Il castello di San Girolamo

di F.T.

Gli inquirenti lavorano per fare luce su un ammanco «di oltre 15 milioni di euro» (ma le stime ufficiose parlano di una cifra molto superiore) nelle casse della diocesi di Terni, Narni e Amelia. E il filone relativo al castello di San Girolamo, che ha portato all’arresto di due ex collaboratori della diocesi – Luca Galletti e Paolo Zappelli – e del dirigente del settore urbanistica del comune di Narni, Antonio Zitti, nel complesso della vicenda ha un ‘peso’ di poco superiore al milione di euro.

Ritmi serrati Basta questo dato matematico per capire che «l’indagine va avanti», come affermano gli stessi inquirenti, sicuri di aver messo a fuoco il meccanismo che avrebbe permesso ad un gruppo di persone di fare ‘affari d’oro’, a danno delle casse della Diocesi ternana. Per questo si continua a lavorare per sbrogliare definitivamente la matassa rappresentata da una fitta rete di società, spesso costituite ad-hoc e – nella lettura degli inquirenti – utilizzate per scopi non sempre nobili. Come nel caso della compravendita del castello di San Girolamo.

Punto di partenza Proprio il castello finito sotto sequestro – nodo che potrebbe non essere stato ancora sciolto fino in fondo – rappresenterebbe il punto di partenza di un’attività investigativa ben più ampia. In una sorta di ‘effetto domino’ il cui percorso sembra destinato ad uscire dalla Conca – ma sempre entro i confini diocesani – per poi puntare di nuovo sulla città. D’altronde non è una novità che la procura di Terni stia lavorando da mesi su diversi fronti, per mettere insieme le tessere di un puzzle delicato e scottante. Alle vicende di carattere economico e speculativo si intrecciano infatti tutte le altre su cui stanno lavorando tanto le autorità religiose – in primis il Tribunale ecclesiastico – quanto quelle civili.

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