Massimiliano Santopadre, presidente del Perugia (Foto F.Troccoli)

di Ma.Ma

All’inizio fu Roncobilaccio, che nella memoria dei tifosi del Grifo di ogni generazione é una località sull’Appennino tosco-emiliano, che evoca ricordi dei primi anni 70, quando il Perugia scelse il ritiro volontario per ricaricare le batterie in vista di massacranti spareggi giocati a Bologna per salvare la serie B.

IL DOCUMENTARIO DEL GRIFO IN BREVE

IL CAMPIONATO DEL PERUGIA IN UN MINUTO

Un passo indietro Traguardo centrato, perché la località aveva tutto ciò che serviva. Guido Mazzetti preparò al meglio la truppa con la collaborazione del prof. Paoletti e di Bruno Palomba, massaggiatore fedelissimo del ‘sor Guido’ che seppe «lucidare i muscoli dei calciatori». Era lontana l’idea che ci volesse anche un ‘allenatore di cervelli’, era un calcio dove l’allenatore svolgeva il ruolo di motivatore, dove il gruppo era tenuto compatto nelle lunghe ore di ritiro dal gioco delle carte, dove la telefonata a mogli e fidanzate si faceva o dalla cabina telefonica del paese oppure dal centralino dell’albergo, ma rispettando la fila.

La memoria Esclusi i ritiri precampionato, si contano sulle dita di una mano le volte in cui si rese necessario un ritiro lungo almeno una settimana. Accadde ad esempio dopo la rovinosa sconfitta nella partita in casa con la Reggina, allenatore Remondini, presidente Dino Fanini, con Spartaco Ghini che prese in mano assieme a Franco D’Attoma la gestione della squadra in vista della partita di Parma. Senza rinvangare troppo cosa accadde dopo (il famoso processo sportivo con l’accusa di illecito), la squadra partì per il ritiro di Salsomaggiore e anche quella volta si rivelò un toccasana, doppietta di Scarpa contro un distratto Parma, ma i guai (poi superati) arrivarono dopo.

L’era Gaucci Ci fu bisogno dell’arrivo di Luciano Gaucci (autunno del ’91) perché allenatori e calciatori che si sono succeduti nei 14 anni di gestione del patron romano, appassionato prima di cavalli di razza, – un nome per tutti, Tony Bin- puntualmente ad ogni sconfitta erano costretti a fare la valigia per destinazioni e strutture ricettive non proprio gradite. Gaucci agiva d’istinto, capace di slanci di generosità sproporzionata (orologi d’oro e molto altro per gare di briscola o tombolate) e anatemi pesantissimi, contro squadra e allenatore di turno. Nessuno veniva risparmiato, Norcia ai tempi di Castagner o Fratta Todina quando in panchina sedeva Cosmi erano le mete preferite. Il più delle volte erano ritiri che volevano creare tensione nella squadra, nella convinzione che fosse la soluzione migliore. Statististiche alla mano erano superiori le volte che gli effetti si rivelavano benefici, ma era evidente che a risentirne alla lunga era il sistema nervoso del gruppo, allenatore compreso.

L’ultimo ritiro Raramente un tecnico accettava di buon grado la decisione. Venendo a tempi più recenti, già durante il campionato di serie D, gestione Damaschi si rese necessaria una settimana di ritiro dopo la sconfitta casalinga con il Monteriggioni, destinazione S.Venanzo. Missione compiuta anche quella volta, panchina di Battistini salva. L’ultimo dei ritiri ,quello fissato alla periferia di Roma, per molti versi é analogo a tanti altri. Ma oggi come quella prima volta a Roncobilaccio, sarà Renzo Luchini, massaggiatore di lungo corso, quasi mezzo secolo dopo ad intuire i benefici mentali che dovranno poi rivelarsi efficaci domenica prossima contro il Barletta.

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