di Daniele Bovi
«Le risorse finanziarie pubbliche ottenute sono state volutamente impiegate in modo difforme dagli impegni assunti». È questo uno dei passaggi chiave della sentenza con cui, nelle scorse ore, la Sezione giurisdizionale della Corte dei conti dell’Umbria ha condannato in solido il Pastificio Fidelia, ora fallito e quindi rappresentato dal curatore fallimentare, e quelli che anni fa erano gli amministratori dell’azienda, al risarcimento di 208.520 euro in favore di Sviluppumbria e del Ministero dell’economia.
Il caso Al centro della vicenda un finanziamento da 700 mila euro tramite il quale l’azienda, nel 2016, avrebbe dovuto acquistare una nuova linea produttiva al servizio di Pasta Julia, l’azienda di Spello con quasi 40 dipendenti che, dopo un decennio molto turbolento, è ora diventata l’Antica Julia. I soldi però, secondo quanto accertato nel corso delle indagini, sono stati utilizzati non per nuovi macchinari bensì per spese di ordinaria amministrazione. Il tutto secondo la sentenza con «dolo» e «volontà cosciente di distrazione di fondi pubblici».
La prima tranche Il finanziamento (a tasso zero) era stato chiesto nel 2016 a Sviluppumbria, che lo aveva concesso a una serie di condizioni, compresa quella dell’acquisto della maggioranza delle quote di Pasta Julia. Nessuna delle condizioni poste però si è concretizzata (nel frattempo infatti la Julia verrà ceduta a terzi) ma nonostante ciò il finanziamento è stato concesso. In particolare, nelle casse del Pastificio Fidelia gestito dai due amministratori, è arrivata una prima trance da 235 mila euro. Nel 2018 però a causa della mancata rendicontazione delle spese il finanziamento è stato revocato da Sviluppumrbia, che ha chiesto la restituzione della somma sporgendo anche denuncia.
La sentenza Nel 2021 – mentre nel frattempo la vicenda era approdata anche al Tribunale di Spoleto e dopo un decreto ingiuntivo che non ha prodotto alcun effetto – è arrivato un accordo per la restituzione della somma, sulla base del quale per ora è stata riconsegnata solo parte delle risorse. E proprio sulla base di quest’accordo i legali dei due amministratori hanno chiesto il rigetto della domanda avanzata dalla Procura contabile. Accordo che però, per la Sezione, in questa sede non ha peso vista l’autonomia della giurisdizione contabile.