Baggio e Schillaci a Italia '90

Prosegue il percorso di avvicinamento di Umbria24 ai Campionati mondiali di calcio, che partiranno il 12 giugno. Vivremo il countdown con 11 puntate dello speciale ‘Aspettando Brasile 2014′: un percorso tra storia, aneddoti, curiosità con la speranza che sia di buon auspicio per gli Azzurri

ASPETTANDO BRASILE 2014: TUTTE LE PUNTATE

BRASILE 2014: CALENDARIO COMPLETO

di Leo Forleo

Il match tra Italia ed Uruguay del prossimo 24 giugno non si può certo dire un classico del calcio internazionale, e questo è normale quando giochiamo con squadre extra-europee che incrociamo, in partite ufficiali, solo ai Campionati del Mondo (a parte qualche torneo amichevole, o poco più, come quello che la Fifa pomposamente chiama Confederations Cup). Eppure, le due nazionali vantano nel proprio palmares – in totale – la bellezza di 6 titoli mondiali, avendo l’Uruguay vinto le edizioni del ’30 e quella famigerata del ’50 (quando vinse – a sorpresa – la finale contro i padroni di casa proprio del Brasile) mentre noi vantiamo ben 4 titoli.

La nazionale uruguayana è reduce da risultati importanti. Quattro anni fa, al mondiale sudafricano, la Celeste conquista un ottimo ed inaspettato quarto posto, dopo un Mondiale entusiasmante: inserita nel girone dei padroni di casa con Francia e Messico, lo vince quasi a sorpresa. Ottavi e Quarti non costituiscono ostacoli impossibili (Corea del Sud e Ghana), anche se il Quarto di Finale si risolve ai calci di rigore dopo una sfida a dir poco palpitante: così la squadra di Tabarez arriva in Semifinale dove trova però un avversario troppo forte, l’Olanda di Snejder e Robben, che risulta insuperabile. Ma, nonostante la sconfitta anche nella finalina con la Germania, i Mondiali 2010 si chiudono con un bilancio estremamente positivo con la ciliegina finale dell’elezione di Diego Forlan (attaccante e detentore del record di presenze nell’Uruguay) quale miglior giocatore del Torneo. Ma è il 2011 l’anno del boom: infatti, si disputa la Coppa America e la Nazionale, ancora allenata da Tabarez, trionfa dopo aver eliminato ai quarti i padroni di casa dell’Argentina ai calci di rigore, dopo aver battuto in semifinale il Perù e vinto la finalissima contro la sorpresa Paraguay.

La squadra che andremo ad incontrare nella terza sfida del girone di Brasile 2014 è molto forte e annovera, tra le proprie fila, veri campioni come l’attaccante del Liverpool Luis Suarez, il sempreverde Forlan, gli “italiani” Caceres, Gargano, Gonzalez, Pereira, Hernandez e, ovviamente, la stella: l’attaccante del PSG Edison Cavani.

Una nazionale, come detto, molto forte, probabilmente più forte di quella che l’Italia incontrò nell’ultima sfida ai Mondiali di Calcio che risale a ben 24 anni fa.

E’ la sera del 25 giugno del 1990 quando gli Azzurri sfidano la Celeste negli Ottavi di Finale dei Mondiali: sono quelle che tutti ricordiamo come le “notti magiche” di Italia’90. Ed, infatti, lo stadio Olimpico di Roma, completo nei suoi 80 mila posti e stracolmo di bandiere ed entusiasmo, sarà teatro di una di quelle indimenticabili serate.

La nostra Nazionale arriva a quest’appuntamento dopo aver brillantemente vinto, a punteggio pieno e senza subire nemmeno un gol, il suo girone anche se la strada non è stata, poi, così semplice. Infatti, il ct Vicini si trova nella scomoda condizione di aver preparato quel torneo puntando sulla coppia di attaccanti Vialli-Carnevale che però, per diversi motivi, non attraversano un buon momento di forma: Vialli (punta della Sampdoria) per un guaio fisico e Carnevale (neo Campione d’Italia con la maglia del Napoli) per la stanchezza fisica e mentale del lungo campionato appena vinto. E così il buon Azeglio trova nella panchina un “tesoro” forse inatteso: il talento finalmente maturato della Fiorentina (ancora per poco…) Roby Baggio e quel goleador che vive – e ci fa vivere – in quei giorni un sogno ad occhi aperti, che riesce a tramutare in gol e vittoria quasi tutti i palloni che tocca, che forse oggi nessuno ricorderebbe se non fosse proprio per quelle “notti magiche”, Totò Schillaci.

