di M.R.

Robusto, maestoso, brillante, fiero, alato, è così che da progetto risulta il grande Thyrus in acciaio destinato a fare bella mostra di sé al centro della rotonda Alfredo Filipponi, la rotatoria all’ingresso del museo Caos di Terni. Già lo scorso maggio erano attese novità nell’iter di realizzazione del progetto ma stando alle informazioni che trapelano dall’amministrazione comunale (a seguire in prima persona la procedura è l’assessore Cristiano Ceccotti) sono numerosi gli approfondimenti necessari per sciogliere tutte le questioni burocratiche. Nell’ambito di un patto di collaborazione tra l’ente e l’associazione ideatrice, è opportuno infatti definire nei minimi dettagli quella che risulterà una donazione dell’opera, da parte della Thyrus Onlus, presieduta da Luca Eusebio e il suo vice Jacopo Cardinali, a favore di Palazzo Spada.

Thyrus d’acciaio L’iniziativa rientra nell’insieme di quelle finalizzate alla promozione del drago simbolo della città di San Valentino e a donare il materiale per la realizzazione del grande thyrus sarà l’acciaieria di Terni per diverse tonnellate. Ad ogni modo, Arvedi-Ast, non sarà l’unica azienda coinvolta, anzi a dare corpo alla fera alata sarà proprio il frutto di una sinergia territoriale di imprese, compresa Acea-Asm che si occuperà dell’illuminazione. Diverse realtà della provincia al lavoro per uno scopo comune, per abbellire un angolo urbano piuttosto centrale, forse il modo migliore per celebrare il simbolo della Conca che compare sullo stemma del Comune. Coinvolto nel progetto, tra gli altri, prof Marco Diamanti, che con gli studenti del liceo artistico Metelli ha realizzato la copia del Thyrus da riposizionare nei giardini di viale Campofregoso dopo che l’originale (la viverna sanza ali) ha trovato posto nel cortile della sede municipale in piazza Ridolfi. Diamanti è nell’associazione che in questa iniziativa del drago d’acciaio ha messo l’idea, il progetto e il modello, facendo tesoro di diverse professionalità tra i ternani aderenti.

Il simbolo di Terni Non è esclusa la compartecipazione di Fondazione Carit. A detta dell’assessore Ceccotti tutti i dettagli saranno svelati nel corso di una conferenza stampa prima del 20 gennaio prossimo. Sarà così che anche il nuovo anno si aprirà all’insegna degli omaggi al simbolo delle origini della città. Terni ci tiene: lo dimostra il fatto che sia stata battezzata Thyrus la mascotte della Ternana, che la leggenda sia stata riscritta in un libro illustrato per bambini che si sentono grandi, ma anche per grandi che si sentono bambini (in questo caso il drago esce dalla parte del cattivo), nonché nell’interesse crescente verso questa creatura fantastica dopo che la statua è stata trasferita a Palazzo Spada.

La leggenda del drago Come si legge nel portale turistico del Comune di Terni: «Nella corte interna di Palazzo Spada, il nobiliare edificio sede del Municipio di Terni, risalta la statua in travertino di un drago alla cui base si legge ‘Thyrus et Amnis dederunt signa Teramnis’ (Il Tiro e il Fiume dettero le insegne a Terni). Il Tiro ovvero il Thyrus è l’emblema della città, raffigurato nello stemma ufficiale che reca anche la  medesima scritta della scultura. A questo animale mitologico è associata una leggenda medievale. Questa narra di un drago che infestava le zone paludose intorno a Terni, terrorizzando la popolazione con le sue fauci mortifere. Soltanto un giovane e valoroso cavaliere ebbe l’ardimento di affrontare il terribile mostro, riuscendo ad ucciderlo con la sua lancia mentre viene abbagliato dal riflesso del suo scudo.  La leggenda ha un riferimento alla malaria molto diffusa in un remoto passato tra la popolazione del luogo a causa della malsana condizione ambientale della conca ternana per la presenza di paludi e acquitrini .  L’uccisione del drago simboleggia quindi il risanamento del territorio della Valle del Nera, che pose fine alla diffusione dell’epidemia. La scultura del Thyrus si può ascrivere secondo lo storico Luigi Lanzi all’epoca medioevale, mentre altri studiosi ritengono che sia stata realizzata tra il XVI e il XVII secolo».

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