compromettere l’intero sistema dell’accoglienza dal quale ad esempio la Croce rossa si è sfilata non prendendo parte alla procedura di gara. Questo avrebbe ricadute dirette sull’occupazione, sul tessuto economico locale in generale, nonché proprio sulla sicurezza qualora rimanessero senza un tetto i migranti attualmente destinatari dei servizi per emergenza sbarchi; sul territorio provinciale sarebbero circa 400. A favore del ricorso anche il vescovo Piemontese, che non perde occasione per richiamare al dovere dell’accoglienza. Lo ha fatto a Narni per la festa di San Giovenale e ha voluto lanciare un messaggio forte anche quando ha scelto di lavare i piedi proprio ai migranti.
