Lo stabilimento della Sangemini

di Marco Torricelli

Frizzante, e nemmeno leggermente, ma proprio parecchio. No, non l’acqua minerale, ma – almeno così viene descritta – l’ennesima riunione che ha visto intorno ad un tavolo il prefetto di Terni, Gianfelice Bellesini; l’assessore regionale Vincenzo Riommi e la proprietà della Sangemini. Una riunione informale e, ovviamente, riservata.

Il vertice Inutile dire che dalla stanza sono usciti senza una soluzione, mentre il consiglio di amministrazione di Sangemini potrebbe slittare, addirittura, a venerdì. Con la situazione che risulta cristallizzata o, meglio, in una fase di stallo – forse apparente – che appare ancora perfettamente sotto il controllo della proprietà aziendale. Con i quattro ‘pretendenti’ o presunti tali, in attesa.

Norda-Tramite La scadenza – peraltro dopo una proroga – è già passata, ma in questi casi la flessibilità non è cosa rara. Mentre il silenzio sì: nessun commento arriva da quel fronte. Norda e Tramite, comunque – con l’avallo importante di Unicredit, la banca maggiormente ‘esposta’ con Sangemini – avevano portato la loro offerta a 14 milioni e mezzo di euro e, a quanto è dato di sapere, avevano anche pronto un piano industriale; la dirigenza della Sangemini ne aveva fatti filtrare alcuni contenuti, curiosamente quelli meno piacevoli per i lavoratori; ed anche un crono-programma di attuazione. Ma conteneva un dettaglio preciso: l’attuale proprietà era definitivamente fuori dai giochi.

Silva I contenuti della proposta sarebbero decisamente light, nel senso che oltre a promettere 17 milioni di investimenti e di ‘garantire’ un centinaio di posti di lavoro, non si sarebbe altro: niente piano industriale, per cominciare. Della Sangemini Fruit, peraltro, ed ecco perché si parla di quel numero di lavoratori, non c’è traccia. Come non c’è nessun accenno ad eventuali, ma indispensabili, contatti con le banche ed i creditori. Indiscrezioni indicano come possibile una ‘sinergia’ futura con l’attuale proprietà della Sangemini.

Bompani Quella che porta alla società parmense è una pista che conduce molto più lontano. E, quindi, ancora più confusa: Bompani sarebbe, semplificando al massimo e con tutto il dovuto rispetto, un intermediario attraverso il quale una multinazionale (si dice italo-polacco-statunitense) vorrebbe mettere le mani sulla Sangemini – operazioni analoghe sarebbero in corso con altre aziende del settore food & beverage – per presentarsi sul mercato nazionale con un brand prestigioso. La somma offerta e le ‘garanzie’ occupazionali sarebbero simili a quelle di Silva, ma con uno spiraglio per la Fruit. Anche in questo caso, però, senza nessun avallo da parte dei creditori.

Agnello L’imprenditore campano Francesco Agnello, quello che ha annunciato denunce nei confronti del sindaco di San Gemini e di un consigliere comunale, ha sempre assicurato che la sua proposta – i particolari non si conoscono – era invece completa di piano industriale. Ma nel suo caso, almeno questa era la versione circolata, un parere delle banche ci sarebbe stato e non sarebbe stato favorevole. Ovvio che una versione ufficiale non si conosce.

Il tribunale Sullo sfondo, ma nemmeno tanto, c’è sempre il tribunale che aspetta. La scadenza, pure quella, del 4 novembre è passata ormai da quasi un mese e non è dato sapere fino a quando il presidente Lanzellotto e la giudice Vella potranno tenere la pratica in stand-by, prima di avviare la procedura fallimentare e passare il tutto nelle mani della procura della repubblica.