di M.Alessia Manti
Chi è già stato ad un suo concerto sa che le chiacchiere gli vengono bene. Qualcuno gliel’ha pure fatto notare, suggerendogli di ‘valorizzarle’. Detto fatto. «Siccome ne faccio pure troppe ho pensato di inserirle in uno spettacolo». Dario Brunori torna così sul palco con gli altri dipendenti della Sas per uno spettacolo che li vede trasformarsi per l’occasione in Srl. Un nuovo tour dove musica fa rima con cabaret, per i teatri e che comprende anche il Morlacchi di Perugia. A distanza di poco più di una settimana dall’esordio, lo scorso venerdì 12 a Pesaro, il capoluogo umbro si prepara ad accoglierlo venerdì 20 marzo.
Musica e cabaret. Più che un concerto si può parlare di uno spettacolo. Da dove nasce?
Sicuramente dal voler raccontare quello che mi accade intorno. L’ispirazione sono state le slapstick comedy all’americana che per un periodo ho guardato assiduamente su internet. Così ho pensato di inserire degli intermezzi tra una canzone e l’altra, un po’ più corposi e con un filo conduttore. In questo caso la storia della Brunori Sas e il passaggio all’Srl, una ‘società a responsabilità limitata’. Un espediente per raccontare il mio percorso personale, da un piccolo paesino calabrese, quindi da una società fatta di persone, a quel tipo di società che sto vivendo oggi, più allargata più simile ad una società di capitali dove ognuno sente di avere una responsabilità molto limitata. Una responsabilità che, nel mio caso, non viene mai presa.
Perchè il teatro?
Dopo aver sperimentato le piazze e i club, lo scorso anno, volevamo fare qualcosa di speciale, sia perchè volevamo approfittare del contesto teatro che ci ha comunque già ospitati, sia per inserire dei pezzi che solitamente non eseguiamo, dato che nelle piazze e nei club prediligi l’aspetto energico e sanguigno a dispetto di pezzi più intimi e confidenziali» e anche per arrangiare i pezzi esistenti in un modo differente, con un vestito consono al contesto.
Si parla di monologhi, sarai quindi da solo sul palco?
No, il gruppo della Sas ci sarà. Questa volta è stato un lavoro interessante e duro, i dipendenti della Sas hanno nuovi strumenti e arrangiamenti diversi. Sul palco saremo in sei, ma a Perugia in sette, Con noi infatti c’è Lucia, violinista ‘stagista’ locale, già presente in uno dei concerti che la Sas ha tenuto al Pavone qualche anno fa.
Perugia, città universitaria con molti fuori sede meridionali. Anche tu sei stato un tipico fuori sede che combatteva la nostalgia con i rifornimenti alimentari spediti da mammà?
Fuori sede anch’io ma a Siena, anche se frequentavo spesso Perugia dove ho ancora amici storici. E come ogni buon universitario fuori sede del sud mi facevo spedire il pacco con le vettovaglie utili per affrontare le battaglie da studente emigrato. Quel pacco era l’ancora di salvezza. Quando i soldi finivano e arrivava, non solo il tuo ma anche quello di qualche tuo coinquilino, era una festa perchè dopo una settimana di pasta e tonno, finalmente, potevi mangiare qualcosa che somigliasse ad un pasto normale.
Restando in Calabria, quante volte ti hanno associato a Rino Gaetano? Come vivi questo paragone?
Non sono stato un ascoltatore approfondito di Rino Gaetano ma non nego che alcuni miei pezzi rimandano a quel tipo di sonorità. Effettivamente da ascoltatore di ‘Guardia’82’ avrei fatto anch’io questa associazione. Quindi non posso dire sia una cosa campata in aria. Da una parte sono contento, in quanto si tratta di uno dei personaggi che stimo fra quelli che hanno fatto la storia del cantautorato; dall’altra mi devo augurare che nel mio futuro questa associazione sia sempre meno presente, perchè allora significherà che mi sono creato una mia propria identità. Anche perchè non è che abbia cominciato così da tanto a fare questo mestiere. Nel percorso iniziale, da trentenne, è giusto che ci siano dei riferimenti individuabili.
Al teatro Pavone, qualche anno fa, ti eri esibito all’interno di una rassegna per musicisti emergenti, ‘Gli Incantevoli’. Che idea hai della scena attuale?
Sono felice che in un mondo in cui ci sono così tanti input e situazioni diverse ci sia ancora gente che ascolta musica e fa musica in una realtà in cui non c’è il budget e dove, in quest’ottica, fare musica è vera passione. C’è ovviamente un netto distacco tra un certo tipo di realtà ‘popolare’ e un certo tipo di proposta musicale che meriterebbe un po’ più di respiro e un pubblico generalista, anzichè rimanere relegata ad una nicchia di estimatori. Io sono fortunato, riesco a campare facendo quello che mi piace, ho un pubblico di affezionati che mi segue. La mia speranza è che queste realtà ’emergenti’ riescano ad arrivare il più possibile oltre le nicchie.
BRUNORI SAS ALLA RASSEGNA GLI INCANTEVOLI
Qualche nome?
Dente, Colapesce, Vasco Brondi delle Luci della centrale elettrica. Nomi di colleghi e amici che comunque non si possono ascrivere in una scena di iper nicchia e che potrebbero essere fruibili da un pubblico più ampio e avere uno spazio maggiore, magari senza pretendere la fama di Emma Marrone o Marco Mengoni.
Dunque anche tu pensi che per farsi conoscere si debba partecipare ad un talent show?
Non credo che il problema siano i talent. Il talent in un certo senso esisteva già prima dei talent show. I contenitori per la musica emergente c’erano, basti pensare al Cantagiro e a Castrocaro, creati proprio per permettere a chi voleva fare il cantautore di farsi conoscere. La differenza oggi lo fa lo storytelling, il racconto del percorso quotidiano di un certo musicista. Il problema è la mancanza di economie disponibili. Ai tempi di Dalla, negli anni Settanta, le case discografiche investivano sull’artista, lo seguivano per anni, accompagnandolo fino al successo. Oggi questo è impossibile e oltre al talent non c’è nulla perchè non si rischia su nulla. Se entro un anno non succede niente si passa ad altro. Il talent ti garantisce di diventare famoso perchè ha dalla sua parte la tv: fai il talent, sei in tv, diventi famoso, fai il disco e produci subito perchè vendi, forte della tua popolarità targata talent.
Progetti per il futuro?
A parte rifare l’impianto elettrico a casa, mi prenderò un po’ di tempo. La mia fortuna è di non avere pressioni di terzi. L’etichetta di cui sono socio mi permette di rimanere attivo con i miei tempi, quando arriveranno le canzoni.