di Francesca Marruco

La speranza è tutta racchiusa in quel movimento, forse involontario, ma sicuramente simbolico, della manina del figlio di Ilaria Abbate e Riccardo Bazzurri. Lo raccontano amici della coppia all’ospedale di Perugia. Fanno la spola dalla rianimazione, in cui Ilaria lotta per restare in vita, nonostante un peggioramento delle sue condizioni registrato martedì mattina, e otorinolaringoiatria, dove l’altra Ilaria, inizia a riprendere coscienza della situazione dopo una domenica di terrore: «La notte scorsa ha mosso la manina – raccontano con gli occhi lucidi – ma non si sa se è un movimento involontario. Speriamo che si salvi». Tutti fanno il tifo per quell’angelo innocente e per la madre, che il padre ha voluto punire nel peggiore dei modi, per l’ossessione che aveva di voler tornare insieme a lei. L’ossessione che lo ha portato a spararsi in testa e a morire  per la ferita devastante che si è procurato,  dopo aver fatto fuoco contro Ilaria e il bambino, che lui chiamava, «luce dei miei occhi».

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Ossessionato L’ossessione di Riccardo per Ilaria, gli amici la conoscono bene, «non aveva accettato la separazione. Era stata Ilaria a lasciarlo – raccontano con un filo di voce di chi non immagina un epilogo tanto terribile – ma lui voleva riaverla indietro». «Ilaria ultimamente aveva anche paura che lui magari l’avesse vista con qualcun altro, anche con un amico e che questo potesse accentuare ancora di più la sua gelosia». Forse anche domenica mattina Riccardo era geloso del fatto che Ilaria in piscina – dove era diretta con l’altra Ilaria,  l’ingegnere 35enne – avrebbe potuto incontrare qualche ragazzo. Inoltre, Riccardo, morto lunedì pomeriggio in seguito alla ferita devastante riportata alla testa, non voleva neanche che la madre portasse il piccolo. Diceva che non era sicuro. Era molto apprensivo Riccardo nei confronti del bambino. Da poco aveva montato il seggiolino sulla bici per portarlo con lui, e tutti lo ricordano come un padre premurosissimo, anche e soprattutto dopo la separazione dello scorso settembre.

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Padre premuroso Riccardo era tornato a vivere dai genitori dopo quasi quattro anni di convivenza con Ilaria, lì ha creato una nuova stanza per il bimbo, per quando dormiva con lui. Il piccolo quindi stava in parte dal padre e in parte dalla madre. E stava bene con entrambi. E’ probabilmente per questo che Ilaria potrebbe aver sottovalutato episodi verificatisi nelle scorse settimane, ritenendo che se voleva così tanto bene al bambino Riccardo non avrebbe mai potuto fargli nulla di male.

Premeditazione Invece Riccardo domenica mattina, con la lucidità di un killer, ha seguito Ilaria. Lei non gli ha riposto al telefono e lui si è fiondato a cercarla. Lei è arrivata a casa dell’amica col bambino, è salita un attimo, e si è avviata all’auto mentre Ilaria Toni chiudeva la porta di casa. Sarà lei a raccontare poi che ha sentito i due ex litigare. E’ scesa e ha detto alla sua amica, che chiama Ilarietta, di salire in macchina col bimbo. Ilarietta però non è neanche riuscita a chiudere la portiera posteriore destra della Citroen Xsara: Riccardo ha tirato fuori la sua Beretta 9×21, regolarmente detenuta per uso sportivo, e ha sparato a bruciapelo alla madre e al bambino. I primi soccorritori li hanno trovati abbracciati: mamma Ilaria ha cercato di fare da scudo umano al piccolo. Ma non c’è riuscita. I due proiettili sparati in sequenza da Riccardo li hanno colpiti entrambi alla testa.

Il bimbo Quello di Ilaria è stato estratto nella lunga operazione eseguita domenica pomeriggio all’ospedale di Perugia, mentre quello che ha centrato il bambino, ha trapassato dalla fronte alla nuca la piccola e fragile calotta cranica del bambino e si è conficcato nell’auto. Il bambino, costantemente monitorato al Meyer di Firenze dove è arrivato in elicottero, è stato stabilizzato con un catetere che permette di controllare continuamente la pressione endocranica del piccolo. Le sue condizioni sono disperate, è in coma per il gravissimo trauma cranio encefalico patito e per farlo vivere e vivere decentemente, ci vorrebbe un miracolo.

Ilaria Quasi trecento chilometri più a sud, mamma Ilaria lotta altrettanto duramente per riemergere dal limbo della rianimazione, anche lei in seguito al gravissimo trauma cranio encefalico. Ma il percorso è quanto mai lungo: probabilmente, sempre che nulla di brutto accada prima, verso il prossimo fine settimana, i medici saranno in grado di stabilire una prognosi. La tac che le è stata effettuata lunedì pomeriggio non ha evidenziato cambiamenti, né in bene, né in male.  E intanto, mentre a Riccardo, per cui il pm Manuela Comodi aveva fatto richiesta di convalida dell’arresto per tentato omicidio plurimo premeditato, vengono espiantati gli organi che andranno a salvare altre vite, amici e parenti sono travolti da una tragedia incomprensibile e assurda che segnerà i sopravvissuti per il resto delle loro vite.