Nelle camere dei bottoni sono ancora poche le donne, ma l’Umria è messa meno peggio di altre regioni, per quanto riguarda il mondo delle imprese. Il dato emerge da una analisi del Cerved, mentre la Camera di Commercio dell’Umbria, che nella giornata di martedì ha confermato alla guida il presidente Giorgio Mencaroni, conferma come le aziende al femminile abbiano tenuto più di quelle mascili, la crisi degli ultimi anni. Tra il 2021 e il 2022 infatti la contrazione nel numero di imprese è stata solo dello 0,2%. Il tasso di femminilizzazione del tessuto umbro resta inchiodato al 24%, (24,7%) , ovvero quasi 1 impresa su 4 è donna.

Donne manager In Italia le donne ricoprono i ruoli di amministratrice, amministratrice unica, amministratrice delegata solo nel 26% dei casi. L’Umbria è al secondo posto con un 27 percento, insieme a Sardegna e Sicilia. Fa meglio soltanto il Lazio con il 28%. Le esponenti di impresa, cioè donne con incarichi rilevanti di vario ordine politico societario, amministrativo o di controllo inoltre sono più numerose in Umbria e in Valle D’Aosta con una percentuale del 33% sul totale.

Imprese al femminile Stringendo la lente sui dati degli ultimi 4 anni, ossia dal 2019 anno pre-pandemia al 2022, emerge una maggiore e progressiva partecipazione delle donne che fanno impresa in Umbria nei settori a maggior contenuto di conoscenza e una corrispondente riduzione di presenza nei settori tradizionali.

Mencaroni Dati sufficienti ad indicare un nuovo trend per il presidente Mencaroni : «Il Report che abbiamo condotto ci mostra che si tratta di una lenta e costante crescita che fotografa una tendenza in atto da lungo periodo, pronta a consolidarsi, anche grazie alle ingenti risorse messe a disposizione dal Pnrr . Un ulteriore cambio di passo anche a livello culturale è prevedibile con l’attuazione della certificazione di genere e il ruolo che giocheranno i Comitati per Imprenditoria Femminile delle Camere di Commercio può essere da traino per la buona riuscita dell’ottenimento della certificazione finale, anche grazie all’accordo con il Dipartimento di pari opportunità».