di Massimo Colonna
«La prima volta che l’ho incontrato era seduto in uno di quei banchetti. Dai suoi occhi emergeva bontà, tanto che sembrava un bimbo del catechismo». Si commuove don Mario Lendini nel descrivere Maurizio Santoloci, «uomo buono, grande e dolce». «Era l’incarnazione della giustizia. Pensava sempre gli altri e alla sua famiglia». Una chiesa di Sant’Antonio gremita ha salutato il magistrato ternano scomparso nei giorni scorsi a causa di una malattia. In prima fila i due figli e la moglie. «Porteremo a termine – hanno spiegato Andrea e Valentina – quello che con te abbiamo iniziato, papà».
Chiesa gremita Al rito presenti tanti rappresentanti delle istituzioni: tra gli altri il sottosegretario all’Interno Gianpiero Bocci, il prefetto Angela Pagliuca, il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo e la collega di Amelia Laura Pernazza. Poi tutte le forze dell’ordine e naturalmente il personale del tribunale e i collegi magistrati, gli avvocati e tanta gente comune.
Incarnazione della giustizia «Era un uomo – ha spiegato il sacerdote nella sua omelia – che incarnava la giustizia. Ogni volta che veniva da me per pregare insieme mi chiedeva sempre di fare qualcosa per il prossimo, per le persone in difficoltà. Ho visto in lui lo spirito di una persona che tocca un altro spirito, attraverso lo Spirito santo. E poi pensava sempre ai suoi cari, alla moglie, ai due figli e alla nipotina».
Il ricordo del tribunale «Lo conosco da più di 30 anni – ha spiegato Massimo Zanetti, presidente del tribunale – e mai avrei immaginato di ritrovarmi qui adesso. Ci siamo conosciuti entrambi da pretori e poi siamo rimasti in contatto e a Terni abbiamo intensificato la nostra amicizia. Essere amico di Maurizio era facile: era sempre sorridente e disponibile con tutti. E’ stato uno studioso senza essere un intellettuale, impegnato nei temi in cui credeva senza mai correre il rischio di fanatismo ideologico. Un giorno mi disse che era preoccupato di non poter più prendersi cura dei suoi cari una volta passato a miglior vita, e io dissi che attraverso di noi, noi colleghi del tribunale, lui avrebbe continuato a prendersene cura».
Gli avvocati Per conto dell’ordine degli avvocati hanno espresso un ricordo Renato Chiaranti, presidente, e Massimo Carignani. «Maurizio – ha spiegato Chiaranti – ha sempre operato in modo intelligente, serio ed onesto. E’ stato anche umile e il fatto che oggi la chiesa sia gremita è un segnale della sua bontà». «Da lui – ha detto il legale Carignani – ho imparato il rispetto verso i più umili e bisognosi, anche se a volte abbiamo affrontato questioni da punti di vista differenti visto il nostro lavoro».
Il ricordo dei figli A chiudere la cerimonia le parole dei figli. «Per noi sei stato maestro di vita, e porteremo avanti quello che tu hai iniziato insieme a noi. Hai affrontato la malattia con dignità e in ognuna delle persone con cui sei venuto a contatto hai lasciato un bel ricordo. Caro papà, non avrai vinto sulla malattia ma hai vinto sicuramente nella vita. Proteggici da lassù».
@tulhaidetto