La crisi morde nel ternano

di Marco Torricelli

Rubinetti chiusi. Da venerdì mattina sarà interrotto il servizio che prevede la possibilità; per i residenti nei Comuni di San Gemini, Acquasparta e Montecastrilli; di approvvigionarsi gratuitamente (due litri al giorno per ogni componente del nucleo familiare) ai rubinetti di Sangemini e Amerino.

Rubinetti chiusi A chiudere i rubinetti saranno i lavoratori «perché vogliamo inviare – dicono mentre preparano la ‘scena’, esponendo striscioni e bandiere – l’ennesimo segnale a Sangemini, a Norda e alle istituzioni: noi non faremo più un solo passo indietro e, anzi, siamo disposti a dare ancora maggiore forza alla nostra lotta». Le loro richieste – venerdì mattina è in programmo un nuovo vertice in prefettura – sono chiare: «Se Norda ci assume tutti e 102, si tratta. Altrimenti, per noi la partita si chiude qui».

GUARDA LE FOTO

La Regione E la stessa posizione, è stato promesso loro, sarà tenuta dalla Regione: nella mattinata di giovedì una loro delegazione è stata ricevuta dall’assessore Vincenzo Riommi che «ha garantito che, da parte sua, nella riunione di domani farà una richiesta analoga». Norda, venerdì, «dovrà dare una risposta chiara a questo interrogativo, se vorrà procedere nella marcia intrapresa». E loro saranno di nuovo sotto le finestre della prefettura. Per ricordarglielo.

Le soluzioni Quello che viene prospettato, per grandi linee, è peraltro un percorso composito e che, passando per l’assunzione dei 102 attuali dipendenti di Sangemini nella Newco che Norda vuole costituire, aprirebbe poi degli spiragli per una trattativa – da parte dei sindacati ci sarebbe un’apertura di massima – che comprenderebbe il possibile ricorso a quegli ammortizzatori sociali dei quali, fino ad oggi, la Sangemini non ha mai usufruito (la cassa integrazione è in atto alla Fruit) e che potrebbero rappresentare una soluzione temporanea.

Gli investimenti Ovvio, hanno messo in chiaro i lavoratori con l’assessore Riommi, «che Norda deve anche dare garanzie certe sugli investimenti che intende fare sugli impianti di Sangemini, perché vogliamo avere la certezza che l’operazione che vuol fare non sia solo di carattere finanziario, mettendo sul tavolo 16 milioni per prendere in affitto lo stabilimento, valutando Sangemini 200 milioni nel bilancio che sta ricalibrando e poi lasciarci ancora nel limbo».

Gli altri allarmi Ma quella della Sangemini non è affatto una situazione anomala, in un territorio che, invece, con le crisi occupazionali è abituato a confrontarsi con cadenza praticamente quotidiane. I casi della Sgl Carbon di Narni e della Tione di Orvieto sono emblematici.

Sgl Carbon Quella di venerdì potrebbe essere una giornata decisamente ‘calda’, anche per la Sgl Carbon di Narni. In mattinata è in programma un’assemblea dei lavoratori, «per fare il punto della situazione – dicono – e prendere delle decisioni importanti». Soprattutto in vista dell’incontro, messo in agenda per lunedì dal ministero dello sviluppo economico, con i parlamentari umbri che ne avevano fatta richiesta.

Il futuro La multinazionale tedesca aveva fatto capire, senza neanche troppi giri di parole, che quella di chiudere lo stabilimento narnese non era un ipotesi peregrina e le reazioni – dei lavoratori, ma anche del mondo istituzionale – erano state tutte improntate al netto rifiuto di una presa di posizione considerata «strumentale e non suffragata da dati economici». Ed ecco, allora, che le «decisioni importanti» che  verranno prese domani in assemblea, potrebbero anche portare a sviluppi clamorosi.

GUARDA LE FOTO

Tione Come clamorosi sono stati quelli registrati allo stabilimento Tione di Orvieto, che i lavoratori presidiano da giorni per impedire che la ‘linea 3’ sia smontata e portata via, come richiesto dalla dalla Deutsche Leasing che lamenta il mancato pagamento delle rate.

La trattativa Lavoratori e sindacato chiedono che si apra un ‘tavolo di crisi’ in Regione, dopo che nei giorni scorsi era sceso in campo anche il prefetto di Terni e che la proprietà aveva garantito di essere pronta a presentare un piano industriale alla Cassa di Risparmio di Orvieto per ottenere il rifinanziamento del debito. La produzione, alla Tione, è ferma da ottobre e per i 23 addetti diretti, ai quali se ne aggiungono almeno altrettanti dell’indotto, la situazione è drammatica.

Questo contenuto è libero e gratuito per tutti ma è stato realizzato anche grazie al contributo di chi ci ha sostenuti perché crede in una informazione accurata al servizio della nostra comunità. Se puoi fai la tua parte. Sostienici

Accettiamo pagamenti tramite carta di credito o Bonifico SEPA. Per donare inserisci l’importo, clicca il bottone Dona, scegli una modalità di pagamento e completa la procedura fornendo i dati richiesti.