Papa Francesco

di Maurizio Troccoli

Papa Francesco da Francesco, un rivoluzionario che prende a modello la rivoluzione francescana. Stando alle cronache vaticane di questi giorni Papa Francesco arriverà ad Assisi con un messaggio chiaro da diffondere al mondo e da affidare alle preghiere a San Francesco: al centro della chiesa le povertà e al centro della sua missione, il cambiamento.

La povertà Partiamo dalla prima e ricordiamoci gli ultimi chiari messaggi degli appuntamenti del Papa quando ha detto che non è possibile scegliere Dio e il denaro. Quando ha ricordato che forse le guerre sono pensate anche per vendere le armi. Quando appena ieri ha ricordato che il ricco del Vangelo è senza nome e chi sceglie la ricchezza, il nulla, finisce per essere esso stesso nullità. Quando rivolgendosi ai lavoratori della Sardegna ha detto: «Signore insegnaci a lottare per il lavoro», oppure quando ha ricordato che la sua «Chiesa è un ospedale da campo dopo una battaglia». Insomma, i poveri, gli ultimi, i dimenticati, quelli di San Francesco e di Papa Francesco ritornano come un mantra nell’episcopato di Bergoglio. E la parabola evangelica che spiega come quanto sia più possibile che un ‘cammello entri nella cruna di un ago, che un ricco in paradiso’, pare riecheggiare nelle parole di Papa Francesco con tutta la carica che esprime, continuando a destabilizzare le coscienze, grazie alla forza e al coraggio della fedeltà al messaggio cristiano.

Lo Ior Insomma verrebbe da dire che manca soltanto il saio a questo Papa venuto dai confini del mondo, ma nella bisaccia per il suo pellegrinaggio ad Assisi, sembra abbia messo le pietre fondanti del francescanesimo. E’ di oggi la notizia della prima pubblicazione in assoluto dei bilanci dello Ior. Una operazione messa in piedi da Papa Francesco nel rigore e nel silenzio, nonostante l’attenzione mediatica alle vicende della banca vaticana. Quell’attenzione che all’elezione del nuovo Papa sembrava richiamarlo alla prima vera sfida, a una riforma in nome della trasparenza necessaria se non vitale per la salvezza dell’immagine della chiesa. Poi quel clamore è andato affievolendosi, distratto da tanti altri segni e messaggi di cambiamento che Bergolio ha affidato al mondo. Mentre la sua azione è continuata fino a portare alla luce il bilancio 2012 dello Ior. Come scrive Repubblica, questa mattina, nel 2012 lo Ior ha avuto 6,3 miliardi di beni di terzi in gestione (6,2 miliardi nel 2011), per un totale di 3,2 miliardi di portafogli gestiti e 3,1 miliardi di depositi. Il proprio patrimonio in gestione è stato di 0,8 miliardi di euro, mentre il patrimonio complessivo in gestione è stato di 7,1 miliardi. L’utile netto ammonta a 86,6 milioni, su un totale di 18,900 clienti e 114 dipendenti. Parte di questi soldi, ovvero 12 milioni, sono andati in prestito anche alla diocesi di Terni, per la copertura del buco finanziario che ha esteso la voragine dello scandalo ternano. Comunque lo Ior fornisce un contributo di circa 55 milioni di euro al bilancio complessivo del Vaticano.

Trasparenza nei conti e lettere ai correntisti Nei giorni scorsi l’Espresso ha dato conto di indiscrezioni su cambiamenti ancora più profondi e, se vogliamo, traumatici per molti, dovuti alla determinazione del Papa. Pare che voglia la banca vaticana come una banca ‘normale’, con i conti trasparenti, ma soprattutto che risponda alla originaria missione per la quale fu concepita. Quella di essere a sostegno dell’opera di carità della Chiesa. Ecco perchè in molti scommettono sul fatto che gli unici a potere mantenere i conti all’interno dello Ior siano i religiosi, mentre tutti i ‘civili’, particolarmente i grandi nomi della politica e del mondo degli affari, saranno invitati – secondo le indiscrezioni pubblicate dall’Espresso – a ritirare i propri conti correnti. Nessuno ha smentito l’indiscrezione che sarebbero partite già le prime lettere destinate ai correntisti, tra cui anche all’ex premier Vaticano Bertone. In questa lettera sarebbe stata sottolineata l’impossibilità di ritirare i soldi in contanti e l’obbligo di indicare un ‘iban’ su cui fare transitare i propri danari che non dovessero essere congrui rispetto ai propri compensi o la cui provenienza sarebbe di dubbia natura. Fatto questo che in queste ore determina una certa preoccupazione per chi volesse nascondere l’origine di questi soldi e non volesse lasciarne traccia.

La rivoluzione nella chiesa di Bergoglio Ancora altri segni rivoluzionari porterebbe in dote Bergoglio alla tomba di Francesco. C’è chi sostiene che insieme a Ratzinger potrebbero mettere mano a quella riforma che guarda all’elezione delle donne a cardinali, partendo proprio dall’immagine di Maria, madre di Gesù, che dopo la sua morta guidò la chiesa delle origini, quella composta dagli apostoli e da Madre Teresa di Calcutta che lo stesso Ratzinger sognava di riuscire a vederla cardinale. Se tutto questo pare essere qualcosa di più di semplici indiscrezioni, c’è la riforma delle istituzioni vaticane che è ormai un fatto. La nomina degli otto ‘saggi della corona’ (tra cui figura anche il cappuccino O’Malley’, volto noto durante le congregazioni per il Conclave), nello spirito della collegialità del governo, con il compito di ascoltare tutte le richieste che arrivano dai vescovi di tutto il mondo, la spartizione del ruolo di primo ministro in due figure chiavi, il primo Pietro Parolin con il ruolo di rappresentante per le relazioni con l’estero, e il secondo il cardinale Giuseppe Bertello come coordinatore dei dicasteri, ovvero di tutti i ministeri. Intanto avanza l’ipotesi di riforma della Cei, con la probabilità dell’elezione diretta del presidente, quindi non nominato più dal Papa, e l’inevitabile conseguenza, in tal caso, delle dimissioni di Bagnasco. Infine oggi la data della santificazione dei due predecessori di Ratzinger e Bergoglio, Papa Roncalli e Papa Giovanni Paolo II, ancora fissata per il 27 aprile sono gli ultimi due segnali, in ordine di tempo, di nuova luce che attraversa la chiesa e infiamma i suoi fedeli.