Si chiama «La teologia del cinghiale» ed è il fresco vincitore del Premio Campiello Opera prima 2016 il romanzo di Gesuino Némus che verrà presentato giovedì alle 18 alla sala Goldoniana dell’Università per stranieri di Perugia. Oltre all’autore all’incontro, che sarà moderato dal giornalista Giacomo Marinelli (le letture saranno a cura di Claudio Carini), parteciperanno Giovanni Paciullo, rettore dell’Università, Valentino Vascellari, presidente del Premio Campiello e Fabio Versiglioni, presidente dell’Associazione editori umbri che ha organizzato l’appuntamento in collaborazione con l’Università, il Premio Campiello ed Elliot edizioni. Gesuino Némus è nato nel 1958 a Jerzu, un piccolo paese dell’Ogliastra, e ha esordito nel 2015 proprio con «La teologia del cinghiale». Attualmente vive a Milano e a breve uscirà il suo secondo romanzo, sempre ambientato nell’immaginario paesino sardo di Telévras, e intitolato «I bambini sardi non piangono mai» (Elliot 2016).
Il libro «La teologia del cinghiale» (Elliot edizioni, Collana Scatti, 290 pagine, 17,50 euro) è dunque ambientato nel paesino sardo e la storia inizia nel luglio 1969, nei giorni dello sbarco sulla luna. A Telèvras, un piccolo paese centro dell’entroterra sardo, due ragazzini vengono coinvolti in una serie di eventi misteriosi: uno è Matteo Trudìnu, talentuoso figlio di un sequestratore latitante; l’altro è Gesuino Némus, da tutti considerato un minorato mentale. I due sono amici per la pelle. Di loro si occupa come fossero suoi figli don Cossu, il prete gesuita del paese. Un giorno il padre di Matteo viene trovato morto a pochi chilometri da casa. A indagare è un maresciallo dei carabinieri piemontese (che fatica a comprendere le logiche sociali del luogo), aiutato dall’appuntato Piras e da don Cossu. Ma il mistero si infittisce ancor di più quando viene ritrovato il corpo di un secondo uomo… «Enigmi e rivelazioni – spiegano gli organizzatori dell’incontro -, che trascinano il lettore fino all’ultima pagina, vengono narrati in uno stile dallo humour battente e dal ritmo irresistibile, in cui sono protagonisti gli odori, i sapori, le voci e la magia della terra sarda. Un giallo sapientemente orchestrato che restituisce uno spaccato degli ultimi cinquant’anni d’Italia».
Il Premio La giuria che ha assegnato il Premio Campiello osserva che l’autore «gioca di sovrapposizione onomastica col suo personaggio. Gesuino Nemus (ossia Nessuno) è infatti lo stesso della voce narrante del romanzo, che ci offre un sorprendente esordio, ambientato a Telèvas, “una enclave a se stante” in Sardegna e che ha quale centralità temporale il 21 luglio 1969 del ritrovamento del corpo di Bachisio Tudìnu e, il 22 luglio, di sua moglie Elvira Bòttaru, impiccata in casa. Sarebbe però sbagliato leggere un simile romanzo come un giallo, pur poggiando su misteri, silenzi, ancestralità, segreti. Una voce ricca di affabulazione, quella di Nemus: umori, sapori, parlate, sguardi, silenzi, canzoni, tradizioni che fanno della Teologia del cinghiale un romanzo saporosamente antropologico, in una ambientazione subito presentata come “poco normale”, come del resto sono un po’ tutti i personaggi che vi si muovono. Un romanzo che si fa apprezzare anche per una lingua ricca di venature, con ricchi inserti di lingua sarda (quasi sempre resa comunque dialogicamente comprensibile). In una orchestrazione davvero sapiente, che sa tenere la tensione. E che approda a un finale insospettato e inatteso».