di Chiara Fabrizi
Un poliziotto «appassionato», «disponibile» e «preparato». Così la dirigente del commissariato di Spoleto, Antonella Fuga Paglialunga, ha voluto ricordare per l’ultima volta Daniele Tardocchi, morto sabato scorso a 45 anni durante una battuta di caccia nella zona di Balduini (Spoleto), dove è stato raggiunto alla testa da un colpo partito accidentalmente che non gli ha lasciato scampo.
Addio a Daniele Tardocchi morto a caccia Un lungo messaggio quello con cui il vicequestore, durante i funerali nella chiesa di San Pietro di Spoleto, ha voluto omaggiare la «grande dignità» con cui l’ispettore Tardocchi viveva il servizio e la «vera passione per l’attività investigativa» che palesava. Quel berretto della Polizia di Stato oggi adagiato sul feretro lo aveva portato a lavorare nella sezione Catturandi della squadra mobile di Reggio Calabria, nelle questure di Como, Firenze e anche Perugia, prima di essere assegnato nel 2018 al commissariato di Spoleto, la città in cui Tardocchi era nato e cresciuto e in cui era diventato papà di un bimbo che ora ha appena tre anni. «Sappiate che saremo complici operosi nel superamento del vuoto provocato da questo abbandono», ha detto la dirigente del commissariato di Spoleto, rivolgendosi alla compagna Rosalia e agli altri familiari, ricordando che «nessuna passione è stata così forte da eguagliare la profondità del sentimento di Daniele nei confronti di suo figlio, che ha riempito la sua vita di luce, una luce riflessa anche in ufficio». E oltre il dolore indicibile dei familiari c’è anche «una città, Spoleto, con il cuore spezzato» ha detto durante l’omelia don Edoardo Rossi, cercando di interpretare il sentimento dei tanti che oggi hanno voluto abbracciare un’ultima volta Daniele Tardocchi.