di Chiara Fabrizi e Marta Rosati
«Vogliamo vedere il piano industriale». Così in una nota congiunta i fondatori e soci storici Torquato, Ferdinando ed Enzo Novelli motivano la battuta d’arresto sulla procedura di cessione della realtà alimentare con 500 lavoratori in organico (300 tra Spoleto, Terni e Amelia e altri 200 tra Lazio e Lombardia) in favore di una famiglia calabrese pronta ad accollarsi 120 milioni di debiti e a compiere 15 milioni di investimenti, così come riferito dai funzionari del ministero dello Sviluppo economico (Mise). La reazione dei sindacati, in presidio con un centinaio di lavoratori prima a Spoleto e poi a Terni, è sempre dura: «Il destino del Gruppo è purtroppo nella mani di alcuni membri della famiglia che si stanno rivelando irresponsabili». Intanto nella tarda mattinata sindacalisti, amministratori comunali e regionali e rappresentanti dei lavoratori hanno incontrato il prefetto di Terni, Angela Pagliuca: «Saranno compiuti – spiega una nota ufficiale diffusa a margine del tavolo – tutti gli interventi consentiti per una positiva conclusione della trattativa». Al termine di una giornata convulsa è arrivata anche la convocazione del Mise che per lunedì 28 novembre ha fissato un incontro allargato a tutte le parti, compresi i soci della famiglia, contestualmente è programmata una manifestazione nazionale dei lavoratori di tutti i siti che scenderanno in piazza a Roma.
«Vogliamo vedere il piano industriale» I soci storici che detengono oltre il 95 per cento delle quote (un pacchetto minoritario è in mano agli eredi Luigi Novelli) in una nota scrivono: «La famiglia, nel respingere ogni responsabilità ed addebito che le vengono attribuiti in relazione alla gestione degli ultimi quattro anni, durante i quali una situazione già difficile è considerevolmente peggiorata, intende chiarire la propria posizione. L’attuale fase di riflessione – motivano – è giustificata dai timori generati dalla totale assenza di notizie in ordine alla capacità dell’acquirente di garantire la continuità aziendale e le condizioni a cui ciò avverrebbe. Infatti, ai soci non è stato sottoposto né un piano industriale né altre informazioni sui progetti di prosecuzione dell’impresa. Pertanto auspichiamo che l’organo amministrativo, o chi per esso, doverosamente sottoponga ai soci, nel più breve tempo possibile, tutti gli elementi che ci rassicurino circa la effettiva soluzione degli attuali problemi e sullo sviluppo delle reali potenzialità del gruppo, in modo da prendere una decisione ponderata e consapevole nell’interesse di tutti».
Presidio a Terni Dopo la protesta di mercoledì pomeriggio a Spoleto, giovedì mattina un centinaio di lavoratori, i rappresentanti sindacali, il vicepresidente della Regione Fabio Paparelli e il sindaco Leopoldo Di Girolamo si sono riuniti di fronte alla sede legale del Gruppo. Qui in particolare Simone Dezi della Cisl parlando agli operai ha detto: «Dopo quattro anni vogliamo una soluzione che dia continuità all’azienda e ai posti di lavoro. Le ultime vicende ci lasciano perplessi e indignati perché – dice – a un passo dalla soluzione che può traguardare la salvaguardia dell’occupazione ci sono soggetti che mettono i bastoni tra le ruote». Un nuovo richiamo alla responsabilità arriva anche da Paparelli: «Credo che in questa vicenda, che si stava concludendo nel migliore dei modi al Mise, ciascuno debba riassumere il ruolo che gli compete. Le istituzioni hanno il compito di valutare la bontà delle offerte, salvaguardando occupazione e attraendo investimenti da parte del possibile acquirente. Al ministero questa offerta ci è stata presentata come la migliore anche in virtù dell’indicazione fornita dalle parti sociali e istituzionali tenere insieme il Gruppo e le produzioni (senza procedere alla vendita di rami d’azienda, ndr). Se l’investitore garantisce questi elementi, e non abbiamo dubbi sulla valutazione fatta del ministero, non possiamo che richiamare tutti al senso di responsabilità».
Musaio tra i lavoratori Nella sede di Terni intorno alle 11.30 è arrivato anche Alessandro Musaio, il presidente del Consiglio di amministrazione tecnico, da quattro anni alla guida del Gruppo: «Buona parte della famiglia – ha detto ai lavoratori – aveva dato disponibilità a firmare. Il gruppo acquirente ieri (mercoledì, ndr) si è presentato all’appuntamento, ero presente anche io ma abbiamo atteso invano. Tutto questo senza che in realtà vi sia chiarezza sul perché, non ci sono richieste sottoscritte dalle famiglie. Noi siamo sempre aperti e disponibili al confronto e alla famiglia abbiamo illustrato anche l’operazione, così come il Mise ha anche rappresentanto le alternative che sono molto differenti. Non c’è alcun braccio di ferro in corso, ma al contempo non abbiamo alcuno strumento giuridico per intervenire. Come presidente del Cda – ha concluso – mi auguro che vi sia da parte della famiglia un moto di responsabilità e lucidità, tale da capire che questa operazione va colta perché il gruppo non può permettersi di attendere».