Gli Azzurri si presentano al cospetto degli avversari con questa formazione: Zenga tra i pali, solita impenetrabile linea difensiva formata da capitan Bergomi, i centrali Ferri e Baresi ed il terzino sinistro Maldini, centrocampo con De Agostini, Berti, De Napoli e l’idolo di casa Giannini, attacco composto dalla coppia Baggio-Schillaci che ormai ha definitivamente preso il posto della coppia di attaccanti ritenuta, all’inizio, la titolare. Infatti, dopo il memorabile gol di Schillaci (che aveva sostituito uno spento Carnevale) all’esordio con l’Austria e la prova a dir poco opaca sia del napoletano che di Vialli (che aveva addirittura fallito un penalty) contro gli Usa, il ct si affida già dalla terza ed ultima partita del girone eliminatorio alla “strana coppia” che lo ripaga come meglio non potrebbe: infatti, con la Cecoslovacchia vinciamo 2 a 0 con un gol proprio del siciliano e con uno, favoloso, di Baggio, al termine di un assolo memorabile.

La Celeste, giocando sul campo dei padroni di casa nonché superfavoriti dei Campionati, mette in pratica il calcio che più si addice alle sue caratteristiche ed alla sua tradizione: difesa arcigna, centrocampo fatto di muscoli e possesso palla e pericolose incursioni offensive. La squadra allenata da O.W. Tabarez (qualche anno più tardi allenatore del Milan) basa la sua forza sui vari Aguilera, Fonseca, Francescoli ma soprattutto sull’attaccante Ruben Sosa che gioca sul terreno amico dell’Olimpico essendo attaccante della Lazio.

La partita, come previsto, è durissima. Un primo tempo fatto di tanta fatica ma poche vere occasioni da gol. Gli Azzurri ce la mettono tutta ma violare la porta dei sudamericani è impresa non facile. Ma ecco che al 20’ del secondo tempo succede quello che tutti aspettano, e non poteva che essere lui, Totò, il protagonista di quell’incredibile gol. Accade tutto in pochi ma fatali (per l’Uruguay) secondi: Zenga rinvia il pallone dalla propria area di rigore, Baggio lo tocca di quel tanto per permettere ad un compagno di allungarlo verso il limite dell’area avversaria, Schillaci è il più lesto di tutti, ci si avventa e lascia partire un bolide di sinistro che le telecamere quasi faticano e seguire e che si insacca alle spalle del portiere, gonfiando la rete ed i cuori di milioni di italiani. E’ gol! E’ goool! Ma chi è stato? Sì… ancora lui… Schillaci! Pazzesco!

VIDEO: IL GOL DI SCHILLACI

Sventolano i Tricolori nel catino dell’Olimpico così come nelle case di tanti italiani. Io mi trovo in una sorta di scantinato con la rumorosa compagnia di tanti amici di quel tempo: erano i nostri vent’anni e tutto era magico, anche uno scantinato, panche in legno e un televisore non certo full-HD; non twittavamo e non taggavamo ma avevamo il privilegio di vivere sentimenti sinceri, forse irripetibili. Al gol di Schillaci volano sedie, bottiglie di birra ormai vuote rotolano pericolosamente sul pavimento e le urla di gioia, amplificate dall’effetto acustico del luogo, squarciano il silenzio di quella splendida serata di Giugno. Ci abbracciamo sudati ma felici: lo stupore e la meraviglia per quel tiro improvviso e vincente sono emozioni che ancora oggi, a distanza di tempo, sono nitide nella mia memoria.

Da quel momento i nostri avversari sembrano sciogliersi nella calda notte romana; noi, invece, con l’entusiasmo derivante dal vantaggio, controlliamo la partita e poco dopo raddoppiamo con il neo-entrato Serena che si esibisce nel suo pezzo forte: inzuccata di testa, gol e partita praticamente archiviata.

C’è un’immagine bellissima che racconta quella serata, sapientemente colta da fotografi e cineoperatori a bordo campo: Schillaci, dopo il gol descritto, corre pazzo di felicità assumendo una di quelle espressioni che lo resero famoso in quei giorni (occhi spiritati e sorriso contagioso) e, dietro di lui, Roby Baggio cerca disperatamente di afferrarlo. Dopo qualche metro il Codino acciuffa un lembo della maglietta di Totò che inesorabilmente si allunga quasi a strapparsi, e riesce a buttare il compagno finalmente per terra per fare quello che tutti avremmo voluto fare in quel momento: abbracciarlo, ringraziarlo e condividere col ragazzo siciliano quella gioia incredibile. Se provate a cercare su Google un’immagine di “Italia’90” questa la troverete facilmente.

Eppure quella Nazionale, che sembrava non avere avversari e aspettava solo la finale di Roma per sfidare i nemici storici della Germania e coronare un sogno, a quella finale non ci arrivò. Ma questa è un’altra storia.

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