di Ester Pascolini

LA CONVOCAZIONE L’ex Tagina, i suoi 160 dipendenti, l’area critica dell’Appennino, una crisi economica profonda ma che ha possibilità di riscatto, la cassa integrazione, gli alti costi del gas, la piena occupazione allo stabilimento Saxa Gres, tutto questo è andato in scena nel consiglio comunale di Gualdo Tadino dove la sgnificativa presenza di cittadini ha marcato la temperatura dell’interesse percepito. Grande assente l’assessore regionale Michele Fioroni che, intervenuto il giorno prima con un comunicato, ha lasciato l’arena all’indigeno Roberto Morroni, il quale non se l’è sentita di pronunciarsi per una questione di ‘competenze’. Per quanto ex sindaco di Gualdo dal 2009 al 2013 oggi è assessore all’agricoltura e non alle attività produttive.

La richiesta di convocazione del consiglio era stata presentata dai consiglieri di opposizione Silvia Minelli e Fabio Viventi, entrambi in quota Forza Italia, che lamentavano, come ribadito dalla consigliera Minelli durante il suo intervento, «l’impossibilità di ottenere comunicazioni formali sulla vicenda da parte del sindaco e della sua maggioranza. Dopo mesi di stop produttivo e a pochi giorni dalla scadenza della cassa integrazione per i lavoratori travolti dalla crisi dello stabilimento, abbiamo ritenuto necessario mettere sul tavolo la questione per capire come stanno procedendo le cose».

L’AZIENDA Molto atteso l’intervento del presidente di Saxa Gres, Francesco Borgomeo, che si presenta ribadendo l’impegno dell’azienda a mantenere attivo lo stabilimento di Gualdo Tadino. Questo, dice «era stato rilevato nel 2018 nonostante una situazione fortemente complessa sia a livello strutturale – impiantistico che economico e un concordato in corso, a fronte di un investimento complessivo di oltre 30 milioni di euro». Borgomeo racconta che l’azienda si era ripresa bene e che «nel 2020-21 aveva ottenuto un fatturato di oltre 20 milioni di euro, senza 1 euro pubblico, né finanziamenti». Il presidente continua affermando: «Abbiamo retto a malapena il covid, riuscendo a non chiudere, ma la tempesta dell’aumento del gas, ci ha travolto. Nessuna azienda potrebbe sopravvivere a un rincaro del costo del metano del 1500%, passando da 22 centesimi al mc del 2021 a 3,30 centesimi del 2022». Dice inoltre che «solo un pazzo chiuderebbe un’azienda che ha ordini e clienti», ma rimprovera la scarsa volontà che c’è stata, da parte delle istituzioni centrali, di «porre un tetto al prezzo del gas, condannando le aziende ad affrontare difficoltà insormontabili». Introduce anche il tema dell’impianto per la produzione di biometano, progetto inserito nel 2018 nel piano di sviluppo aziendale, argomento spinosissimo, che trova forte ostilità in una parte di cittadinanza per i dubbi sull’impatto ambientale e sulla salute. Questo permetterebbe però, a dire di Borgomeo, «l’autosufficienza energetica allo stabilimento gualdese e un forte abbassamento dei costi di produzione, garantendo un futuro più sereno all’azienda. Termina raccontando di aver iniziato l’iter, comune a tutte e tre le aziende facenti parte del gruppo Saxa, per usufruire del fondo di salvaguardia di Invitalia. A maggio-giugno dovrebbero arrivare gli esiti di questa operazione utile a mettere in sicurezza il gruppo, ma in questo momento l’unica soluzione praticabile è l’attivazione della cassa per cessazione, che serve soltanto a traghettare l’azienda verso una risoluzione più organica.

