La conferenza stampa

di Massimo Colonna

«Il protocollo Seven to stand è una truffa». Sono sei le persone arrestate con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al raggiro di pazienti affetti da patologie degenerative come come sclerosi multipla, artrite reumatoide, morbo di Parkinson. Questo il frutto dell’operazione portata a termine nelle scorse ore dagli agenti della squadra mobile della questura di Terni che hanno dato seguito alle indagini coordinate dalla procura della Repubblica di Terni e avviate dalla polizia di Rieti, dove è partito tutto.

Truffati 200 malati di Sla Le ordinanze del gip Simona Tordelli sono state eseguite martedì mattina dagli uomini della squadra mobile di Terni, coordinati dal dirigente Alfredo Luzi e hanno portato in carcere l’avvocato fondatore dell’associazione Università Homo&Natura, la sua compagna fisioterapista che nel centro estetico Forme di bellezza praticava la fisioterapia craniosacrale, una farmacista di Rieti che preparava i farmaci reperiti nella Repubblica popolare cinese, un medico odontostomatologo direttore sanitario del centro estetico e un ingegnere biomedico. Ai domiciliari è, invece, finito un aiutante del centro estetico che svolgeva compiti puramente materiali, per un ruolo dunque rietenuto meno grave dagli inquirenti. Gli accertamenti sono scaturiti alcuni mesi fa a seguito di una segnalazione giunta alla squadra mobile di Rieti, diretta dalla dirigente Antonella Maiali, e alla procura della Repubblica di Rieti che, dopo i primi approfondimenti, ha trasferito il fascicolo ai colleghi di Terni che hanno immediatamente fatto scattare una complessa e articolata attività investigativa. A coordinare le indagini il procuratore capo Albergo Liguori e il sostituto Marco Stramaglia.

Da 2 a 4 mila euro a paziente per cure inefficace o dannose L’attività degli inquirenti avrebbe permesso di individuare a capo dell’organizzazione l’avvocato, il quale, dopo aver fondato l’Università popolare Homo&Natura, da circa due anni esercitava abusivamente la professione medica nel centro estetico diagnosticando malattie degenerative gravi a oltre 200 persone e somministrando cure farmacologiche secondo un protocollo medico di sua invenzione, chiamato Seven to stand. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti inoltre l’uomo assegnava anche dei riconoscimenti di studio tramite l’università da lui fondata. Titoli ovviamente che non avevano alcun credito legale ma di cui anche lui stesso si fregiava, visto che tramite questo meccanismo era diventato omeopata.

Come funzionava il raggiro Le cure venivano spacciate come alternative alla medicina ufficiale e pubblicizzate come risolutive, o comunque in grado di fornire un considerevole miglioramento della qualità di vita del paziente. Le truffe sarebbero consistite nell’ottenere cospicue somme di denaro dai pazienti, tra 2 mila e 4 mila euro a persona, a fronte della somministrazione prolungata per circa 45 giorni di un mix di sostanze farmacologiche (antibiotici, antimicotico, statina) contenute in capsule pericolose per la salute pubblica, comunque del tutto inefficace anche se in alcuni casi dannose per la cura delle patologie. Alla cura tramite farmaci veniva abbinata, questo hanno riferito gli inquirenti, la fisioterapia cranio-sacrale.

Il tam tam su internet Il meccanismo criminoso contestato al sodalizio si sarebbe concretizzato anche sfruttando una consistente campagna pubblicitaria, prevalentemente su internet, finalizzata a diffondere le proprietà miracolose del protocollo terapeutico, vantando contestualmente anche riconoscimenti e registrazioni all’anagrafe dei Centri di ricerca al fine di percepire i contributi del 5 per mille. Tutti meccanismi ovviamente ritenuti illeciti. Non solo ma il protocollo era stato anche presentato a Terni durante un recente evento culturale. il piano di pubblicità comunque stava funzionando tanto che gli inquirenti hanno intercettato più di 1.300 telefonate negli ultimi mesi arrivate al centralino della struttura, provenienti da tutta Italia. «Abbiamo fermato – ha spiegato il procuratore Liguori commentando l’operazione – una attività che era in espansione e che puntava anche a coinvolgere anche altri professionisti proprio con l’obiettivo di acquisire credito con persone in difficoltà, come appunto i malati e le loro famiglie».

Il presunto sodalizio criminale L’avvocato utilizzando il nome dell’Università rilasciava false attestazioni di partecipazione a corsi affini al predetto protocollo, gestiva personalmente sia l’Università Homo&Natura che il centro estetico, dove i pazienti venivano sottoposti al protocollo. Sempre l’avvocato avrebbe istruito i compartecipi alle modalità di accoglienza dei pazienti e a quelli di somministrazione delle cure, definendo i ruoli che ciascuno doveva avere all’interno del centro estetico e dell’Università a seconda delle competenze e delle qualifiche professionali. I reati contestati riguardano l’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravate dallo stato di salute delle vittime, tale da ostacolare la privata difesa. Per cinque degli arrestati il gip Tordelli ha applicato la misura della custodia cautelare in carcere mentre per il sesto quella degli arresti domiciliari. I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti dalla squadra mobile di Terni. All’attività investigativa ha collaborato anche personale del Nucleo antisofisticazione e sanità dei carabinieri di Perugia che ha effettuato le analisi dei farmaci e sostanze sequestrate.

Assessore Barberini: «Corrette terapie erogate dalle Usl» Esprime soddisfazione l’assessore regionale alla Coesione sociale e al Welfare, Luca Barberini, per la brillante operazione compiuta dalla polizia di Terni che ha permesso di smantellare una presunta associazione per delinquere finalizzata a truffare persone affette da gravi malattie neurodegenerative, divulgando attraverso Internet un ‘protocollo medico’ di nessuna efficacia. Esprimendo apprezzamento per il lavoro compiuto dalla polizia, l’assessore ha «ringraziato» le forze dell’ordine «per aver posto fine a una vicenda vergognosa che speculava sulla salute e sulla fragilità di persone che vivono situazioni di estrema difficoltà». L’assessore ha inoltre voluto evidenziare «che le figure professionali coinvolte nella truffa agivano tutte al di fuori di strutture sanitarie pubbliche”, ribadendo che, «in Umbria, le corrette terapie per le malattie neurodegenerative vengono erogate attraverso le Usl». Barberini ha infine ricordato che «nella nostra regione è massima l’attenzione verso le persone affette da malattie profondamente invalidanti come quelle neurodegenerative, così come si presta massimo ascolto ai bisogni delle famiglie di questi pazienti, e per migliorare servizi e percorsi di sostegno a loro favore, recentemente, sono stati istituiti due tavoli tecnici con esperti e rappresentanti delle maggiori associazioni umbre interessate».

@tulhaidetto

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