Maria Rita Lorenzetti e L'avvocato Ghirga foto Fabrizio Troccoli

di Francesca Marruco

Da una parte c’è l’accusa, che imputa all’ex presidente della Regione Umbria Lorenzetti, al suo assessore alla sanità Rosi e ad altri dirigenti di giunta e Asl 3 di aver deliberato ‘in bianco’,  con le richieste delle Asl arrivate anche dopo l’adozione dell’atto, una volta anche per ‘creare’ un impiego adeguato all’ex capo di gabinetto della Lorenzetti Sandra Santoni. Dall’altra c’è l’ex presidente della Regione Umbria, che lunedì mattina si è presentata in aula insieme a quasi tutti gli altri imputati del processo ‘Sanitopoli’ , che sostiene un’altra versione: le richieste delle Asl per le autorizzazioni che dava la Giunta per nuove assunzioni arrivavano a getto continuo e non erano propedeutiche per le decisioni dell’organo di governo regionale.

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Le delibere Al centro delle due letture dei fatti ci sono due delibere classificate come «urgenti»: la 1402 del  5 ottobre 2009 e la 46 del 19 gennaio 2009, entrambe concernenti l’autorizzazione alle aziende sanitarie ad assumere personale.  I due atti, che sono il cuore pulsante del processo, per i pubblici ministeri Massimo Casucci e Mario Formisano sono illegittime e integrano i reati di falso e abuso d’ufficio. Perché – hanno spiegato i magistrati tramite le domande ai testi – le istruttorie propedeutiche all’esame e all’approvazione della delibera, secondo la dicitura che recano, dovrebbero iniziare a formarsi, «viste le richieste pervenute dalle Asl», ma le richieste – sempre per la lettura dell’accusa – arrivarono dopo. I pm portano come primi testimoni  il maggiore Giovanni Rizzo, che all’epoca dell’indagine guidava il nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Perugia, e il maresciallo dello stesso nucleo Alessandro Gatti. Sono i due militari a spiegare alla corte, presieduta dal giudice Nicla Restivo, a latere Daniele Cenci e Valerio D’Andria, questa parte di indagine.

La richiesta corretta  In particolare, la delibera 1402 del 5 ottobre 2009 è quella che secondo l’accusa sarebbe valsa all’ex capo di gabinetto della presidente Lorenzetti Sandra Santoni, un posto alla Asl 3 di Foligno, all’epoca guidata da Gigliola Rosignoli. In quella delibera vengono autorizzate cinque stabilizzazioni alla Asl 3,che in data 11 novembre 2009 fa domanda per quattro posti. E’ quella la richiesta con la famosa correzione a penna che ha portato i posti autorizzati dalla Regione da tre ( amministrativi) più uno ( professionale) a quattro più uno. Nel corso delle deposizioni di lunedì – sul banco dei testi i due prosciolti in udienza preliminare Ivana Ranocchia e l’ex vicepresidente della Giunta Carlo Liviantoni insieme al responsabile delle risorse umane della Asl tre Alvaro Fagotti – è emerso che la correzione sulla richiesta avvenne proprio in Regione e tornò a Foligno faxata.

Le due versioni Perché dunque una correzione a penna fatta in Regione? L’accusa  evidenzia che la Giunta Lorenzetti stava entrando nel ‘semestre bianco’. Quindi quello poteva essere tra gli ultimi atti assunti ( viene protocollato il 19 aprile 2010, proprio poco prima dell’avvento della giunta Marini).  La difesa (in aula tra gli altri i legali Ghirga, Di Mario, Franceschini, Senesi, Tascini e Gentile), off the record, sussurra invece che se dalla Regione avessero voluto favorire Santoni sarebbe bastata un’altra riunione di giunta e non ci sarebbe stato bisogno bisogno di modificare la domanda della Asl 3. In ogni caso, ha spiegato tra titubanze e contraddizioni il dirigente della stessa Asl Alvaro Fagotti, Santoni viene assunta  dal direttore generale Gigliola Rosignoli nell’aprile 2010 con un contratto 15 speties come portavoce. Senza autorizzazione della Giunta, che per il dirigente sarebbe stata necessaria.

L’intercettazione Ma sembra essere proprio Rosignoli, al telefono con Sandra Santon il 22 gennaio 2010, in un passaggio che non potrà mai essere ascoltato dai giudici che hanno ritenuto inammissibili le intercettazioni,  a spiegare gli eventi: «Adesso – dice -, l’unica cosa che devo capire bene su ‘sti 5 posti, siccome non avevo fatto caso alla tua laurea. Tu la dirigenza amministrativa non la puoi fare. La laurea in filosofia non è comparabile. Quindi devi fà solo il concorso per l’Urp, in attesa io scrivo alla Regione che applico un 15 septies, ma questo non è un problema, perché una volta che c’ho il posto… Io metto a concorso quattro posti e uno fò il 15 septies».

Delibera pronta La Rosignoli alla Santoni diceva anche che «la delibera è pronta, tutto e fatto e bisogna “lavorare” sul concorso». Santoni però lamentava che «se la fa andare là con 1500 euro poi non sa cosa mangiare».«Tranquilla – rispondeva Rosignoli – il posto me l’ha dato, però per esempio per il posto devo fare un concorso a parte». E ancora Rosignoli: «Devi fare solo un concorso, in attesa io posso affidà un quindici septies, capito? È abbastanza no? […] con un 15 septies da noi vieni a prendere sulle tremila, tremila e cinque». «In quel modo campo e campo bene», chiosava la Santoni. Chissà se al momento della deposizione in aula, le imputate porteranno le stesse spiegazioni? L’appuntamento è tra meno di un mese.

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