di Francesca Marruco
Il dottore «non ha commesso nessun falso rilasciando il certificato medico ad Andrea Zampi. Non ha commesso nessun falso perché non aveva consapevolezza della malattia di Zampi, avendolo preso in cura solo da pochi mesi, e avendogli prescritto solo una volta il Depakin, che non è una sostanza psicotropa». Ed è per questo che gli avvocati Franco Libori e Ilario Taddei, hanno chiesto al gup Luca Semeraro l’assoluzione del medico di base Patrizio Sabatini, finito indagato dopo la strage del Broletto, in cui l’imprenditore Andrea Zampi uccise le due impiegate della Regione Margherita Peccati e Daniela Crispolti. Nella loro arringa i due legali hanno anche precisato che invece, per quanto riguarda il concorso colposo in omicidio doloso, non è un’accusa giuridicamente configurabile.
FOTOGALLERY: LE IMMAGINI DELLA TRAGEDIA
Il certificato medico Insomma i legali respingono al mittente l’accusa messa nero su bianco dal pm Massimo Casucci secondo cui il medico avrebbe «attestato falsamente nel certificato anamnesico specificamente volto al rilascio del porto d’armi l’assenza di disturbi mentali, di personalità o comportamentali a carico di Andrea Zampi, pur nella consapevolezza che quest’ultimo fosse seguito da strutture specialistiche per i disturbi mentali». I legali in particolare hanno spiegato in aula che il Depakin, è si prescritto per le crisi epilettiche, ma non è una sostanza psicotropa e può essere prescritto anche per l’emicrania da un semplice medico di base, senza il bisogno di una prescrizione specialistica.
IDENTIKIT: L’ASSASSINO – LE DUE VITTIME
Dirigente della questura Mercoledì è stata anche la volta dell’avvocato Francesco Falcinelli che difende il dirigente della questura di Perugia Letizia Tomaselli e che ha chiesto il proscioglimento della sua assistita, come fatto anche dall’avvocato di parte civile dei famigliari di Daniela Crispolti nella scorsa udienza. In particolare Falcinelli sostiene che la dirigente di polizia amministrativa sociale e per l’immigrazione «non doveva effettuare un’istruttoria sull’istrutoria», e che invece ha effettuato tutti i controlli che le vengono demandati nel suo ruolo. E cioè quello apicale che verifica che la correttezza procedimentale della pratica fatta dai suoi funzionari. Il legale ha spiegato tra l’altro che solo nel periodo estivo in questura arrivano oltre 2500 richieste di licenze di caccia da vagliare. Per l’avvvocato inoltre non esisterebbe il nesso causale tra il rilascio del porto d’armi per l’uso sportivo – che prevede un uso limitato dell’arma – e l’uso che invece ne ha fatto Zampi contravvenendo alle autorizzazioni che aveva ricevuto. La dottoressa Tomaselli, recita il capo d’imputazione, «per colpa consistita in imprudenza e negligenza, non si avvedeva dell’esistenza del tabulato della banca dati da cui risultava l’esistenza del decreto emesso dalla Prefettura di Perugia, e sottoscriveva il 29.09.2012 il rinnovo della licenza di porto d’armi per uso di tiro a volo, così abilitandolo all’acquisto di armi per uso sportivo».
VIDEO: I PRIMI MINUTI DOPO LA SPARATORIA
La pratica Anche per il funzionario amministrativo della questura Corrado Carlo Eugenio, l’avvocato Rita Urbani ha chiesto il non luogo a procedere perché il suo ruolo non ha alcuna funzione di garanzia e non è possibile – sempre secondo la difesa – imputare un semplice impiegato, di un reato così grave. Per l’accusa, Corrado, quale istruttore della pratica volta al rinnovo del porto d’armi, «per colpa consistita in imprudenza e negligenza, non si avvedeva – all’esito del controllo alla Banca dati SDI eseguito da un altro impiegato – della segnalazione di un decreto emesso dalla Prefettura di Perugia di divieto per Zampi di detenere armi e munizioni e predisponeva il rinnovo della licenza».
Altra udienza La prossima settimana sarà invece la volta dell’avvocato Marco Angelini che difende Giuseppa Alessi, il funzionario istruttore della questura che ha istruito la pratica insieme al suo superiore e che venne iscitta nel registro degli indagati dopo la chiusura delle indagini e all’esito degli interrogatorio di Corrado. Archiviata invece la posizione della poliziotta che eseguì l’interrogazione allo SDI riguardante Andrea Zampi e i suoi famigliari, perché secondo il pm Casucci la donna avrebbe effettuato bene il suo dovere, «sbagliando» solo l’ordine in cui spillò i vari fogli con il divieto di detenere armi per Andrea Zampi emesso dalla prefettura di Perugia spillato sul retro della copertina del fascicolo e non fuori quindi non immediatamente visibile.
Catena di eventi Come poi quel divieto non venne visto né considerato dai vari funzionari della questura che istruirono e approvarono la pratica è l’oggetto del contendere di questo processo insieme al certificato medico rilasciato dal medico di base nonostante la malattia psichiatrica di Zampi. Una catena lunghissima di errori e sviste che potevano culminare solo con il porto d’armi dato ad un uomo che non avrebbe dovuto averlo e che invece è finita due omicidi e un suicidio. Il giudice Luca Semeraro deciderà il primo aprile prossimo.