Nel riquadro Raffaella Presta

di Francesca Marruco

Le ha sparato addosso mentre il loro bimbo di sei anni stava facendo il bagnetto a pochi passi da loro. C’era solo un corridoio tra la consumazione dell’atto vile e criminale di uccidere la madre del proprio figlio e la spensieratezza di un bambino che gioca nella vasca da bagno. Il fatto che il loro unico figlio fosse lì a pochi metri da loro non ha fermato la mano di Francesco Rosi, che ha ucciso la moglie Raffaella Presta con due colpi di fucile, nella cameretta del piccolo.

SUL LUOGO DEL DELITTO. FOTOGALLERY

Lei si voleva separare Non lo ha fermato l’idea che il bambino potesse sentire gli spari o le urla della mamma. Non lo ha fermato l’idea che il bimbo sarebbe potuto uscire dal bagno e vedere tutto. Ma soprattutto non lo ha fermato l’idea che avrebbe condannato il suo unico figlio ad una vita senza la persona che lo ha messo al mondo. Niente lo ha fermato. Raffaella aveva finalmente deciso di lasciarlo dopo mesi di soprusi sopportati e mai denunciati, ma lui  – come troppo spesso accade in queste terribili storie di donne innoenti ammazzate – non lo ha accettato. E non si è fatto scrupolo di niente nel mettere in atto la criminale punizione che aveva emesso per sua moglie.

VIDEO: LA CASA DEL DELITTO

Dinamica al vaglio Quando i carabinieri del provinciale di Perugia sono arrivati sul posto lui li stava aspettando fuori dalla villa. Intanto aveva prelevato il bambino dalla vasca da bagno e, evitando di fargli vedere la madre in una pozza di sangue, lo aveva portato dalla zia. Quello che è successo prima è ancora al vaglio degli inquirenti. Se il bambino stava facendo il bagno, è verosimile che la madre si trovasse con lui. Forse c’era stato un litigio poco prima. O forse anche mentre era in bagno. E dal bagno moglie e marito sono arrivati nella cameretta del bambino, dove Raffaella è stata ferita a morte da due colpi.

VIDEO: LA RICOSTRUZIONE DEL DELITTO FATTA DAI CARABINIERI

Il fucile Ma è anche possibile che Raffaella sia andata nella cameretta del bambino a prendere qualcosa e Francesco l’abbia sorpresa lì e le abbia sparato. Quel che è certo è che il fucile di sicuro non poteva essere a portata di mano. In bagno o in camera. E questo significa che quell’arma Rosi l’ha presa e caricata, da un’altra stanza o addirittura da un altro piano, prima di puntarla verso la moglie e rovinare per sempre tante vite.

Autopsia Anche la dinamica del ferimento è ancora da chiarire: dirimente sarà l’autopsia che venerdì mattina la dottoressa Laura Paglicci Reattelli eseguirà sul cadavere della povera Raffaella. Sarà importantissimo capire quali sono i fori di entrata e quali quelli di uscita dei due colpi, uno all’inguine e uno alle spalle, che Rosi le ha esploso contro. Il tramite poi racconterà la posizione in cui era quando quegli spari l’hanno raggiunta e, comparati con le tracce di sangue in casa diventeranno testimoni silenziosi della scena del delitto.

VIDEO: ROSI VIENE PORTATO VIA DAI CARABINIERI

Convalida Venerdì mattina, nelle stesse ore in cui verrà eseguita l’autopsia, Francesco Rosi – accompagnato dal suo legale Luca Maori – comparirà davanti al gip Andrea Claudiani per l’udienza di convalida dell’arresto. E’ probabile che l’uomo risponda alle domande del giudice visto che giovedì pomeriggio ha avuto un colloquio con il suo legale nonostante la richiesta del pm Valentina Manuali di vietare incontri con l’avvocaro – rigettata dal gip. Rosi, già reo confesso dovrà spiegare tante circostanze, che potrebbero però fare la differenza nell’imputazione. Il suo legale Luca Maori – già legale di Raffaele Sollecito – ha parlato di «incapacità di intendere e di volere». Che però si scontra totalmente con la lettura dei fatti della procura che in lui vede un assassino freddo che ha premeditato tutto.

La chiamata prima della fine Certo è che alle 15.28 Francesco ha ricevuto la telefonata di una collega che doveva parlargli di cose di lavoro e che, sentendolo piuttosto silenzioso,  gli ha chiesto se fosse tutto a posto e lui ha detto di si. Neanche mezz’ora dopo ha ucciso con un fucile da caccia la madre di suo figlio che aveva deciso finalmente di lasciarlo dopo aver sopportato, come ha raccontato un’amica intima della donna a Umbria24, un inferno fatto di violenze fisiche, sospetti, divieti e recriminazioni. Ancora una volta una donna uccisa nel momento in cui alza la testa e prova a salvarsi dal suo aguzzino. Un aguzzino tristemente simile a tanti altri. Che uccidono le loro donne, spesso le madri dei loro figli, quando queste decidono di riprendersi la loro vita e la loro felicità.

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