Famiglia Novelli attacca il Cda Immediata la reazione della famiglia Novelli: «In risposta alle parole del presidente del CdaA, prof Musaio, la famiglia intende ribadire che non ha ricevuto alcuna informazione riguardo alle prospettive che il nuovo acquirente offrirebbe. In ordine, poi, alla carenza di interesse rispetto al contenuto del piano industriale da parte della famiglia, se ciò può avere una qualche valenza sotto il profilo strettamente formale, non ce l’ha sotto quello della coscienza e del senso di responsabilità». Poi la bordata: «Infine ci corre l’obbligo di rilevare che il compito del Cda da quattro anni a questa parte, in vigenza di un concordato preventivo, non era esattamente quello di portare sull’orlo del baratro il gruppo, ma piuttosto di sfruttare gli strumenti offerti dallo stesso concordato per risanare e rilanciare l’attività. Assistiamo, tuttavia,a un coro unanime di voci il cui solo scopo è quello di cavalcare i timori dei lavoratori che sappiamo benissimo quanto abbiano sofferto lavorandoci ogni giorno, tuttora, fianco a fianco». Come già precisato ieri i 120 milioni di passività del Gruppo Novelli di cui si farebbe carico l’investitore calabrese soltanto in parte risultano generate sotto la gestione della famiglia Novelli. Il dato è incerto c’è chi parla di 60 chi di 80 milioni, ma in ogni caso i debiti restanti sarebbero stati realizzati negli ultimi quattro anni, ossia durante l’amministrazione straordinaria.
Contestato il Cda Musaio è stato poi contestato dai lavoratori per la nota diffusa mercoledì sera in cui si legge: «Nelle more dell’indicazione da parte dei soci in ordine alle proprie decisioni circa l’operazione prospettata, in assenza delle risorse finanziarie che ne sarebbero derivate, i pagamenti delle spettanze del personale dipendente (per la quota residua ancora dovuta e gli importi maturandi) non potranno allo stato delle cose essere effettuati». Sul punto i lavoratori hanno lamentato un tentativo di esasperazione del clima, essendo chiaro a tutti che senza vendita non saranno onorate le spettanze. Musaio si è difeso: «In questi anni vi abbiamo chiesto sforzi per centrare una prospettiva, voi li avete sempre fatti con grande spirito di sacrificio, ma ora che la prospettiva individuata non si realizza non mi sento in condizione di chiedervi altri sacrifici, semplicemente perché non sono in grado di garantirne la finalità». E poi: «Quello che sta accadendo in queste ore crea una condizione di incertezza pesante che già nella giornata di ieri (mercoledì, ndr) si è tradotta in una serie di problematiche».
Manifestazione nazionale a Terni Nella tarda mattinata sono intervenute di nuovo le segreterie nazionali di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil con una presa di posizione dai toni molto aspri: «Il destino di Gruppo Novelli-Nuova Panem è purtroppo nella mani di alcuni membri della famiglia che si stanno rivelando irresponsabili, rifiutando di sottoscrivere l’offerta per l’acquisto dell’intero Gruppo che avrebbe risanato i debiti. Così – si legge nella nota – le stesse persone che hanno cumulato 120 milioni di debiti boicottano il futuro dell’azienda e dei lavoratori. La famiglia in chiede più tempo per valutare il piano industriale di chi è disposto a subentrare. Ci teniamo a chiarire che questo è un lavoro che dovranno fare le organizzazioni sindacali nell’interesse dei lavoratori, in sinergia con il Mise e le istituzioni territoriali coinvolte. Chi ha prodotto milioni di debiti non è in grado di valutare la bontà di un piano industriale». E poi le iniziative: «Lunedì 28 novembre alle 11 una manifestazione nazionale si terrà a Terni con la partecipazione di tutti i lavoratori dei siti attivi in Umbria, Lombardia e Lazio. Le organizzazioni sindacali chiedono anche di essere ricevute dalle istituzioni territoriali ai massimi vertici, insieme con i soci di Gruppo Novelli per cercare di addivenire il prima possibile a una soluzione positiva della vicenda».
@chilodice e @martarosati28
Musaio tira fuori i soldi che hai fatto sparire in questi anni !!!!
Guardate cosa ha combinato anche in altre aziende.
http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/articolo.php?id=13953