I SINDACATI Dopo l’azienda intervengono i sindacati. Euro Angeli, di Flictem Cgil, ricorda che nessuno è impotente in questa situazione e che questo consiglio comunale può servire a sensibilizzare le istituzioni superiori a svolgere la loro attività per risolvere il problema dell’azienda. Punta poi il dito contro le azienda partecipate dello Stato, sostenendo che hanno giocato un ruolo importante nella speculazione relativa agli aumenti dei costi energetici. Anche Simone Sassone, di Femca Cisl auspica la riattivazione della cassa integrazione per i lavoratori, chiedendo all’azienda di attivarsi con qualche istituto di credito per coprire eventuali ritardi dovuti all’Inps, in modo da garantire un sostegno ai lavoratori nei prossimi mesi. Chiede, infine, l’attivazione immediata di un tavolo di crisi regionale che coinvolga tutte le parti in causa.

LA REGIONE Morroni, dal canto suo, interviene affermando che finora né l’azienda, né i sindacati, hanno presentato una richiesta formale per l’attivazione del tavolo di crisi e che questa, invece, andrebbe sottoposta con la massima urgenza. Invita poi la maggioranza a non sovrapporre i due temi, la crisi aziendale da un lato, il biodigestore dall’altro, che dovrebbero essere trattati in maniera totalmente scollata. E dichiara che: «La Regione farà la sua parte per l’attivazione della cassa integrazione, ma la cosa più importante è capire quale è il futuro di questa azienda, lavorare per la salvaguardia del sito produttivo e dei livelli occupazionali». La Regione insomma ci sarà, ma Morroni afferma che intende riportare la discussione su un piano «più corretto», respingendo con forza «la commistione tra le due questioni» dibattute in consiglio.

IL SINDACO A questo punto Presciutti tuona contro l’atteggiamento, a suo dire «inaccettabile», dell’assessore Fioroni. Dice: «Le cose vanno affrontate nelle sedi opportune, né con l’Ansa, né con l’Ads Kronos». Dichiara di aver presentato richiesta formale all’assessore per aprire il tavolo di crisi e chiede di sedersi tutti intorno a un tavolo prima del 12 marzo, giorno di scadenza degli ammortizzatori sociali, mettendoci la faccia, «anche sulle cose più scomode». La questione del biodigestore, secondo Presciutti, va affrontata «prendendola a verso, non per i piedi. È intollerabile la strumentalizzazione politica per un tema che verrà approfondito e affrontato a tempo debito, anche pubblicamente, verificando tutte le istanze di legge». Dice che il tavolo di crisi va composto domani, anche se la richiesta da parte di un sindaco è irrituale, e che la cassa integrazione servirà solo a superare questo periodo, affermando, con un chiaro riferimento ai lunghi anni di ammortizzatori per i dipendenti ex Merloni, di voler, però, evitare situazioni simili a note vicende che hanno caratterizzato questo territorio. Invita poi la popolazione a valutare i progetti di sviluppo che possono interessare la città con più razionalità, visto che gli ultimi anni sono stati caratterizzati da battaglie legali che di fatto hanno rallentato la crescita del territorio e che rischia, ogni volta, di dissuadere eventuali aziende disposte ad investire in questa città. Conclude dicendo: «Faremo di tutto e di più per risolvere questa situazione. Se ce la faremo non lo so, ma dobbiamo resistere. Già cinque anni fa l’azienda sembrava morta, invece è stata salvata».

LE POLEMICHE Insomma, le polemiche non si smorzano, dai banchi della maggioranza arrivano accuse alle opposizioni di forte strumentalizzazione politica rispetto al progetto del biodigestore. Paola Gramaccia, assessore all’urbanistica e alla transizione ecologica della giunta Presciutti, dichiara polemicamente: «Credo che oggi sia iniziata la prossima campagna elettorale per le amministrative».

I LAVORATORI Degno di nota l’atteggiamento dei tanti lavoratori presenti, che ad esclusione di qualche commento, espresso sottovoce, di forte preoccupazione e scarsa fiducia nella risoluzione definitiva di questa triste vicenda, hanno dimostrato una dignità e una compostezza fuori dal comune. Segno del forte legame che li lega all’azienda e della cullata speranza di ritornare, presto, al loro lavoro.