Operaia alla Perugina

Le assemblee di lunedì hanno surriscaldato l’aria intorno allo stabilimento della Nestlè-Perugina di San Sisto. A un anno dalla firma del contratto di solidarietà, la produzione è calata ancora, facendo paventare un aumento del numero di esuberi, calcolati in 210 nell’agosto 2014. Sindacati e Rsu chiedono l’impegno diretto di istituzioni locali e dei parlamentari perché il ministero dello Sviluppo economico cominci a trattare la vertenza alla stregua delle grandi crisi nazionali, come è stato per l’Ast di Terni. E una prima risposta è arrivata.

Incontro al ministero Ci sarà anche la situazione dello stabilimento Nestlè Perugina di San Sisto fra gli argomenti al centro dell’incontro istituzionale promosso dal ministero dello Sviluppo economico con la multinazionale Nestlè per esaminare le prospettive produttive del Gruppo in Italia. Lo ha annunciato lo stesso ministero. La convocazione al tavolo ministeriale fa seguito ai numerosi incontri ed interlocuzioni avuti dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, che proprio nei primi giorni di agosto aveva chiesto al ministero la convocazione del tavolo sulle questioni relative allo stabilimento di San Sisto, e dall’assessore allo sviluppo economico, Fabio Paparelli. Ora si è in attesa della data di convocazione dell’incontro al ministero, a cui seguirà – come annunciato – da parte della Regione Umbria l’immediata convocazione del tavolo regionale con tutti i soggetti interessati.

Uil: appello all’unità «Uniti aumentano le possibilità di trovare la miglior soluzione alla vertenza Nestlè». Ne è convinto Daniele Marcaccioli segretario di Uila Uil Umbria. «La Perugina –aggiunge – non ha mai vissuto un periodo come quello che si prospetta, così complicato e con questo calo di volumi. Anche se, notizia di oggi, sembra che i volumi produttivi tornino a crescere di circa 1,5 tonnellate di tavolette nell’anno in corso e che dovrebbero a breve rientrare i primi stagionali, la situazione resterà difficile. Occorre trovare soluzioni in termini di produzioni». Il segretario Uila ricorda che «l’ultimo investimento importante a San Sisto, datato primi anni 2000, risale alla linea Forza, nuova tecnologia capace di inserire una crema areata all’interno di un cioccolatino. Poi si è parlato del progetto ‘Confiserie 5 Stelle’, rimasto a uno stato embrionale. I volumi devono tornare a crescere. Oltre al Bacio, dovranno essere tavolette, caramelle e biscotti, oppure produzioni alternative contro stagionali. Si è parlato tantissimo di caffè ma Nestlè ha investito su questo altrove. Nestlé provi a inventare qualcosa, magari cioccolato fatto in Perugina, complementare o succedaneo al caffè, una tazzina modellata, un cucchiaino da associare a ogni confezione di cialde. Se non è caffè che sia altro. Se c’è la volontà politica qualche altra produzione può e deve arrivare a San Sisto. Si investa in pubblicità, marketing e nuove tecnologie. I lavoratori sono pronti, se lo meritano, se lo merita la storia dello stabilimento e della città».

Verini: «Non dividiamoci» Anche i parlamentari umbri sono chiamati in causa. «E’ necessario ed urgente – afferma il deputato del Pd Walter Verini – raccogliere l’allarme e l’appello lanciato dai lavoratori della Nestlé-Perugina e dai sindacati, per scongiurare il rischio, molto forte, di un ridimensionamento produttivo e occupazionale dell’azienda e per mettere in piedi, al più presto, un tavolo nazionale che porti la multinazionale a scoprire le carte, a prendere impegni seri per il futuro dello stabilimento di Perugia-San Sisto. Quella della Nestlé è una situazione di grande delicatezza – prosegue Verini -, perché riguarda oltre mille lavoratori e le loro famiglie, già penalizzati dalla riduzione degli stipendi, perché riguarda gli stagionali e perché riguarda un’azienda simbolo della città di Perugia e dell’intera Umbria, che sta vivendo una situazione di grave incertezza. Per questo – aggiunge il parlamentare democratico – credo che la mobilitazione e l’impegno di lavoratori e sindacati debbano essere ancora di più affiancati dall’unità reale e concreta di tutte le istituzioni regionali e locali e di tutti i parlamentari senza distinzione e senza bandierine di partito, per chiedere l’allestimento rapido del tavolo di confronto presso il ministero dello Sviluppo economico».

