Manuela Dviri incontra gli studenti umbri nel Giorno della memoria

di Angela Giorgi

«Questa è la lezione della Shoah: gli orrori possono tornare sempre in modo diverso». Ricordare significa quindi imparare, grazie alle parole di Manuela Dviri. Invitata dalla Regione per il Giorno della memoria, la giornalista e scrittrice ha incontrato le scuole dell’Umbria presentando a Perugia (dopo altri incontri a Todi ed Assisi) il suo libro ‘Un mondo senza noi’, alla presenza della presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, della presidente dell’assemblea legislativa Donatella Porzi, della dirigente dell’ufficio scolastico regionale Sabrina Boarelli e del presidente dell’Istituto per la storia contemporanea dell’Umbria Mario Tosti.

Umbria per la memoria Come ogni anno, l’Umbria onora il Giorno della memoria con appuntamenti destinati a tenere vivo il ricordo delle vittime della Shoah e a stimolare la riflessione collettiva. Nonostante il momento drammatico che la regione sta attraversando, nemmeno quest’anno l’Umbria si è sottratta al suo impegno con la storia.  «Dovete essere fieri della vostra regione. Dopo il terremoto avete avuto la forza di sostenere anche il Giorno della memoria». Manuela Dviri sottolinea l’impegno dell’Umbria, che si manifesta anche nei progetti umanitari in cui la scrittrice è coinvolta. ‘Saving Children’ innanzitutto, dedicato alla cura dei bambini palestinesi che non possono essere assistiti dalla sanità nazionale e vengono perciò seguiti da medici israeliani. «Questo è il modo di tenere in vita mio figlio», dichiara Dviri: Yonathan, arruolato nell’esercito israeliano, rimase ucciso nel conflitto israelo-palestinese nel 1998.

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Il messaggio delle istituzioni Soprattutto ai giovani è indirizzato l’appello delle istituzioni. Donatella Porzi invita gli studenti a «sapere, ricordare e trasmettere quanto accaduto nella seconda metà del secolo scorso, nel cuore dell’Europa, in Italia, a Roma, in tante città del nostro paese e anche nella nostra piccola Umbria». La presidente Marini si unisce alla condanna delle ideologie che calpestano la dignità umana e richiama all’impegno nel contrastare discriminazioni, disprezzo e intolleranza. «Dobbiamo cogliere queste occasioni, come appunto la Giornata della memoria, per tenere le antenne dritte e riflettere. Ciò vale soprattutto in questo momento, alla luce dei gravi episodi che hanno fatto riemergere gli integralismi». Ricostruendo il diffondersi dell’antisemitismo in Europa, dai primi testi propagandistici e dai pregiudizi, Tosti ricorda che dopo l’emanazione delle leggi razziali in Italia non ci fu reazione. Una responsabilità collettiva ha perciò alimentato la tragedia. La dirigente Boarelli ha portato come toccante testimonianza la lettera scritta dal vicepresidente della consulta regionale degli studenti di Perugia, Alberto Marini, dopo il viaggio di commemorazione della liberazione del campo di Auschwitz-Birkenau.

Imparare dalla storia Diventare trasparenti. Questo è accaduto a tanti ebrei, a tanti giovani, nell’Italia fascista. «Per tanti ragazzi in quegli anni era scoprire di essere ebrei. All’improvviso non puoi andare a scuola, al cinema, non puoi lavorare. Diventi parte di una razza che in realtà non esiste. Gli altri diventano appartenenti a un’altra razza che non esiste, quella ariana». Per Manuela Dviri la storia della Shoah è la storia della sua famiglia di ebrei italiani tra Ancona e Padova. «La tragedia della Shoah è talmente enorme che è molto difficile da immaginare. Se si decidesse di osservare, nel Giorno della memoria, un minuto di raccoglimento per ogni vittima, si dovrebbe stare in silenzio per undici anni». Dviri non crede che qualcosa di simile possa accadere di nuovo, ma i pericoli possono assumere un altro volto: «La storia non torna mai indietro. Ma può accadere qualcosa di diverso. È questo il vero pericolo. Quella era un’industria della morte e non potrà ripetersi in quella forma, ma sono già tornate altre cose molto pericolose».