A sinitra il presidente del consiglio Mascio

di M.R.

Con il presidente del consiglio comunale Giuseppe Mascio in discussione, per volere della minoranza, dal fronte della minoranza volano frecce infuocate verso il tavolo della giunta. Secondo quanto trapela all’indomani della ‘anomala votazione’, infatti, il segnale non sarebbe tanto rivolto al comunista Mascio quanto al primo cittadino e alla sua giunta. Per soli cinque voti il presidente ha evitato la revoca, lo stesso numero di consiglieri che ha fatto sponda all’opposizione. C’è anche chi si è astenuto: alla conta delle schede, due sono risultate bianche.

La mozione di revoca Una strategia, pare, già studiata, tanto che a spiare i rumors, si sente qualcuno che denuncia non siano neppure tornati i conti. Tra i consiglieri, cioè, c’è qualcuno che si aspettava che la mozione incassasse 18 voti favorevoli, invece ne sono arrivati solo 17, e a bisbigliarlo sono gli stessi che fanno notare che in aula mancava il democratico Renato Bartolini, probabilmente considerato tra i ‘dissidenti’.

Caso Mascio Scricchiola dunque la maggioranza e si scaldano i motori per la ‘seconda puntata’ del film già andato in scena in via Mazzini la scorsa settimana. Il prossimo appuntamento, sempre nella sede del Pd, è fissato a giovedì. Il primo cittadino Leopoldo Di Girolamo, incassata la botta in consiglio comunale, non ha perso tempo ed esprimendo la propria solidarietà al presidente, ha immediatamente bacchettato i cosiddetti franchi tiratori, dal gruppo dei quali si tira fuori il consigliere dem Piermatti che, raggiunto telefonicamente da Umbria24, commenta: «Sottoscrivo quanto già detto dal sindaco».

Pd Il capogruppo del Partito democratico, Andrea Cavicchioli rivela: «Nella riunione che si era tenuta prima dell’inizio del consiglio, non erano emerse criticità o divergenze, nessuna sofferenza o anomalia di qualsivoglia natura». Il segnale però è arrivato, a scrutinio segreto: «Spiacevole» commenta il commenta il consigliere Piermatti, «Si tratta di un episodio che merita attenzione – ammette il capogruppo dem Cavicchioli – sarà oggetto di approfondimento alla prossima riunione di maggioranza».

Franchi tiratori Nessuna palese manifestazione di contrarietà, dunque, e così c’è da chiedersi se chi ha votato a favore della revoca, uscirà allo scoperto: «Occorre capire le motivazioni di chi ha inteso manifestare un disagio – prosegue Cavicchioli -, a viso aperto come è nostro costume – chiosa – e nella sede deputata (il circolo Pd di via Mazzini). Mi auguro che chi ha voluto esprimere un voto diverso, si faccia avanti e che si possa discutere; credo sia doveroso e utile politicamente».

Jonathan Monti Anche il segretario del Pd conferma: «Come prima di ogni seduta di consiglio ci eravamo riuniti lunedì e non erano emersi particolari problemi, trovo che Mascio abbia svolto sempre in maniera corretta il ruolo di presidente e la politica con la ‘P’ maiuscola non si fa contro qualcuno ma sulle questioni e nelle sedi deputate. Se dunque dietro questa sorta di sfiducia al presidente c’erano altre ragioni lo dicano apertamente, non ci sono problemi a discutere».

Via Mazzini È nelle corde del Pd anzi la discussione, visto che nel partito come è noto coabitano anime diverse. Tra i dem infatti c’è anche chi valuta il caso da una prospettiva positiva, della serie: ‘Tutto sommato la maggioranza ha sempre tenuto e  che ci siano divergenze è normale’. Tutti comunque aspettano di varcare nuovamente la soglia del circolo di via Mazzini, e tra questi c’è anche chi attende una svolta.

Crescimbeni Sull’esito della votazione è intervenuto anche il consigliere Paolo Crescimbeni (Misto): «La maggioranza è stata privata del voto di ben otto consiglieri e ha un significato nettamente politico che nasce da sfiducia verso questa amministrazione e dal suo modo di governare. Il sindaco non può non prendere atto della gravità dell’accaduto anche perché, nelle motivazioni del voto e negli interventi che lo hanno preceduto, sono stati stigmatizzati i suoi personali comportamenti, gravissimi ed irridenti, nei confronti di cittadini che chiedevano giustizia per i propri figli (mense scolastiche). Si ritiene oramai da più parti (anche significative) della maggioranza, compattamente dalla minoranza, dai cittadini soprattutto, che questa amministrazione debba fare un passo indietro non disponendo più del necessario consenso».

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