Sinistra Pd Anche la sinistra Pd sottolinea l’esigenza di una «posizione corale e concorde perché gli esuberi, che sono stati temporaneamente assorbiti grazie al contratto di solidarietà proposto e sottoscritto dai lavoratori, non si trasformino in un prossimo futuro in licenziamenti» e chiede con forza che «tutte le forze politiche che hanno a cuore il futuro dei lavoratori e dell’azienda, si facciano carico dell’allarmante situazione, svolgendo ogni possibile azione nel richiamo delle istituzioni alla loro responsabilità, dal livello regionale al governo nazionale, per portare la proprietà dell’azienda a un confronto sulle prospettive di rilancio dalla fabbrica».

Vinti: «Troppo ‘comprensivi’» Chi striglia la linea finora tenuta nei confronti della Nestlè è l’ex assessore regionale Stefano Vinti di ‘Sinistra e lavoro’. «Alla Perugina – dice – i nodi stanno venendo al pettine: l’annuncio del calo della produzione annua da 25 mila tonnellate a 23,5mila tonnellate è comprovata da esuberi di circa 300 lavoratori, dove il termine esuberi può significare licenziamenti. Sono anni che le organizzazioni sindacali e le istituzioni hanno un atteggiamento ‘comprensivo’ rispetto alle politiche industriali della multinazionale Nestlè, un atteggiamento che ha assecondato la riduzione dei volumi, dell’occupazione e dei salari con il conseguente ridimensionamento del ruolo produttivo dello stabilimento di San Sisto di Perugia. L’ultima dichiarazione entusiastica dei sindacati è stata riservata all’annuncio della Nestlè rispetto alla sua presenza a Expo2015”. Questa la posizione di Sinistra e lavoro rispetto alla situazione dell’azienda. “È ora di cambiare radicalmente atteggiamento nei confronti della multinazionale svizzera – sottolinea Stefano Vinti –. Basta con le concessioni unilaterali dei sindacati e delle istituzioni che non producono niente di realmente positivo in termini di aumento dell’occupazione e dei volumi produttivi. La Nestlè Perugina, come tutte le multinazionali – prosegue Vinti –, si muove per massimizzare il proprio profitto, non si assume responsabilità sociali rispetto al territorio. Il lavoro e il salario sono una variabile dipendente dalla produzione e dal proprio guadagno. È un’impostazione che va capovolta: prima l’occupazione e il salario».

Pd in Comune In Comune la vertenza ci arriva, al momento, attraverso il consigliere Tommaso Bori, che ha presentato, a nome del gruppo del Partito democratico, un ordine del giorno in cui si chiede un impegno forte da parte di Sindaco e Giunta sulla vertenza Nestlé-Perugina. «Ormai non c’è più tempo da perdere – sostengono i consiglieri PD a Palazzo dei Priori – la situazione è grave ed occorre un cambio di passo da parte dell’amministrazione cittadina. Dichiarazioni rassicuranti, ma prive di fondamento, come quelle fatte da parte di alcuni membri della Giunta nei mesi scorsi non bastano più. Occorre aprire un tavolo su una vertenza che riguarda l’intera città. Auspichiamo che il nostro ordine del giorno – continuano i democratici – venga sottoscritto da tutti i gruppi, sia di maggioranza che di opposizione, che siedono a Palazzo dei Priori».

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