di Marco Torricelli
Giornatina niente male, quella con la quale si aprirà la nuova settimana. Tre location diverse, ma collegate da un filo rosso ideale: quello del lavoro e delle prospettive di vita per parecchia gente.
La Sgl Carbon Alle 11 di lunedì i lavoratori della Sgl Carbon di Narni saranno sotto il ministero dello sviluppo economico, a Roma, per l’ennesima manifestazione di protesta. Nelle stanze del ministero, invece, i rappresentanti del Comune di Narni ed i sindacati, saranno a confronto con i vertici della multinazionale, che hanno chiaramente fatto intendere che il sito narnese, che occupa 110 dipendenti, è fortemente a rischio.
Il sindaco Francesco De Rebotti, il sindaco narnese, è determinato: «Noi proporremo soluzioni concrete per permettere ad un’azienda sana di continuare a vivere. L’obiettivo è trasformare la Carbon di Narni in un punto di riferimento nazionale per gli elettrodi di grafite, grazie anche agli incentivi previsti nel Paes per la riduzione dei costi dell’approvvigionamento energetico».
La Sangemini Altra location da tenere sotto controllo sarà quella del tribunale di Terni, dove dovrebbe finalmente planare un qualche pezzo di carta relativo alla ormai infinita e sfiancante – soprattuto per i 136 dipendenti – storia della Sangemini. La cui rabbia, tenuta a fatica a freno dai sindacati, rischia di sfociare in nuove iniziative di protesta se non si registreranno, a breve, novità di rilievo.
Il concordato L’attesa è ormai diventata spasmodica, dopo i tanti rinvii e l’accavallarsi di informazioni sempre più discordanti tra di loro, ma la richiesta dell’apertura di una procedura di concordato sarebbe ormai praticamente pronta per essere consegnata. Il problema è che le promesse erano quelle relative ad un concordato ‘chiuso’, basato su un accordo tra Sangemini ed il pool composto da Norda e Tramite; mentre la realtà potrebbe essere quella della richiesta di un concordato ‘liquidatorio’.
Le ipotesi Le due ipotesi sono radicalmente diverse: la prima avrebbe permesso a Norda e Tramite – se si fosse raggiunto un accordo con Sangemini – di avviare la procedura di ‘affitto del ramo d’azienda’, mentre la seconda aprirerebbe un’autentica asta – gestita da un commissario nominato dal tribunale – nella quale è pronto a dire la sua Francesco Agnello, forte di una proposta già presentata da tempo allo stesso tribunale.
Gli ‘incatenati’ Sempre lunedì, presso la direzione territoriale del lavoro, la ditta Iosa e i sindacati inizieranno il confronto che dovrebbe portare alla soluzione della vicenda relativa ai 23 operai – che si erano simbolicamente incatenati per protesta – rimasti senza lavoro dopo il passaggio di mano di un appalto alla Tk-Ast.
I giudizi Se il prefetto; Gianfelice Bellesini, che si era assonto l’onere della mediazione; si dice «molto soddisfatto degli sforzi fatti per raggiungere l’intesa», la Camera del lavoro e la Filcams Cgil Terni parlano di «moderata soddisfazione», perché «l’azienda Iosa si è dichiarata disposta a consentire il passaggio di tutti i lavoratori alle proprie dipendenze, per poi discutere e concertare con le organizzazioni sindacali ogni iniziativa tesa ad armonizzare le mutate condizioni dell’appalto con la nuova organizzazione del lavoro, ipotizzando anche un eventuale ricorso ad ammortizzatori sociali».
La Tk-Ast La Cgil di Terni annuncia che «valuterà la necessità di un confronto con Ast, visto che i servizi tagliati incidono in un’area particolarmente esposta a polveri» e rivendica «un protocollo sugli appalti, per avere un quadro di riferimento che vincoli le parti ad un sistema che tuteli e qualifichi il lavoro nel nostro territorio. Di questa necessità la Cgil ha informato il prefetto di Terni che si è reso disponibile ad attivare un tavolo specifico».