Un'immagine del rogo

di Fabio Toni

Un incendio senza responsabili, almeno secondo la procura di Terni. È quello scoppiato nella notte fra il 22 e il 23 luglio scorsi alla Dm Caravan di strada dei Confini, con 132 mezzi fra camper e autovetture finiti letteralmente in cenere. Il sostituto procuratore Raffaele Iannella ha chiesto infatti l’archiviazione per il fascicolo aperto nei confronti di ignoti per l’incendio (che, se colposo, è procedibile d’ufficio): un passo che ha già messo sul piede di guerra decine di proprietari danneggiati e decisi a chiedere giustizia.

IL ROGO DEI CAMPER: VIDEOFOTO

Disastro Il valore complessivo dei mezzi distrutti dal rogo sarebbe compreso fra i 4 e i 5 milioni di euro. Un danno enorme, condiviso da oltre 130 famiglie che tutto immaginavano, tranne che ritrovarsi uno scheletro bruciato al posto del proprio camper, roulotte o automobile che fosse. Un disastro accompagnato da valori elevati di diossine nell’aria e nei terreni, poi scesi gradualmente con il passare dei giorni, fino a tornare nella normalità. Anche per questo sono state svolte diverse analisi ambientali, seguite da ordinanze volte a limitare il consumo di ortaggi e l’allevamento di animali entro un raggio di 500 metri dal punto del rogo.

Braccio di ferro Ora le parti offese avranno dieci giorni di tempo per presentare l’eventuale opposizione alla richiesta di archiviazione: l’ultima parola spetterà al gip, dopo aver ascoltato i vari punti di vista. Quello che è certo, è che i proprietari dei mezzi – anche in sede penale – non intendono mollare. Almeno una settantina sono rappresentati dall’avvocato Attilio Biancifiori, il cui pensiero – alla luce della richiesta del pm – è chiaro: «Non vogliamo individuare un colpevole ad ogni costo – spiega -. L’archiviazione ci può anche stare, purché giunga alla fine di un percorso investigativo che, ad oggi, non è stato compiuto. Mi chiedo perché tanti aspetti non siano stati presi in considerazione e perché non sia stata, ad esempio, disposta una perizia, un incidente probatorio sull’area dell’incendio che, peraltro, non è mai stata posta sotto sequestro».

Il rapporto Secondo il rapporto conclusivo stilato dai vigili del fuoco sull’accaduto, il rogo non ha avuto origine dolosa ma sarebbe partito da un corto circuito verificatosi all’interno di uno dei mezzi parcheggiati, probabilmente da un piccolo elettrodomestico connesso alla corrente. Un incendio reso poi disastroso dalle bombole gpl presenti nei camper, la cui esplosione continua ha complicato non poco il lavoro dei vigili, ma anche dai pannelli utilizzati come copertura che hanno consentito una diffusione ‘orizzontale’ delle fiamme, amplificando l’effetto devastante del rogo. Ma nella relazione dei vigili del fuoco viene dichiarato anche altro: la non obbligatorietà, per una struttura del genere, del certificato antincendio.

La domanda Sul punto, il parere dell’avvocato Biancifiori è netto: «Come può un rimessaggio per circa 200 camper, dove i mezzi parcheggiati, come si è visto, sono altamente infiammabili e hanno all’interno le bombole di gpl, oltre ad essere coperti da pannelli di quel tipo, non prevedere alcun piano né misura antincendio? Secondo la stessa associazione italiana camperisti – spiega il legale – deve esserci un piano specifico per ciascun rimessaggio. Ma poi – aggiunge – a nostro giudizio la struttura ha tutti i caratteri dell’autorimessa che, come tale, necessita di un certificato antincendio».

«Certificato necessario» A dimostrarlo, per l’avvocato, sarebbe il contratto stipulato fra i titolari del terreno e la Terni Ricerca e Industrie Spa «per la realizzazione – è scritto nel documento – di una struttura idonea a costituire copertura per 200 posti per rimessaggio roulotte o camper, che costituirà parte integrante di un impianto fotovoltaico di potenza da 400 a 500 KW». Termini che, secondo il legale, stanno a significare che «la struttura era un’autorimessa chiusa che avrebbe dovuto quantomeno prevedere un livello di prevenzione in linea con un rischio generico, ampiamente giustificato alla luce dell’accaduto».

Autorizzazioni Così si torna al punto di partenza: «In questo contesto – afferma Attilio Biancifiori – era anche doveroso verificare quale destinazione d’uso fosse stata assegnata dal comune di Narni all’area in questione, quali prescrizioni vi fossero eventualmente contenute. La richiesta di archiviazione è arrivata pochi giorni dopo la consegna delle relazioni da parte dei vigili del fuoco. Una fretta eccessiva, quando altrove, è il caso di Vascigliano con la Ecorecuperi, si è cercato di accertare fino in fondo, anche attraverso numerosi rilievi, le presunte responsabilità sull’accaduto».

In attesa Ad attendere una risposta, che a questo punto potrà arrivare forse solo in sede civile, sono decine di famiglie che hanno perso dai 20 ai 100 mila euro ciascuna. Anche se la speranza è l’ultima a morire: «Ci faremo valere davanti al gip – assicura l’avvocato Biancifiori – perché il fascicolo non venga archiviato e l’indagine prosegua. Non c’è alcuna volontà giustizialista, ma la necessità di accertare come siano andate davvero le cose. Fra l’altro siamo ancora in attesa di ricevere dal titolare della struttura gli estremi dell’assicurazione, prevista dal contratto di rimessaggio, che copre da atti vandalici ed eventuali incendi».

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