La E45 nei pressi di Verghereto

Si terrà martedì prossimo, 22 gennaio, alle 16 a Roma la prima riunione del tavolo per l’emergenza E45, dopo la chiusura della strada seguita al sequestro da parte della magistratura aretina del viadotto Puleto, a “rischio crollo”. La convocazione è arrivata dal ministero per le Infrastrutture e i Trasporti e riguarda la Provincia di Arezzo per la gestione dell’emergenza. Intanto proseguono le manifestazioni di preoccupazione, specie da parte degli operatori economici per il blocco della circolazione, che interessa da vicino l’Umbria. Proprio per questo il Codacons lancia una ‘class action’ «a tutela degli abitanti interessati dalla chiusura del viadotto Puleto dell’E45, ma anche delle attività commerciali e degli enti locali coinvolti».

Cna: «Un sisma» “«La chiusura della E45? Un autentico terremoto economico». Renato Cesca, presidente di Cna Umbria, commenta così il blocco del traffico. «Dopo quanto successo a Genova lo scorso agosto – chiarisce Cesca – è sacrosanto prendere tutte le precauzioni possibili per evitare un’altra strage, ma il fattore tempo diventa determinante. La manutenzione necessaria deve avvenire entro l’inizio dell’estate se non vogliamo pregiudicare irreversibilmente l’economia della regione». A pagare il prezzo del blocco della viabilità sulla E45 sono, in particolare, le imprese dell’area tifernate, dove «negli anni si sono create filiere produttive strategiche per l’Umbria, dalla cartotecnica alle macchine agricole, fino all’automotive. Quest’ultima, tra l’altro, già sconta il rallentamento del settore e potrebbe essere definitamente travolta dalle difficoltà di collegamento con le imprese committenti del nord Italia e della Germania. Ma il blocco – aggiunge Cesca – inciderà anche sulle imprese di trasporto, molte delle quali usano l’arteria stradale in alternativa all’A1, spesso più congestionata dal traffico rispetto alla superstrada e che adesso rischia concretamente la paralisi».

Confcooperative: «Nuovo terremoto» «Il sequestro della E45 da parte della Procura di Arezzo e la conseguente chiusura dell’unica arteria non autostradale che collega l’Umbria all’Emilia Romagna in assenza di vie secondarie alternative produrranno effetti devastanti per il tessuto imprenditoriale regionale oltre che per la popolazione». E’ il grido d’allarme lanciato da Confcooperative Umbria tramite il suo segretario regionale, Lorenzo Mariani, che ha espresso profonda preoccupazione per «le conseguenze che dureranno per anni e ricadranno non solo sulle imprese dell’Alto Tevere, storicamente ancorate all’economia della Romagna, ma in tutte le imprese produttive e della logistica della regione, che dovranno necessariamente ridisegnare le proprie direttrici con indubbie difficoltà e aggravio dei costi. Rischiamo di trovarci di fronte ad un nuovo “terremoto”, anche se in altra zona della regione, con ricadute economiche gravissime».

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